Pamela Breda

Pamela Breda

Destinazione

Tartu - Estonia

Periodo
-
In partenza
Il progetto (e info su ente)

Il progetto di residenza a Tartu prevede lo sviluppo di questo primo momento di ricerca. L’esito del progetto sarà la produzione di un’installazione sonora e di una serie di stampe fotografiche, a partire dalla realizzazione di una mappa sonora dell’orto botanico dell’università di Tartu. Attraverso l’utilizzo di microfoni a contatto, verranno registrati ed in seguito catalogati i suoni prodotti dalle piante contenute all’interno dell’orto.

ENTE OSPITANTE

Tartu - Artist in Residence offre un ambiente di lavoro stimolante con abbondanza di risorse professionali - studi e attrezzature, piacevoli condizioni di vita, una buona interazione con i colleghi locali e una mentalità aperta in una città universitaria tradizionale. L'obiettivo è quello di creare un ambiente dove è possibile per gli artisti lavorare senza disturbo, concentrarsi sulla creazione ed essere ispirati dall'ambiente circostante.

Intervista

di Michele Prencipe

Il tuo progetto ti porta in Estonia, a Tartu: come sei entrata in contatto con questa realtà?

Ho conosciuto il progetto Tartu Artist in Residence grazie a una ricerca sulla localizzazione dei più antichi orti botanici presenti in Europa. Ho scoperto che a Tartu ha sede il più antico orto botanico dei paesi baltici, il Tartu Ülikooli Botaanikaaed, che ospita circa 10.000 specie di piante diverse. Per questo motivo ho deciso di contattare il Trükimuuseum (Estonian Printing Museum), promotore della residenza, al fine di presentare il mio progetto per poterlo sviluppare proprio all'interno dell'orto botanico locale.

La tua esperienza culminerà in un’esposizione che combina insieme la dimensione della fotografia e quella del suono: da dove nasce quest’idea?


Ogni codice di linguaggio (parole, immagini, musica) ha determinate modalità di significazione e di funzionamento, e proprio a partire da questa riflessione ho iniziato a ragionare sulla possibilità di trasporre, o meglio traslare, diversi linguaggi uno nell'altro: in questo caso una serie di segnali tattili (le vibrazioni provenienti dalle piante) all'interno di un linguaggio sonoro (la musica prodotta dalle piante) e da questo un'immagine visiva.
Credo che questa modalità di fruizione di dati originati all'interno di sistemi di codificazione diversi sia estremamente interessante, in quanto sottolinea le infinite potenzialità di comunicazione e lettura della realtà che ci circonda.

L’ascolto e la registrazione dei suoni all’interno dell’orto botanico dell’Università di Tartu costituiscono una parte importante ai fini del tuo progetto: perché ascoltare le piante? Cosa si nasconde dietro questo gesto?

Le piante sono esseri viventi silenti, nel senso che non emettono suoni o segnali acustici udibili dall'orecchio umano, pur avendo una vita interna e uno sviluppo non dissimile da quello di altre specie viventi presenti sul pianeta Terra.
Per questo motivo ho realizzato una ricerca sulla bioacustica delle piante, ovvero la produzione e ricezione di suono da parte delle stesse. Secondo alcuni studi scientifici le piante sono estremamente sensibili alle vibrazioni sonore e crescono meglio se esposte a determinati suoni. Inoltre producono una sorta di sonorità costante originata dai liquidi che scorrono al loro interno.
Mi sono concentrata in particolare sul ritmo con cui le piante assorbono l'acqua dal terreno e alla possibilità di tradurre in onde sonore percepibili all'orecchio umano questo "respiro" delle piante. Da qui è nata la collaborazione con l'artista Stefano D'Alessio, per la realizzazione di un apparato tecnico specifico, dotato di software e resistenze elettriche, al fine di ricavare dati sensibili dalle piante per poi trasporli in onde sonore udibili dall'orecchio umano. Il progetto è un tentativo utopico di dar voce al mondo vegetale ed alle sue variegate modalità di esistenza.

Resoconto

di Michele Prencipe

Come si è svolto il tuo lavoro nel Tartu Ülikooli Botaanikaaed?

La collaborazione con il giardino botanico è stata preceduta da un fitto scambio di email con il direttore del centro di ricerca, che si è dimostrato da subito molto interessato al progetto e pronto a supportare le mie ricerche sul luogo. Fondamentale, inoltre, è stata la collaborazione dei giardinieri e dei volontari attivi ogni giorno nei vari spazi dell'orto botanico.
Appena arrivata in città mi sono recata presso lo stesso al fine di capire le modalità  con cui avrei potuto lavorare all’interno dello spazio. A partire dal giorno successivo ho iniziato a realizzare i primi sound test, dopo aver  verificato il funzionamento del mio dispositivo ricettore di suoni.
Per due settimane ho effettuato singole registrazioni delle varie piante presenti nella serra, per un totale di 150 piante catalogate. Le registrazioni venivano effettuate dalle 9 alle 10 del mattino, nel momento in cui le piante erano appena state idratate, al fine di recepire un miglior segnale acustico dalle stesse.

È stato difficile mettere a punto la strumentazione che ti ha permesso di captare e convertire le vibrazioni delle piante?

Si è trattato di una ricerca piuttosto complessa soprattutto a livello teorico, ovvero lo studio di come fosse possibile, in maniera pratica, raccogliere le vibrazioni interne allo stelo della pianta, prodotte dallo scorrere dell'acqua. In questo caso il lavoro di Stefano d'Alessio è stato fondamentale. Stefano è un new media artist  con una grandissima abilità tecnica e la capacità di trovare soluzioni creative veramente efficaci. Dunque il suo supporto è stato determinante per il design del software digitale che ha reso possibile l'intera operazione.

Come è stata accolta l'esposizione che ha segnato il traguardo del tuo periodo di ricerca?

Il progetto è stato accolto molto bene, al di là di ogni aspettativa. Come detto sopra, nel corso delle settimane precedenti alla mostra, ho conosciuto molti volontari e personale attivo nella serra. Dai nostri dialoghi sono emerse riflessioni interessanti su come le piante vengono percepite in quanto esseri viventi da parte delle persone che ci lavorano a stretto contatto ogni giorno.
Infine, nel corso dell'installazione site specific, il pubblico era veramente stupito ed emozionato dal fatto di trovarsi all'interno di una serra sonora. Alla fine della serata molte persone si sono avvicinate a me ringraziandomi per l'esperienza che avevano vissuto, e sottolineando come l'ascolto della musica all'interno di un ambiente così particolare abbia suggerito loro nuove modalità di interrelazione con le piante e la fauna di questo paese.