museo provinciale sannitico

Marco Fantacone
Nicola Micatrotta

Carlo Parente


Il 26 settembre 1881, nell’immediato periodo postunitario, in un clima di fervori nazionalistici e
di fermenti culturali, nasce il Museo Provinciale di Campobasso. Nel 1889 il Museo, unitamente
alla Biblioteca Provinciale, trova posto nel Palazzo della Prefettura. Successivamente a questa
data una serie di disavventure interessano la collezione provinciale, che viene spostata in vari siti
della città. Durante queste vicissitudini, la collezione ha conosciuto la dispersione di molti degli
oggetti presenti; dai quasi 2000 originari, ammontano attualmente a poco più di 500.
Agli inizi degli anni Settanta, gli oggetti, sottoposti a restauro e catalogazione scientifica, sono
rimasti per circa un ventennio in attesa di nuova esposizione negli ora restaurati locali di Palazzo
Mazzarotta.
Attualmente il Museo è costituito da cinque sezioni: Le Persone, La casa, Le attività, I culti e una
quinta sezione epigrafica.

The Provincial Museum of Campobasso was started on September 26th 1881, in the epoch which
immediately followed the unity of Italy, in a climate of nationalistic fervor and cultural ferment. In
1889 the Museum, together with the Provincial Library, found abode within the Palace of
Prefecture. Later on, the provincial collection went through a series of mishaps, and moved to various
sites in town. Throughout these ups and downs, the collection witnessed the dispersion of several of
its objects: from the original 2,000 pieces, they currently amount to a few more than 500.
In the early Seventies the exhibits were submitted to restoration and scientific cataloguing and
awaited a new exhibition for some 20 years. They are now displayed in the restored premises of
Palazzo Mazzarotta. The Museum is currently composed by five sections: “The People”, “The
House”, “The Activities”, “The Cults” and a fifth epigraphic section.
MUSEO PROVINCIALE SANNITICO
Palazzo Mazzarotta
Via Chiarizia 12
86100 Campobasso, Italy
tel. +39 0874 412265


Statuetta di bronzo raffigurante Ercole da Trivento, epoca ellenistica /
Bronze statue representing Hercules from Trivento,
Helenistic period
24 cm

La figura è in assalto, con il braccio destro a vibrare in alto la clava (mancante), il sinistro, in basso, stringe con la mano la pelle di leone. La testa sul collo taurino presenta difetti di fusione, capelli a ciocche, occhi a globo e arcate rilevate, naso pronunciato. La gamba sinistra, con evidente sproporzione, è flessa in avanti, la destra è rigida. I particolari anatomici del corpo sono ottenuti nella fusione e sottolineano le clavicole, la cassa toracica, l’ombelico rilevato come pure il menisco. La
composizione è disorganica e poco armoniosa ma non per questo priva di espressività.

The figure is in assault, the right arm in high position to brandish the (missing) club; the left arm, downwards, holds the lion fur. The head on the taurine neck shows casting defects, hair in locks, globe eyes and relieved brows, prominent nose. The left leg is bent forward with apparent lack of proportion, the right one is rigid. The anatomic details of the body are obtained in the casting and underline the collar bones, the rib cage and the relieved navel and meniscus. The composition is disorganised and not very harmonious, still not lacking expressivity.

Paolo Borrelli

Marco Fantacone
Nato a / Born in Napoli, 1972
Vive e lavora a / He lives and works in Mirabello Sannitico (CB)
fantacus@virgilio.it

La collezione di Ercole, 2004,
ceramica raku (12 elementi / elements)
dimensioni variabili / variable size
Photo: Luigi Grandillo. Si ringrazia Gruppo C.A.A.E.

Il bronzetto raffigurante Ercole rinvenuto a Trivento non presenta particolari di raffinata fattura, rispetta con difficoltà le proporzioni anatomiche, è nel suo complesso poco armonioso, ci restituisce, però, un eroe “umano” e carico d’espressività. La mancanza della clava (perduta) è il tema da cui prende spunto l’installazione proposta da Marco Fantacone. L’artista ci offre l’idea di una produzione dell’arma primitiva che mima la serialità, ironicamente, inoltre ci suggerisce una figura di eroe che ostenta la propria collezione, dodici preziosi esemplari in ceramica, utili per affrontare altrettante fatiche. Una lettura ironica ed acuta dell’opera antica, rivolta però a stimolare il confronto tra materiali poveri ma pregiati e le creazioni seriali e maniacali oggi imperanti.

The bronze statue representing Hercules found in Trivento does not feature details of refined manufacture, scarcely complies with the anatomic proportions, as a whole is hardly harmonious.
Still, it returns us a “human” hero, full of expressivity. The missing (lost) club is the theme which inspires the installation proposed by Marco Fantacone. The artist offers us the idea of a reproduction of the primitive weapon which mimes mass production. Furthermore, he ironically suggests a figure of a hero making a show of his collection; twelve ceramic specimens, useful to face the same amount of labours. An ironic, sharp-witted reading of the ancient work, aimed at stimulating the comparison between poor still valuable materials and the serial, maniacal creations that are prevailing today.

Paolo Borrelli



Statuetta di bronzo raffigurante Ercole da Trivento, epoca ellenistica /
Bronze statue representing Hercules from Trivento,
Helenistic period
24 cm

La figura è in assalto, con il braccio destro a vibrare in alto la clava (mancante), il sinistro, in basso, stringe con la mano la pelle di leone. La testa sul collo taurino presenta difetti di fusione, capelli a ciocche, occhi a globo e arcate rilevate, naso pronunciato. La gamba sinistra, con evidente sproporzione, è flessa in avanti, la destra è rigida. I particolari anatomici del corpo sono ottenuti nella fusione e sottolineano le clavicole, la cassa toracica, l’ombelico rilevato come pure il menisco. La
composizione è disorganica e poco armoniosa ma non per questo priva di espressività.

The figure is in assault, the right arm in high position to brandish the (missing) club; the left arm, downwards, holds the lion fur. The head on the taurine neck shows casting defects, hair in locks, globe eyes and relieved brows, prominent nose. The left leg is bent forward with apparent lack of proportion, the right one is rigid. The anatomic details of the body are obtained in the casting and underline the collar bones, the rib cage and the relieved navel and meniscus. The composition is disorganised and not very harmonious, still not lacking expressivity.

Paolo Borrelli

Nicola Micatrotta
Nato a / Born in Campobasso, 1977
Vive e lavora a / He lives and works in Campobasso
nicola.micatrotta@alyen.it

La dodicesima fatica, 2004,
immagine digitale / digital image, 119 x 84 cm

L’opera antica selezionata riproduce l’archetipo della forza senza artifizi, indica e rimarca la volontà di trasmettere forti suggestioni. Un’evocazione d’espressività riconoscibile nell’indole indomita dell’uomo Sannita. “Le dodici fatiche” sono l’argomento su cui Nicola Micatrotta ha sviluppato una parodia agro-dolce, giocata con accenti tragi-comici, sull’idea degli sforzi sovrumani intrapresi nei dodici mesi/fatiche per affrontare ordinari problemi economici. L’artista traccia così le nuove coordinate di un “normale” eroismo: coprire le spese alla fine dell’anno. Un’opera digitale che evidenzia la feconda vivacità delle nuove leve dell’arte, capaci d’interpretare il presente con il necessario disincanto, consapevoli di dover offrire un ulteriore viatico per l’arte contemporanea.

The selected ancient work reproduces the archetype of strength without tricks, outlines and points out the will of transmitting strong suggestions. An evocation of expressivity which can be recognised in the untamed nature of the Sannite man. “The twelve labours” are the topic on which Nicola Micatrotta has developed a sweet-and-sour parody, played with tragicomic accents, on the idea of the superhuman efforts undertaken in the twelve months/labours to cope with ordinary money issues. The artist thus traces the new co-ordinates of a “normal” heroism: covering expenses at the end of the year. A digital work which highlights the fertile liveliness of the new recruits of art, who are able to depict the present with the necessary disenchantment, being aware that they have to offer a further viaticum to contemporary art.

Paolo Borrelli



Statuetta di bronzo raffigurante Ercole da Trivento, epoca ellenistica /
Bronze statue representing Hercules from Trivento,
Helenistic period
24 cm

La figura è in assalto, con il braccio destro a vibrare in alto la clava (mancante), il sinistro, in basso, stringe con la mano la pelle di leone. La testa sul collo taurino presenta difetti di fusione, capelli a ciocche, occhi a globo e arcate rilevate, naso pronunciato. La gamba sinistra, con evidente sproporzione, è flessa in avanti, la destra è rigida. I particolari anatomici del corpo sono ottenuti nella fusione e sottolineano le clavicole, la cassa toracica, l’ombelico rilevato come pure il menisco. La
composizione è disorganica e poco armoniosa ma non per questo priva di espressività.

The figure is in assault, the right arm in high position to brandish the (missing) club; the left arm, downwards, holds the lion fur. The head on the taurine neck shows casting defects, hair in locks, globe eyes and relieved brows, prominent nose. The left leg is bent forward with apparent lack of proportion, the right one is rigid. The anatomic details of the body are obtained in the casting and underline the collar bones, the rib cage and the relieved navel and meniscus. The composition is disorganised and not very harmonious, still not lacking expressivity.

Paolo Borrelli

Carlo Parente
Nato a / Born in Chieti, 1974
Vive e lavora tra / He lives and works between Campobasso e / and Vasto (CH)
never@dispenserstudio.it

La tredicesima fatica, 2004
acrilico e olio su stoffa su mdf / acrylic and oil on cloth on mdf,
103 x 70 cm

La peculiarità di elemento “anticarino” dell’Ercole di Trivento avvicina il piccolo bronzo alla sintesi artistica contemporanea, all’ironia colta delle produzioni più recenti. La pittura “postfumettara” entra in scena con l’opera cruda e dai forti accenti espressionisti di Carlo Parente. Il suo dipinto aggredisce la superficie per raccontare la drammaticità della “tredicesima fatica”: quella di mantenersi vivi. Lottare ogni giorno con le motivazioni che ci inducono a credere in una vita possibile, un dramma svolto attraverso segni e colori decisi, ironica caricatura dell’uomo intento ad osservarsi vivere ed agitarsi incessantemente nel proprio vuoto pneumatico. Un vuoto dall’immanenza incontestabile, dalle connotazioni facilmente ravvisabili nella realtà odierna, ma spesso intraducibile.

Thanks to its peculiarity of “not nice” element the Trivento Hercules approaches the small bronze
sculpture to the contemporary artistic synthesis, to the sophisticated irony of the most recent
productions. The “post-comic” painting comes to stage with Carlo Parente’s harsh work, with
strong expressionist accents. His painting attacks the surface to tell the dramatic force of the
“thirteenth labour”: staying alive. Fighting every day with the motivations which lead us to believe
in a possible life, a drama deployed through resolute marks and colours, an ironic caricature
of man, focused in observing himself live and agitate ceaselessly in his own pneumatic void. A
void whose immanence is unquestionable and whose connotations can be easily recognised in
today’s reality, though it cannot often be translated.

Paolo Borrelli