40 d.T. - Galateo per un Terremoto

40 d.T. - Galateo per un Terremoto

Interpreti e Regia Natalie Norma Fella, Sara Rainis

Video Matteo Sabbadini Intervista a Dolores Zamolo

Elaborazione audio Benoit Felix-Lombard Photo

Prodotto dall’Associazione Culturale Quarantasettezeroquattro / Festival In\Visible Cities, con il sostegno di PimOff Milano e con il patrocinio del Comune di Tolmezzo

Trailer https://vimeo.com/235742810

Premessa storica

Il 6 maggio del 1976, alle ore 21.00, una scossa di magnitudo 6.4 colpì il Friuli. Prima di quell’ora, la popolazione friulana non aveva idea di cosa significasse vivere in una zona sismica. Probabilmente, molti di loro non sapevano neanche cosa volesse dire il termine “sisma”. Lo scoprirono quella sera, perdendo in meno di un minuto familiari, amici, case e ricordi. Altre scosse seguirono, per mesi, più o meno intense, ma la prima segnò una linea di demarcazione che dalla terra si incise nelle anime, nei ricordi e nella storia collettiva di una popolazione. In Friuli c’è un fiume, il Tagliamento, che divide in due il territorio: a destra si sviluppa la provincia di Udine, a sinistra l’area pordenonese. Le persone dichiarano la propria appartenenza a una delle due aree con l’espressione “di ca o di là da l’aghe” (aghe=acqua). In molti altri luoghi del mondo esistono linee di demarcazione che separano un’identità da un’altra. A Montréal, il boulevard StLaurent divide la città: a destra ci sono i francofoni, proletari, intellettuali, artisti; a sinistra gli anglofoni, capitalisti, imprenditori, gli “invasori”. Forse l’uomo ha bisogno di una linea per costruire la propria identità. La linea, a volte, funziona come uno specchio. E una catastrofe può creare una ferita talmente profonda da diventare linea di confine, specchio che separa il prima dal dopo, il chi eravamo dal chi siamo. Il terremoto del ‘76 è il punto zero da cui origina una nuova linea del tempo. Il 1976 è l’anno di nascita di una nuova popolazione unita dal trauma, dal desiderio di risorgere e, in alcuni casi, dal bisogno non detto di rimuovere. Il terremoto ha partorito una nuova generazione: la generazione “d.T.”. I nati dopo il 6 maggio del 1976 appartengono a questa generazione. Per essi, la linea di demarcazione tra il prima e il dopo assume un significato impalpabile e sfuocato. Allo stesso modo, chi si trasferisce in Friuli non riesce a cogliere il senso di quella linea dell’acqua che separa Udine da Pordenone; e per i giovani adulti di Montréal il boulevard SaintLaurent è diventato una curiosità storica da raccontare agli amici europei in vacanza, o ancor più banalmente una via che taglia verticalmente la città e da cui parte la distribuzione dei numeri civici. Allora, la linea di confine non è più niente, se non una convenzione senza anima.

Come si sviluppa lo spettacolo

Video / Galateo / Musica / Performance fisica / Intervista audio

 

I tre capitoli dello spettacolo

Natalie e Sara appartengono alla generazione “d.T.”. Non avendo vissuto il terremoto, si sono chieste se sarebbero pronte ad affrontare una tale catastrofe. La risposta è stata negativa. Si sono dunque messe al lavoro, consultando i piani di prevenzione, evacuazione e soccorso di vari enti: protezione civile e vigili del fuoco, studiando le regole di comportamento diffuse sui siti dei comuni terremotati, etc. Poi, hanno composto il loro “Galateo per un terremoto”, una serie di consigli e di buone pratiche da apprendere e da mettere in atto in caso di sisma. Il galateo si divide in tre parti: PRIMA, DURANTE e DOPO il terremoto. Questa tripartizione fa da scheletro all’intera performance. 40 d.T. | Galateo per un terremoto adotta un tono al contempo leggero e intenso. Ogni media video, audio, performance ha il compito di tradurre un aspetto particolare della ricerca. Per questo motivo, le registe hanno scelto di affidare alla voce di una testimone, intervistata nel primo periodo di prove, il compito di narrare le sensazioni e i ricordi di quel 6 maggio 1976. 

Una testimonianza preziosa, senza la quale questo lavoro non sarebbe nato.