museo raccolte frugone

Daniele De Batté (genova)
Lucia Elefante
(genova)
Alen Floricic
(rabac)


La villa tardo seicentesca, ampiamente ristrutturata intorno al 1960 dall’architetto Luigi Carlo Daneri per la famiglia Fassio Tomellini, conserva le importanti collezioni di Giovanni Battista Lazzaro e Luigi Frugone. Dipinti, sculture, disegni e incisioni, per un totale di 284 opere, databili tra il 1860 e il 1930 circa, legati prevalentemente alle tipologie del ritratto, del genere e del paesaggio, raccolti per la maggior parte tra il 1916 e il 1928 dai due fratelli industriali con l’aiuto del gallerista Ferruccio Stefani. Il “logo” del museo è il dipinto di Giovanni Boldini, Miss Bell, uno splendido ritratto del 1903 che, con altre opere dello stesso Boldini e di famosi artisti come Segantini, Troubetzkoy, Bistolfi, De Nittis, Fattori, Michetti, Mancini, Fontanesi, Palazzi, Favretto, Miller, Sorolla y Bastida, per citarne solo alcuni, ripropone nelle sale della villa l’atmosfera suggestiva
della Belle Epoque.

The villa of the late 17th century, widely restructured around 1960 by architect Luigi Carlo Daneri on behalf of the Fassio Tomellini family, retains the important collections of Giovanni Battista Lazzaro and Luigi Frugone. The paintings, sculptures, drawings and engravings - mainly portraits, genre paintings and landscapes - for a total of 284 works dating approximately between 1860 and 1930, were collected in the largest part by the two entrepreneurs brothers with the help of gallery owner Ferruccio Stefani between 1916 and 1928. The “logo” of the museum is Giovanni Boldini’s painting, Miss Bell, a magnificent portrait of 1903 which, with other works of the same Boldini and of other famous artists as Segantini, Troubetzkoy, Bistolfi, De Nittis, Fattori, Michetti, Mancini, Fontanesi, Palazzi, Favretto, Miller, Sorolla y Bastida, just to mention some of them, reproposes in the halls of the villa the evocative atmosphere of the Belle Epoque.

Maria Flora Giubilei

MUSEO RACCOLTE FRUGONE
Villa Grimaldi Fassio
Via Capolungo 9
16167 Nervi (GE), Italy
tel. +39 010 322396

museofrugone@comune. genova.it
www.raccoltefrugone.it


Sala “Pittura di Genere e Paesaggio in
Ambito Veneto” / Hall “Genre painting
and landscape in Venetian Environment”
: Pietro Fragiacomo, Piazza San Marco,
1909
olio su tela / oil on canvas
84 x 147 cm

Opera ancora legata all’eredità del vedutismo settecentesco nell’impostazione prospettica del contesto urbano, ma altrettanto influenzata, nell’acquosa vaporosità dell’immagine, dall’esperienza
della pittura impressionista francese con cui l’artista si era confrontato direttamente nei primi anni
del secolo, venne acquistata dal collezionista nel 1918 al prezzo di 7000 lire presso l’antiquario di
fiducia Ferruccio Stefani. È un soggetto più volte restituito da Fragiacomo in opere assai simili a
questa: la prima versione venne presentata alla Biennale di Venezia del 1899 e oggi è conservata
presso la Galleria Internazionale di Ca’ Pesaro a Venezia.

A work still linked to the heritage of the 18th century Vedutismo in the perspective arrangement
of the urban context, but also influenced – in the watery gauziness of the image – by the experience
of French expressionist painting, which the artist encountered directly at the beginning of
the century. The collector purchased it in 1918 for 7000 liras from his antiquarian of confidence
Ferruccio Stefani. The subject has been rendered several times by Fragiacomo in very similar
works: its first version was submitted to Biennale di Venezia in 1899 and is nowadays kept at the
Gallery of Ca’ Pesaro in Venice.

Maria Flora Giubilei

Daniele De Batté
Nato a / Born in Genova, 1976
Vive e lavora a / He lives and works in Genova
danieledebatte@libero.it

Sound-Watching, 2004
legno, tempera muraria, lettore cd, luci /
wood distemper, cd player, lights
270 x 90 x 90 cm

Daniele De Batté ha realizzato un osservatorio molto particolare per lo spettatore che entri nella
sala del secondo piano del Museo Raccolte Frugone: uno spazio intimo, una cabina bianca con un
foro/spioncino dal quale osservare indisturbato una grande rappresentazione di Venezia, piazza
San Marco con la Basilica. All’esterno l’ombra lunga della cabina si proietta sul quadro mutando in
questo modo la percezione della stanza stessa e degli altri quadri per i visitatori fuori dalla cabina;
all’interno, la penombra e il suono dell’acqua, del suo movimento. La percezione del quadro si
arricchisce di una forte qualità emotiva diventando esperienza della spazialità dell’acqua, dei vuoti
e dei pieni, delle luci e delle ombre.

Daniele De Batté has carried out a very particular observatory for the spectator who enters the
hall at the second floor of Museo Raccolte Frugone: an intimate space, a white booth with a peep
hole from which one can observe undisturbed a large representation of Venice, San Marco with the
Cathedral. On the outside, the long shadow of the booth projects itself on the painting thus modifying the perception of the room itself and of the other paintings for the visitors outside the
booth. Within the booth, the semi-darkness and the sound of water, of its movement. The perception
of the painting is enriched by a strong emotional quality, thus becoming an experience of water spatiality, of the void and full, of lights and shadows.

Emilia Marasco



Sala / Hall “La scapigliatura e la Belle Epoque”:
Giovanni Boldini, Miss Bell,
1903
olio su tela / oil on canvas

Le tele legate al genere del ritratto nelle sale scelte da Lucia Elefante sono eseguite dai maggiori
ritrattisti italiani di fine secolo sulla scorta di presupposti e obiettivi culturali differenti: chi perseguendo
sicurezze accademiche per la nuova borghesia imprenditoriale, chi sperimentando virtuosismi di segno e concedendo nuovi “spazi” all’azione penetrante della luce. Nel museo si offrono come una vera e propria galleria di volti affascinanti e languidi sguardi, la Contessa Suzanne Beatrice di Bylandt (1901) e Miss Bell (1903) di Giovanni Boldini, la Signora in ermellino (1905) e la Signora Carriè (1912) di Giacomo Grosso, la Signora de Amorim (1906) di Cesare Tallone, Ada Valdata (1907) di Luigi Conconi.

The portrait canvases in the rooms selected by Lucia Elefante have been carried out by the greatest
Italian portaitists at the beginning of the last century on the background of different assumptions and cultural objectives: some were pursuing academic security for the new entrepreneurial bourgeoisie, others experimented virtuosities of sign and allowing new “spaces” to the penetrating action of the light. An actual gallery of charming faces and languid looks is offered in the Museum: Contessa Suzanne Beatrice di Byland (1901), Miss Bell (1903) by Giovanni Boldini, Signora in ermellino (The lady in ermine - 1905) and Signora Carrie (1912) by Giacomo Grosso, Signora de Amorim (1906) by Cesare Tallone, Ada Valdata (1907) by Luigi Conconi.

Maria Flora Giubilei

Lucia Elefante
Nata a / Born in Castellammare di Stabia (NA), 1979
Vive e lavora a / She lives and works in Genova
luelefante@yahoo.it

Abito lampadario (Chandelier dress), 2004
ferro saldato, vetro, cristallo / welded iron, glass, crystal
200 x 180 cm

Lucia Elefante da alcuni anni lavora sul tema dell’abito. Le Raccolte Frugone sono un’interessante occasione di sperimentazione in questa direzione: l’eleganza femminile è, infatti, protagonista in molte sale. Lucia Elefante ne ha scelte due in particolare, realizzando due interventi diversi: un’installazione sospesa, un grande abito/lampadario con crinolina a gocce di vetro e l’applicazione di una tecnica di “spoliazione” delle dame che sorridono dai quadri sfarzosamente vestite ed agghindate. Svestire cioè attualizzare, riportare ad una nudità più familiare nel nostro tempo: quasi per incanto l’abito della dama dipinta si affloscia a terra come appena sfilato. Un lavoro sull’eleganza e sulla seduzione, un intervento che “veste” lo spazio e un intervento che “sveste” i quadri.

Lucia Elefante has been working on the subject of clothing for several years. The Frugone collections offer an interesting opportunity to experiment in this direction: the feminine elegance is the actual protagonist in several halls. Lucia Elefante has chosen, in particular, two of them to carry out two different interventions: a suspended installation consisting in a large dress/chandelier with glass drop crinoline and the application of a “spoliation” technique for the ladies, who smile from the paintings in their sumptuous clothes and adornment. Undressing as updating, taking back to a nudity which is more familiar in our time: as if by magic, the dress of the painted woman goes limp to the floor, as if it had just been taken off. A work on elegance and seduction, one intervention to “dress” the space and one to “undress” the paintings.

Emilia Marasco



Sala / Hall “I Simbolisti”: Giovanni Segantini
Gli Amanti,
1895 circa / approx.
carboncino su tela / charcoal on canvas, 180 x 130 cm

Gli Amanti di Giovanni Segantini è una delle opere più interessanti del museo, una delle più originali sotto il profilo tecnico ed esecutivo. Assai lontana dalla tipologia artistica tipica di Giovanni Segantini (Arco di Trento 1858 - Schafberg 1899), per l’armonioso tono classicheggiante delle figure immerse in un’atmosfera delicatamente simbolista, questo imponente carboncino su tela è forse l’abbozzo preparatorio per un dipinto intitolato Il Paradiso terrestre (nel 1899, la tela venne indicata anche col titolo di Adamo ed Eva), che l’artista non realizzò mai e si può ascrivere al 1895 circa. Già nella collezione Benzoni, l’opera passò in asta nel 1926 presso la Galleria Scopinich di Milano e venne acquisita da Luigi Frugone in una data non nota.

Gli Amanti (The Lovers) by Giovanni Segantini is one of the most interesting paintings in the museum and one of the most outstanding works from the technical and performing point of view.
Rather far from the typical art of Giovanni Segantini (Arco di Trento 1858 - Schafberg 1899) because of the harmonious classical tone of the characters, plunged in a delicate symbolist atmosphere, this momentous charcoal on canvas is perhaps the preparatory sketch for a painting titled Il Paradiso terreste (the Earthly Paradise, also mentioned in 1899 as Adam and Eve), which the artist never carried out and which can be ascribed to 1895 approximately. Already included in the Benzoni collection, the work was sold at an auction in 1926 at the Galleria Scopinich in Milan and was purchased by Luigi Frugone in an unknown date.

Maria Flora Giubilei

Alen Floricic
Nato a / Born in Pula, 1968
Vive e lavora a / He lives and works in Rabac
alen.floricic@pu.htnet.hr

Untitled No03/04, 2004
videoinstallazione, dimensioni variabili / video installation,
various dimensions

Nella luce completamente saturata da affascinanti figure in movimento, il video di Alen Floricic
richiama il passato relativamente recente degli inizi della cinematografia. Le prime immagini in
movimento erano così convincenti che gli spettatori, vedendo il treno in arrivo, scappavano dal
cinema. Oggi, l’immagine manipolata è più convincente della realtà. La ripetizione continua di
situazioni assurde, l’immobilità dell’oggetto della registrazione e quella dell’artista stesso e la qualità intenzionalmente “scadente” della scena registrata dirottano di conseguenza lo spettatore nel processo di visione dalla superficie dello schermo al significato dell’immagine. È come se l’artista cercasse di rievocare il grande spirito di Buster Keaton, l’eroe mortalmente serio in situazioni terribilmente buffe, che riflettono semplicemente la realtà attorno a noi. Dobbiamo ridere o piangere, riflettere o osservare passivamente, manipolare o essere manipolati?

In the light completely saturated by fascinating moving images the video work by Alen Floricic
recalls the relatively recent past of the very beginnings of cinematography. The first moving pictures were so convincing that the viewers used to run away from the speeding train. Today the
manipulated image is more convincing than reality. Continuous repetition of absurd situations, the
immobility of the object of recording and that is the artist himself and the deliberate “bad” quality
of the recorded scene therefore redirect the viewer from the surface of the screen to the meaning
of the image in the process of viewing. It seems as if the artist tried to revoke the grand spirit of Buster Keaton, the hero deadly serious in tremendously funny situations which just reflect reality around us. Do we need to laugh or weep, to reflect or watch passively, to manipulate or be
manipulated?

Darko Simicic