Eugenia Delfini

Eugenia Delfini

Destinazione

New York - United States of America

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

Durante il suo periodo di residenza a Residency Unlimited (New York), Eugenia svolgerà diversi studio visit con una serie di artisti di base in città, collezionando materiali e progetti. Effettuati gli incontri, inviterà 8 artisti a fare una presentazione pubblica del loro lavoro, ovvero curerà un evento di una serata durante il quale ogni artista selezionato avrà la possibilità di presentare un progetto per un tempo limitato attraverso un computer e un proiettore. Data la brevità della residenza questo sarà solo il primo passo di una ricerca che forse culminerà in una mostra.

ENTE INVITANTE

Residency Unlimited, Brooklyn.

Intervista

di Michele Prencipe

Come è nato il progetto che ti ha portata a Residency Unlimited a New York?

Mi sono trasferita a New York un anno e mezzo fa. Appena arrivata ho lavorato per una galleria nel Lower East Side come assistente curatoriale e parallelamente ho continuato a fare ricerca entrando in contatto con realtà no profit, visitando i musei della città e gli studi degli artisti. Ho individuato una serie di pratiche concettuali “process oriented” che investigano le trasformazioni della materia, il potenziale della struttura compositiva e la sintassi scultorea e ho deciso di approfondire questo topic.  Quando ho presentato la mia candidatura per Residency Unlimited, ho proposto di curare un panel durante il quale tre artisti di diverse generazioni avrebbero presentato le loro ricerche. Non ero interessata a organizzare un talk con critici o storici dell’arte, la mia idea era quella di riflettere con gli artisti e – a partire dalle loro singole ricerche su come una pratica minimalista potesse mettere in questione la nostra esistenza – incarnare una narrazione identitaria al fine di aprire una serie di domande sulla nostra condizione attuale.

Con quali criteri hai selezionato gli artisti che ne faranno parte?

Non è stato facile individuare le ricerche appropriate al focus. Ho fatto molti studio visit e incontrato artisti provenienti da tutto il mondo e attraverso di loro ho potuto costruire e approfondire meglio il percorso della conferenza. Cercavo artisti che lavorassero la materia, non tanto per generare nuovi oggetti o elementi simbolici, ma per investigare le sue potenzialità intrinseche e costruire nuove relazioni. I tre artisti selezionati (Gary William Webb, Iván Gaete e Roland Gebhardt) lavorano con molteplici materiali cercando di rendere l’idea del processo. Investigano le forme e le loro potenzialità compositive e generano sculture o installazioni rendendo vive le tensioni interne di cui sono composte evocando visioni inaspettate attraverso una gestualità sintetica ed minimale.

La tua esperienza è culminata nell’organizzazione di un evento che ti ha visto nei panni di curatrice: in quale contesto si colloca questo evento?

Il panel “A bit of matter and a little bit more” si è tenuto nella sede di Residency Unlimited, una chiesa sconsacrata nel quartiere di Carrol Garden a Brooklyn. A ogni artista e curatore selezionato da RU è stato chiesto di contribuire alle attività proposte dall’associazione: gli artisti generalmente organizzano una presentazione pubblica del loro lavoro in conversazione con un curatore esterno. I curatori, invece, individuano un focus e a partire da quello sono liberi di costruire un panel a più voci secondo la struttura che meglio gli si addice. Nel mio caso specifico, ho individuato prima un topic, poi ho selezionato gli artisti e costruito il percorso del dibattito e moderato le conversazioni.  

Resoconto

Come si è svolto il lavoro con gli artisti selezionati e come hanno interpretato il focus da te scelto?

Ho incontrato gli artisti più di una volta e, con ciascuno, abbiamo ragionato su come affrontare l’argomento della talk. In base ai progetti realizzati fino ad oggi, ogni artista mi ha spiegato quali lavori voleva presentare durante il panel e le motivazioni di tale selezione. Di seguito, ho impostato una serie di domande per guidare e moderare la discussione con ognuno di loro. Durante l’incontro ho conversato prima con Webb, poi con Gaete e poi con Gebhardt e, attraverso i loro lavori, si è parlato di processi, metodologie e risultati inaspettati, che hanno costruito nel loro insieme il dibattito che poi si è concluso con l’intervento del pubblico. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come ti ha arricchita l'esperienza presso Residency Unlimited? 

L’esperienza a Residency Unlimited è stata breve ma intensa: mi ha dato l’opportunità di testare le mie capacità per la prima volta in un contesto internazionale. Sono molto felice di essere stata selezionata perché ho potuto così confrontarmi con altri curatori stranieri, crearmi delle nuove relazioni professionali, e ho potuto provare a tenere una talk in una lingua straniera in un contesto diverso dal mio. Il programma di RU è realmente finalizzato a questo: darti l’opportunità di calarti in una situazione nuova e inedita, di modo che dalla volta successiva sarai pronto a fare ancora meglio.

Dove si colloca RU nel tuo percorso professionale? Cosa accade da questo punto in avanti? 

RU si colloca in un momento specifico del mio percorso, ovvero tra i cinque anni di attività in Italia con la mia associazione Sottobosco, e il mio recente trasferimento a NY. Cambiando continente ho dovuto ricominciare tutto da capo e RU mi ha dato una bella spinta, aprendomi contatti con molti artisti locali e nuove connessioni con Istituzioni operanti sul territorio. Sto cercando di trovare il modo di posizionarmi ed essere parte attiva del sistema dell’arte della città e, adesso che la residenza è finita, sto progettando un paio di nuove mostre, collaborando come contributor per una rivista del settore e lavorando per un’associazione non profit.

di Michele Prencipe