Fabio Perletta

Musica

Fabio Perletta

Destinazione

Los Angeles - United States of America

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

Residenza a Los Angeles per la raccolta di field recordings da utilizzare come materiale per nuove composizioni che verrano rilasciate dalla Dragon's Eye Recordings nel 2018; presentazione dell'album 'Ichinen' con una performance presso la galleria Human Resources organizzata dall'associazione VOLUME e l'etichetta discografica LINE che ha pubblicato questo lavoro; session di registrazione nello studio di Yann Novak per realizzazione della nostra seconda collaborazione; incontro con l'artista Steve Roden per progetti futuri; ricerca di nuovi artisti per il programma di mostre targato LUX.

ENTE INVITANTE

VOLUME è un collettivo di artisti emergenti impegnati in settori come performance, musica sperimentale, recording, voice, radio, movement, e technology.

Intervista

Da quanto tempo sperimenti con la musica elettronica?

Ho all'attivo tre pubblicazioni, sono appassionato di musica e ho iniziato proprio con l'elettronica. In realtà a quello che faccio adesso ci sono arrivato attraverso altri canali, in particolare tramite l'arte contemporanea.

Quindi non ti sei mai considerato un musicista "tradizionale" e non sei mai stato interessato a lavorare a dei brani di musica per comporre degli album. Ti vedi più come un artista contemporaneo?

Sì, perché di fatto non ho delle competenze classiche. In passato, da piccolino, ho preso delle lezioni di pianoforte e di chitarra. Ascolto tante cose diverse, però proprio per quanto riguarda la mia produzione non mi sento un musicista tradizionale, più che altro uno studioso dei suoni. Il suono mi interessa in quanto veicolo, in quanto mezzo che permette di andare in altri luoghi, di raggiungere altre parti della mente e del mondo. Io sono un grande appassionato e cultore dell'estremo oriente, soprattutto della cultura giapponese. Ai suoni, poi, cerco di legare anche l'aspetto visivo.

Quando produci questa ricerca sonora e quando fai questi accostamenti anche con l'elemento visivo pensi già al potenziale pubblico, a un potenziale uditorio oppure no?

Io cerco di essere sempre molto sincero in quello che faccio e non mi preoccupo del pubblico, ciò a cui bado molto è la precisione nella restituzione. A me piace un approccio multilivello: c'è un livello visivo, c'è un livello percettivo e poi c'è un livello interiore e di riflessione. Sono questi i tre aspetti che mi interessano. Quindi mi preoccupo che al pubblico arrivi ciò che per me è importante, e non soltanto qualcosa che possa piacere.

Resoconto

Che cosa ci puoi racocntare della tua esperienza a Los Angeles?

Ormai sono anni che collaboro con questi ragazzi, in particolare con delle etichette discografiche gestite da persone che vivono qui, ma non c'eravamo mai incontrati di persona e mi sembrava veramente il caso di fare questo passo, che è stato anche molto naturale perché, insomma, c'è stato uno scambio molto molto vivo nel corso di questi anni. Qui mi sono dedicato a un approfondimento sulla natura e sugli effetti del suono: il suono parla all'orecchio e scuote anche un po' le viscere, le smuove proprio in senso concreto e per cui genera degli effetti che volenti o nolenti si percepiscono con il corpo. Da qui l'idea per un'installazione artistica in cui ho posizionato delle pietre sullo speaker che avrebbe riprodotto la mia musica, con un criterio rigoroso e frutto di uno studio lungo e accurato, con l'idea di studiarne gli effetti, di appesantire dei suoni nati sotto un segno più leggero.

Cosa ti riserva il futuro?

Mi sto molto appassionando del concetto di installazione, di intervento nei luoghi, nei musei. Mi interessa ragionare sulla spazialità delle opere, sonore e fisiche, sullo spazio che occupano e sulla convenzionalità dei metodi di fruizione.