Damiano Fina

Danza

Damiano Fina

Destinazione

Salonicco - Greece

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Invitato a partecipare all’edizione 2019 del Thessaloniki Queer Arts Festival. Il progetto comprende:

• Performance di danza “Poison Moon”

• Workshop di Pedagogia Queer, metodo unico ideato dall’artista

• Presentazione di un seminario sul libro pubblicato dall’artista “La danza di Eros e Thanatos per una Pedagogia Queer" e della traduzione in inglese del libro. 

ENTE OSPITANTE

Il TQAF (Thessaloniki Queer Arts Festival) è un'iniziativa nata dal basso per suscitare un cambiamento nei vecchi e radicati pregiudizi rivolti alle comunità LGBT e queer, attraverso attività artistiche e culturali. Il Festival, affidandosi al potere dell'arte di toccare facilmente cuori e menti, intende aprire nuovi canali di comunicazione tra una vasta scala di individui e gruppi sociali, con l'obiettivo di incoraggiare il dialogo e sviluppare modalità alternative per affrontare la discriminazione sociale.   

Intervista

Cos'è per te la danza e quali sono le sue potenzialità?

La danza per me è un rituale. Si azzerano le barriere sociali e tutto viene concesso, anche il bizzarro o l’eccesso. La danza è un’opportunità catartica e terapeutica. Aiuta a riconnettere la nostra dimensione profana con la dimensione sacra dell’esistenza.

Come è nato il progetto?

Ho conosciuto Tomas Diafas, il curatore del Thessaloniki Queer Arts Festival, nel 2016. Abbiamo partecipato a Londra alla stessa mostra, curata da Francesco Bonami presso la galleria Nahmads Projects. Non ci eravamo mai incontrati personalmente, ma seguivamo i nostri progetti. Quando ha creato la prima edizione del Thessaloniki Queer Arts Festival nel 2017 stavo ultimando il mio libro “La danza di Eros e Thanatos per una pedagogia queer”. Quest’anno, con l’edizione inglese del libro, era il momento perfetto per far incontrare i nostri progetti artistici. Così ci siamo sentiti e sono volato a Salonicco per partecipare alla seconda edizione del festival.

In che cosa consiste il progetto?

Quest’anno il tema del Thessaloniki Queer Arts Festival era “What is Eros?”. Il festival nasce con lo scopo di abbracciare tutte le arti che affrontano il tema “queer”, con una particolare predilezione per le performing arts. Il curatore del festival era particolarmente interessato alla mia recente pubblicazione “The dance of Eros and Thanatos: butoh and queer pedagogy”. A Salonicco ho avuto la possibilità di presentare la mia ricerca conducendo un workshop di pedagogia queer. Avrei inoltre dovuto presentare la mia performance Poison Moon, ma poi c’è stato un piacevole cambio di programma e ho preferito collaborare con un altro danzatore butoh. Ho portato in scena una performance butoh (nome di varie tecniche e forme di danza contemporanea. Aspetti tipici del butō sono la nudità del ballerino, il corpo dipinto di bianco, le smorfie grottesche ispirate al teatro classico giapponese e la giocosità delle performance) improvvisata sul tema “Eros: what is masculinity?”. È nata così, spontaneamente, la performance in duetto con Thomas Bradley “Bythos/Aphros”. Un’esperienza magica.

Resoconto

Sei soddisfatto di questa esperienza?

La soddisfazione di aver partecipato al Thessaloniki Queer Arts Festival è duplice. Il workshop di pedagogia queer ha preso vita con l’aiuto di Maelle Julouou, l’assistente che è stata assegnata al progetto dal festival. Siamo stati ospitati dalla splendida struttura Facta Non Verba, una bellissima palestra di danza nel centro di Salonicco. Al workshop hanno partecipato cinque persone, un gruppetto che si è tuffato nella pedagogia queer a cuore aperto e ha vissuto l’esperienza con grande passione. I feedback positivi al termine dell’incontro hanno permesso di scambiare diverse riflessioni sulla teoria queer. È emersa l’importanza di condividere il metodo della pedagogia queer per promuovere una società non-violenta nel proprio lessico e nelle proprie azioni, attraverso la pratica della danza e della liberta d’espressione. La seconda soddisfazione del festival è coincisa con l’incontro con Thomas Bradley, un danzatore australiano che attualmente lavora per una compagnia di danza in Francia. Thomas era venuto a Salonicco per conoscere da vicino il mio lavoro, sapevamo che avremmo voluto collaborare in futuro a un progetto in comune ma non avremmo mai creduto di danzare assieme per la prima volta proprio durante il festival. La soddisfazione provata per la nostra performance ha espresso il comune desiderio di incontrarci nuovamente per strutturare uno spettacolo da esportare in altri festival nel mondo.

Cosa ti ha colpito di più del festival? Hai imparato qualcosa di nuovo?

Tomas Diafas, l’organizzatore del Thessaloniki Queer Arts Festival, ha fatto un ottimo lavoro per questo festival, selezionando diversi progetti interessanti. Durante la mia permanenza a Salonicco ho avuto modo di conoscere gli altri artisti presenti e ho particolarmente apprezzato un lavoro teatrale dedicato al rapporto amore/odio tra greci e turchi. La giovane compagnia ha inscenato uno spettacolo che giocava ironicamente tra le tensioni erotiche e le tensioni violente tra i due popoli e le due culture. Un argomento di cui non ero a conoscenza e che ha sicuramente arricchito anche la mia ricerca tra Eros e Thanatos.

Quali sono le difficoltà che hai incontrato e le soddisfazioni maggiori?

La difficoltà che ho incontrato si è trasformata in una soddisfazione. Il primo giorno ho effettuato il sopralluogo del posto dedicato alla mia performance Poison Moon. Doveva essere ospitata presso le rovine del foro romano nel cuore di Salonicco. Un posto magico. Il festival tuttavia all’ultimo non ha avuto l’autorizzazione della sovrintendenza archeologica per la realizzazione della performance all’interno delle rovine. La frustrazione era alta, lo ammetto. Ma è stata l’occasione per ripensare il luogo e la struttura della mia performance. Nel frattempo avevo conosciuto Thomas Bradley ed il progetto si è spostato al molo di Salonicco, un posto dove c’era un grande passaggio di persone che hanno potuto assistere alla nostra performance. Al termine del festival sono stato invitato a partecipare nuovamente alla terza edizione nel 2020.

Pensi di poter replicare questa esperienza in altri luoghi?

Spero vivamente di continuare a condividere la mia ricerca per una pedagogia queer in molti altri luoghi. Sono convito che anche la performance Bythos/Aphros avrà un suo seguito. Ci stiamo organizzando per una residenza assieme il prossimo anno.

Hai già nuovi progetti in mente?

Bythos/Aphros è uno dei progetti che curerò il prossimo anno. Ora mi concentro sulla promozione del nuovo libro “The dance of Eros and Thanatos: butoh and queer pedagogy”, pronto per nuovi festival.

Video:

https://www.youtube.com/watch?v=JhNvJnkDTmU