Marchica Marchica

Arti Visive
Arte Pubblica
Marchica
Marchica
Città
Agrigento
Nome del gruppo
Marilina
Nazione di nascita
Italia
Provincia
Agrigento
Età
39
Profilo
ABOUT

Marilina Marchica

Biografia | Biography

Marilina Marchica è nata ad Agrigento nel 1984, dove vive e lavora. Nel 2004 ha conseguito il diploma presso il Liceo Artistico “Michelangelo” di Agrigento, nel 2007 ha svolto l’Erasmus presso la Universidad Politécnica de Valencia e nel 2008 si è laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha partecipato a diverse mostre sul territorio nazionale e all’estero.

Marilina Marchica was born in 1984 in Agrigento, where she lives and works. After receiving her diploma at Liceo Artistico “Michelangelo” in Agrigento, she moved to Spain for the Erasmus project at the Universidad Politécnica de Valencia and in 2008 she graduated in Painting at Accademy of Fine Arts in Bologna. She has taken part in several exhibitions in Italy and abroad.

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Protagonisti della ricerca di Marilina Marchica (Agrigento, 1984) sono il segno e la traccia mediante la riduzione e la sottrazione di molteplici e contrastanti pensieri, stati d’animo e sentimenti che l’artista trasferisce sulla superficie delle sue opere. Olio, iuta, smalto, carta, ferro, carboncino, paste di marmo, come elemento dominante o contaminati tra loro, sono oggetto della continua scoperta di un’artista curiosa e sensibile, interessata alle diverse sfumature della realtà, ai paesaggi e alle città che giorno dopo giorno accolgono eventi e individui, segni di un tempo in continuo divenire. […]Cristina Costanzo[…] Se ho usato, in controluce, il ricordo, forse a pochi noto, di De Staël ad Agrigento, per introdurre la pittura di Marilina, è proprio perché il sotterra che nutre il lavoro della nostra artista è lo stesso che ha nutrito il lavoro dell’artista russo-francese, la medesima ossessione: trascinare la realtà alle soglie dell’astrazione, come uno scalpo portato in dote, un baratto di guerra, la comprova di essere riusciti a giocare e a battere quella che gli artisti delle avanguardie chiamavano  termine oggi alquanto lontano  “la visione oggettiva della realtà”: il confine da superare. […]Alfonso Leto[…] La tecnica è mista: paste di marmo, carte, collage, iuta, oli e smalti; le cromie tenui che non sbavano dalle scale di grigi, metaforicamente analoghe al territorio; e sul palco i paesaggi urbani, taciturni, che fioriscono dai materiali raccolti dall’autrice nel corso del tempo. Nell’esecuzione tutto è proiettato all’indefinito, anche se questo diventa ostacolo murario, i cui rilievi assorbono la memoria custodendola in profonde ferite, testimonianza rugosa del passato, o panorama appena percettibile, attraversato da gelidi venti e privo di sentieri in grado di guidarci verso un’ipotetica uscita. […]Dario Orphée La Mendola