Isabella Fabbri

Musica

Isabella Fabbri

Destinazione

Strasbourg - France

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

Che suono hanno le opere d’arte?”: questa è la domanda che si pone Isabella Fabbri, ideatrice del progetto "Sounds at an Exhibition" che unisce arte visiva, musica e performance art. Concepito per i musei di arte moderna e contemporanea, "Sounds at an Exhibition" è una visita interattiva in forma di concerto itinerante in cui un’insolita guida, una musicista, porta i visitatori ad ascoltare il 'suono interiore' delle opere d’arte, traducendole in musica. Isabella Fabbri è stata invitata a realizzare il suo progetto nel corso di una residenza artistica presso il MAMCS di Strasburgo.

ENTE INVITANTE

Inaugurato nel 1998, il MAMCS - Musée d'Art Moderne et Contemporain sorge nel cuore del centro storico di Strasburgo. Le collezioni del museo presentano diversi generi artistici, Arti figurative, Arti grafiche e Forografia, e coprono un periodo temporale che va dal tardo Ottocento ai giorni nostri. Il MAMCS organizza anche mostre temporanee e propone corsi didattici ed attività educative.

Intervista

di Michele Prencipe

Se è vero che le opere d’arte ci parlano, nel tuo caso, suonano. Come è nata quest’idea?

L’idea di questa performance è nata nell’estate del 2014,  mentre cercavo una proposta artistica da presentare al 17° Congresso e Festival Mondiale del Sax che si sarebbe tenuto a Strasburgo nel luglio 2015. Proprio in quell’’occasione ho presentato per la prima volta “Sounds at an Exhibition” nelle bellissime sale della collezione di arte moderna del MAMCS di Strasburgo, interpretando opere di Picasso, Gauguin, Kandinsky, Monet e altri.

L’idea di interpretare con la musica le opere d’arte ha però origini ben lontane. Devo ritornare con la mente al mio esame di maturità, quando per spiegare quello che Kandinsky intendeva per ‘suono interiore’ dell’opera d’arte, trovai che non vi era modo migliore di farlo se non provando a suonare un suo quadro. Giallo, rosso e blu fu la prima opera pittorica che ho interpretato con il mio sax, ispirandomi alle relazioni che il pittore aveva stabilito tra colori e suoni. Ho sempre amato l’arte visiva e come ci si sente nel contemplarla: c’è una vita dentro, una vibrazione. Allo stesso tempo credo che la musica stia dietro ogni cosa, che ogni cosa abbia una propria vibrazione, un proprio suono.

Da tutto questo è nato “Sounds at an Exhibition”: resto in ascolto dell’opera e restituisco il mio sentire al pubblico permettendogli di vivere un’esperienza dove, a partire dalla fusione di due linguaggi artistici, si crea qualcosa di nuovo che non appartiene né all’uno né all’altro linguaggio. Il tutto vivendo lo spazio museale come un luogo di spettacolo e sperimentazione.

Che tipo di strumenti e generi musicali intendi utilizzare per restituire il suono delle opere?

Il mio approccio alle opere d’arte è molteplice. Inizialmente le studio dal punto di vista storico e stilistico in collaborazione con i curatori della collezione e, quando possibile, con gli autori stessi delle opere. Parallelamente cerco l’empatia con esse: cerco, cioè, di capire cosa vogliono dirmi e cosa provo davanti a esse. Le musiche che scelgo sono da me interpretate principalmente al sax, mio strumento principale, ma talvolta uso la voce, strumenti a fiato etnici, strumenti da me costruiti, e perfino il mio corpo come strumento a percussione. 

Le miniature sonore che propongo possono essere o composizioni esistenti (originali o da me arrangiate per sax solo), o mie composizioni/improvvisazioni: non c’è limite di generi, nonostante ci sia una predilezione per i linguaggi musicali del XX secolo e contemporanei essendo una performance concepita per l’arte moderna e contemporanea. Le musiche sono ispirate talvolta alla storia dell’opera e del suo autore, talvolta si ricollegano alla corrente artistica cui l’opera appartiene. Altre volte sono gli elementi rappresentati o il concetto che vuole esprimere a ispirarmi, oppure l’emozione che mi trasmette o un dialogo immaginario che instauro con essa. Nell’interpretazione dell’opera il pubblico è spesso invitato a produrre suoni e o rumori nell’ottica di partecipare attivamente alla performance. L’obiettivo è quello di creare insieme un’opera nuova che nasce dall’incontro tra musica e arte visiva: una performance collettiva transdisciplinare.

Che reazioni ti aspetti dal pubblico di Strasburgo?

In questa nuova esperienza al MAMCS di Strasburgo mi occuperò di creare un’altra performance, questa volta per la collezione di arte contemporanea che mi offrirà sicuramente moltissimi spunti di sperimentazione sonora. Ho già incontrato il pubblico di Strasburgo e ho raccolto molte reazioni positive ed incoraggianti riguardo il mio lavoro. Questa volta spero di stupirli ancor di più e di fargli vivere un’esperienza fuori dal tempo.

Resoconto

Isabella Fabbri, la tua seconda esperienza a Strasburgo ti ha vista alle prese con una collezione di arte contemporanea: com’è andata?

Questa seconda esperienza al Museo di arte moderna e contemporanea di Strasburgo è stata molto produttiva ed emozionante. Ho avuto l’opportunità di completare il progetto “Sounds at an Exhibition” iniziato nel 2015 per la collezione di arte moderna e che quest’anno si è esteso anche alle sale di arte contemporanea. Dopo un primo periodo di studio della collezione con lo staff dei servizi educativi, ho avuto due mesi per montare la performance musicale ispirata alle opere selezionate e successivamente vi sono stati tre eventi aperti al pubblico: il primo si è svolto in occasione delle domeniche gratuite al museo; il secondo (qui il video con alcuni dei punti salienti della performance che prevedeva mie esibizioni a sorpresa nel corso della serata) per la “Notte Europea dei Musei”; il terzo e ultimo nel corso del ciclo di visite speciali dedicate a non vedenti (qui sotto il video di un’interpretazione musicale collettiva ispirata al “Salon de musique” di Kandinsky.

 

Quest’ultima esperienza è stata per me la più significativa e ci terrei a condividere alcuni dei  commenti rilasciati dai partecipanti non vedenti:

- Ci hai guidato nel ricreare nella nostra mente un’immagine dell’opera d’arte. Quando ci viene descritta un’opera, l’immagine di essa che ci creiamo è probabilmente molto lontana da quello che è in realtà. Attraverso le tue interpretazioni ci hai fatto avvicinare in modo profondo all’opera, aiutandoci a ricostruirla internamente.

- Non pensavo che da un’opera d’arte potesse scaturire qualcosa di così bello come il fare musica insieme. (Kandinsky, Salon de musique)

Come è cresciuta la tua performance in questi mesi?

L’esperienza di questi mesi è stata fondamentale per approfondire ulteriormente il mio progetto, per sperimentarlo in situazioni diverse, per sentirlo ancor di più mio. Sono felice perché, in seguito alla residenza, rimarrà un segno importante del progetto al MAMCS di Strasburgo: verrà infatti realizzata un’audio-guida con tutte le musiche da me interpretate per permettere al pubblico di rivivere l’esperienza anche in mia assenza. L’idea è stata di Margaret Pfenninger, responsabile dei servizi educativi del museo, persona splendida con la quale ho avuto la fortuna di collaborare fin dall’inizio.

Ecco il suo commento alla residenza:

Isabella conceived two musical circuits for our visitors, one for the modern art collections and another for the contemporary art collections. For each of the 6 or 8 works forming the circuits, she shared with her audience her saxophone interpretations that varied accordingly. Some were very clever, others rather playful and still others quite moving and emotional. Between her performances Isabella has touched many audiences and has received very positive responses. Her outstanding performing abilities go beyond her very professional capacity for interpreting, choosing or composing the right corresponding pieces. Isabella has an instinctive and communicative empathy that entices her audiences and creates a remarkable warm atmosphere of shared well being. This innate quality is very rare but so essential for helping to male the arts more accessible to all.

Avremo ancora modo di vedere e ascoltare “Sounds at an Exhibition”?

Assolutamente sì! Questa residenza rappresenta un’importante punto di partenza e la base della mia attuale ricerca artistica e adesso non vedo l’ora di scoprire nuove mete e altre magnifiche opere d’arte da interpretare! Attualmente sono in via di definizione performance in Brasile, Messico e USA e spero al più presto di poter comunicare tutti i dettagli!

Un sentito GRAZIE a Movin’Up per aver sostenuto il mio progetto!

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di Michele Prencipe