OHT/Filippo Andreatta

Teatro

OHT/Filippo Andreatta

Destinazione

New York - United States of America

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

"Squares do not (normally) appear in nature “. Albers diceva che l’origine dell’arte è la discrepanza fra un fatto fisico e un effetto psichico, ad esempio è ormai risaputo che i nostri sentimenti e le nostre emozioni sono piccole scariche elettriche in un paté di carne di circa 60/70 Kg.” L’installazione performativa di OHT, o un no-man-show, pone a confronto il pubblico con uno spazio senza attori attraverso 13 esperimenti visivi e sonori. La base del lavoro è la consapevolezza del colore attraverso luce, nebbia, vetro, fonts e immagini che diventano protagonisti della scena.

ENTE OSPITANTE

I Servizi Culturali sono una divisione dell'Ambasciata di Francia negli Stati Uniti: è stata immaginata nel 1930 da Paul Claudel. Nel 1945 il generale De Gaulle ha nominato Claude Lévi-Strauss come primo consigliere culturale, con la missione di fornire ad individui e organizzazioni americane l'accesso alle risorse per impegnarsi nella promozione della cultura francese e farla conoscere nelle loro comunità.


Intervista

di Alessio Posar

Il tuo lavoro precedente, Delirious New York, parlava dell’architettura della città. Ora a New York ci sei davvero, come ti fa sentire questo?

È passato davvero tantissimo tempo da quel primo lavoro e nonostante questo ci invitano ancora a presentarlo. Proprio in questi giorni stiamo definendo un nuovo tour dello spettacolo ad aprile. Il testo di Koolhaas, oltre ad essere un cult nell’ambito architettonico, è anche un libro magnifico per scoprire New York, quasi una guida involontaria che ti porta nel ventre della città acutizzando quella sensazione di déjà-vu che New York – per forza di cose – evoca anche nelle persone. Finora ci sono stato tre volte e tuttavia rimane una città così iconica in cui ti perdi pur riconoscendo i luoghi in cui ti trovi.

Com’è nato OHT?

OHT è nato nel settembre del 2008 in un ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Rovereto. Eravamo appena usciti dall’università o quasi e abbiamo creato un’associazione culturale scrivendo lo statuto e pagando circa 180,00€. Da lì le persone coinvolte sono aumentate a seconda dei progetti e della disponibilità economica e il nucleo artistico è andato definendosi e reiterandosi nel tempo. Tuttavia c’è sempre spazio per nuovi inserimenti e collaborazioni, dato che la natura dei progetti cambia considerevolmente e quindi servono specifiche artistiche e tecniche molto diverse.

Che risposta ti aspetti dalla città?

Sono arrivato a New York per un progetto che si chiama Artists’ Salon, promosso dall’ONDA (Office National de Diffusion Artistique) che quest’anno ha esteso l’invito anche a Svizzera e Italia. Consiste nell’invitare alcuni degli artisti più significativi delle arti dal vivo di ciascun paese coinvolto. Ognuno degli artisti ha quindi la possibilità di presentare la sua ricerca artistica a professionisti nord americani ma anche a molti europei, visto che a gennaio a NY c’è un’intensa attività di teatro, performance art e live art per via della presenza simultanea di molti festival. È stato magnifico e gli artisti italiani presenti (oltre a me c’erano Muta Imago, Cristian Chironi e Cristina Rizzo) erano supportati da quattro importanti festival italiani come Centrale Fies, Santarcangelo, Short-Theatre e Terni festival che hanno svolto un notevole lavoro di sostegno alla nostra attività.