Francesco Ciurlo

Musica

Francesco Ciurlo

Destinazione

Parigi - France

Periodo
-
In partenza
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Sono stato selezionato, tramite un concorso, a partecipare all’accademia Manifeste che si tiene ogni anno presso l’IRCAM, Parigi. L’accademia è riconosciuta come una delle più importanti nell’ambito della musica contemporanea e offre l’opportunità di lavorare, per due settimane (dal 18 al 30 giugno 2018), a stretto contatto con i compositori/tutor e con i musicisti dell’ensemble Intercontemporain. Per l’occasione dovrò scrivere un nuovo pezzo per ensemble da 8 a 12 musicisti e sarò quindi invitato a partecipare a lezioni individuali e collettive con i tutor.

ENTE OSPITANTE

La missione fondamentale dell'IRCAM è di stimolare le interazioni tra ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e creazione musicale contemporanea. Dalla fondazione dell'IRCAM nel 1977, questa articolazione è l'asse strutturale principale per le attività dell'istituto. Uno dei temi centrali è quello di contribuire, attraverso i progressi scientifici e tecnologici, al rinnovamento dell'espressione artistica.

Intervista

Francesco Ciurlo, sei compositore e non semplicemente interprete. Cosa ti ha portato a voler scrivere musica?

Il passaggio dall’esecuzione alla composizione è stato molto naturale. Tutte le volte che ho approcciato uno strumento (ho cominciato con la chitarra, per poi passare alle percussioni e arrivare infine al pianoforte) ho finito per utilizzarlo come un mezzo per creare musica e non solo per eseguirla. Molto meno naturale è stato, invece, l’avvicinamento allo studio vero e proprio della composizione. Mi sono iscritto intorno ai 23 anni ad un corso di composizione presso la Scuola Musicale di Milano, pensando che avrei dovuto studiare “privatamente” perché ormai fuori età! Devo ringraziare il mio primo insegnante, Giorgio Colombo Taccani, che mi ha posto dopo un giorno di lezione una domanda senza scampo: “Quando vorresti fare l’esame di ammissione per il Conservatorio?”. Due anni dopo sono entrato in Conservatorio e ho conosciuto Gabriele Manca, con cui ho studiato per più di tre anni, durante i quali è diventato abbastanza chiaro quale sarebbe stato il percorso che mi ha portato, qualche mese fa, a trasferirmi a Stoccarda, dove studio attualmente con Marco Stroppa all’Hochschule für Musik.

Al giorno d’oggi si sente parlare poco di compositori contemporanei e il grande pubblico probabilmente saprebbe citarne solo una manciata. Tra i tuoi lavori risulta anche la scrittura di un'opera, arte che la gente spesso associa ai secoli ormai passati. Quale pensi sia la posizione e l’importanza di un compositore nella nostra epoca?

 È vero, l’opera è un “genere” molto legato alla tradizione e sembrerebbe essere espressione ormai di tempi passati. Invece mi sembra che l’opera contemporanea sia piuttosto seguita e richiami anche molto pubblico. Almeno, nella mia esperienza personale è stato così: l’atto unico che ho scritto, Troposfera, ha avuto decisamente più richiamo (di pubblico, ma anche mediatico) rispetto a tutti gli altri miei lavori. Certamente la funzione e il ruolo dell’opera, così come dei teatri e anche della musica in generale, è cambiata, così come è cambiato il rapporto con il pubblico e le modalità di presentazione. La forma classica del concerto, orizzontale e unidirezionale, per esempio, è spesso messa in discussione o addirittura capovolta. I compositori, dal canto loro, mi sembrano sempre invece molto arroccati nelle loro posizioni di sempre, forse come risposta al fatto che spesso il loro ruolo viene frainteso e gli viene contestata una sempre maggiore distanza volontaria dal pubblico. Uno dei compiti dei compositori di oggi è anche di interrogarsi su questa distanza, senza stravolgere il ruolo della musica contemporanea, che ritengo molto vicino al ruolo della ricerca scientifica in generale, e cioè di accrescere la conoscenza, in maniera innovativa e senza mai tornare indietro.

L’ente che ospiterà la tua residenza è l’IRCAM, un centro di ricerca dedicato sia alla musica che alla scienza. Come pensi che queste due possano andare a braccetto e collaborare?

Il rapporto è sicuramente molto stretto. Da un lato la scienza fornisce infatti degli utensili di cui i compositori (e gli esecutori) hanno sempre più bisogno. Penso per esempio al ruolo delle ricerche di acustica nella musica degli ultimi cinquant’anni o allo sviluppo di software per la composizione assistita utilizzati oggi da quasi tutti i compositori. Da un altro lato la scienza è una fonte inesauribile di conoscenze, teorie ed idee. Io, personalmente, ho cercato spesso delle connessioni tra i miei processi compositivi e vari campi della scienza come astronomia, astrofisica, fisica della relatività o quantistica. La connessione rimane spesso solamente a un livello metaforico ma a volte anche a un livello più concreto e pratico. Mi stimola molto, infatti, cercare di importare degli aspetti del metodo della ricerca scientifica nella pratica della composizione, come per esempio il rigore della raccolta e dell’analisi dei dati, lo scopo comune di proporre - o quantomeno osservare - aspetti sconosciuti in maniera sperimentale, la necessità di rendere comprensibili e quindi divulgare i propri risultati.

Resoconto

Come è stato scrivere un pezzo durante la residenza? A cosa ti sei ispirato?

In realtà la richiesta è un po’ cambiata durante l’accademia e a nessuno è stato richiesto di completare gli schizzi. Durante gli incontri individuali con il tutor Marko Nikodijevic si sono evidenziati diversi aspetti o punti “critici” su cui indirizzare il lavoro che verrà svolto nei prossimi mesi. Infatti, alla fine delle due settimane sono stati selezionati sei compositori da ognuno dei due corsi (ensemble diretto e musica da camera) per completare i lavori in vista di un’esecuzione nel giugno 2019, sempre durante il festival Manifeste. Sono felice di essere stato selezionato e quindi poter completare il pezzo per l’ensemble Intercontemporain, alla luce degli stimoli ricevuti durante queste due settimane.

Quanto è stato importante il ruolo della scienza nel tuo lavoro e nella residenza in generale?

La scienza e la tecnologia svolgono un ruolo fondamentale all’Ircam ed erano certamente al centro anche della residenza. L’offerta di lezioni e conferenze organizzate prevedeva un’ampia panoramica sulle attività di ricerca dell’istituto e delle possibili applicazioni artistiche. Le attività sono infatti divise tra l’aspetto di ricerca più “pura” sull’acustica e sulla tecnologia - affidato a ricercatori - e l’aspetto più propriamente artistico – affidato ai compositori. Una sintesi di questi due mondi è una sfida decisamente complessa e impegnativa ma estremamente affascinante e ricca di possibilità. 

Cosa ti porti a casa da questa esperienza?

Il corso era strutturato in maniera molto “frontale” e quindi si è trattato di un’esperienza formativa significativa. Oltre alle varie conferenza organizzate, che hanno illustrato bene la storia e le attività dell’Ircam, ho avuto la possibilità di visitare, per esempio, la camera anecoica e di assistere ad alcune dimostrazioni di spazializzazione del suono. Gli incontri individuali sono stati molto importanti per mantenere il focus sul lavoro compositivo. Oltre agli incontri con il tutor di composizione, ho incontrato due musicisti dell’ensemble (clarinettista e cornista) per entrare nei dettagli della scrittura strumentale del pezzo.