museo a cielo aperto - vittoria, adolfo wildt

Antonio Barletta (milano)
Vera Cannone
(milano)
Bettina Samson
(lyon)


NABA - Nuova Accademia di Belle Arti, ex Ospedale Sieroterapico, anno di restauro 2003, architetto Marco Della Torre.
L’urgenza di portare l’arte contemporanea fuori dai percorsi istituzionali, espressa da molti artisti e registrata da critici e curatori, ha portato a pensare di proporre, per l’appuntamento milanese di Gemine Muse, un confronto con la città anziché con le opere storiche conservate nei suoi musei.
Dapprima la scelta sembrava vertere sui monumenti più importanti e caratterizzanti il panorama urbano poi ci si è convinti per un percorso più discreto attraverso le vie del centro contraddistinte da edifici nelle cui facciate, ingressi ed androni, sono iscritte le testimonianze di un collezionismo raffinato e consapevole, privato e al contempo pubblico. Le opere dei tre giovani artisti coinvolti, stimolate dal confronto con la Vittoria di Wildt, verranno esposte negli spazi esterni della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, nell’intento di perpetrare anche simbolicamente la cura portata all’ambientazione decorativa delle città italiane nel corso dei secoli.

NABA - New Academy of Fine Arts, former Serotherapy Hospital, year of restoration 2003, architect Marco Della Torre.
The urgency of taking contemporary art out of the institutional paths, expressed by several artists and acknowledged by critics and curators, has led to propose, for the appointment with Gemine Muse in Milan, an interaction with the town rather than with the historical works kept in its museums.
At first, the choice seemed to focus on the most important monuments which characterise the urban panorama; then a more discrete routing was chosen, through the streets of the town center, where the façades, entrance halls and porches are marked by the evidence of a refined, aware collecting, both private and public. The works of the three young artists, stimulated by the comparison
to Wildt’s Vittoria, shall be exhibited in the external spaces of Milan’s New Academy of Fine Arts, with the aim of perpetrating – also symbolically – the attention the Italian towns have paid to the decorative setting throughout the centuries.

Marco Tagliafierro

MUSEO A CIELO APERTO - VITTORIA, ADOLFO WILDT
esposizione presso NABA - Nuova Accademia di Belle Arti
Via Darwin 20
20143 Milano, Italy
tel. +39 02 973721

www.naba.it



Adolfo Wildt, Vittoria, 1918-1919
marmo con decorature / marble with decorations
h 36,5 cm, su asta in bronzo / on bronze staff, h 42 cm

Tra il 1918 e il 1919 Adolfo Wildt lavora ad una personale interpretazione del tema millenario della Nike. Vittoria, come dramma, grido di dolore e al contempo urlo di gioia. Il volto aerodinamico continua idealmente in un corpo alato che pare appunto una carlinga d’aereo. Eseguita per l’atrio della casa di Via Cappuccini dell’architetto Arata, la Vittoria di Wildt venne ufficialmente presentata nel Febbraio del 1919, destando una sconcertante ammirazione. Dopo anni di critica avversa, la ricerca espressionista di Adolfo Wildt, non priva di ascendenze simboliste, incontra finalmente
un pubblico pronto a recepirne le istanze innovatrici.

Between 1918 and 1919 did Adolfo Wildt work on a personal interpretation of the millenary theme of Nike. Victory as tragedy, cry of pain and of joy at the same time. The streamlined face ideally continues in a winged body which recalls the fuselage of an aircraft. Executed for the entrance hall of architect Arata’s house in Via Cappuccini, Wildt’s Vittoria was officially presented in February 1919, and aroused outstanding admiration. After years of adverse critique, Adolfo Wildt’s expressionist research – which is not lacking symbolist ascendance – found at last a public ready to receive its innovative contents.

Marco Tagliafierro

Antonio Barletta
Nato a / Born in Ceglie Messapica (BR), 1983
Vive a / He lives in Milano
xtonibarla@hotmail.com

Giù, 2004
materiali vari / various materials

Adolfo Wildt trafora il marmo lasciando solchi profondi. Wildt lavora sul valore plastico del vuoto
scavando le cavità del viso e del corpo: gli occhi, le narici, le orecchie, la bocca; la testa diventa
una maschera, il corpo un involucro. Nella personale rielaborazione che Antonio Barletta fa del processo di svuotamento della materia, caratterizzante l’opera di Wildt, le fessure diventano imboccature di condotti all’interno dei quali le esperienze passate e quelle presenti comunicano senza soluzione di continuità tra pareti levigate che sembrano fuoriuscire dalla terra, testimone della storia di quel luogo dove oggi sorge la Naba. Non si tratta di un non luogo, le sue mura ed il terreno nel quale trovano le fondamenta portano ben iscritti i segni della sua storia.“Sulla terra ogni male tace quando l’uomo tace” (Adolfo Wildt).

Adolfo Wildt drills the marble leaving deep tracks. He works on the plastic value of void by digging
the cavities of face and body: the eyes, the nostrils and the mouth; the head becomes a mask,
the body a shell. In Antonio Barletta’s personal elaboration of the matter removal process which
characterises Wildt’s work, the cracks become embouchures of ducts through which the past experiences and the present ones communicate ceaselessly between polished walls that seem to come out from the ground to givee evidence of the history of the place where Naba is today. This is not a non-place: its walls and the ground where its foundations lie are deeply marked with the signs
of its history. “On earth, every evil is silent when Man is silent.” (Adolfo Wildt)

Marco Tagliafierro



Adolfo Wildt, Vittoria, 1918-1919
marmo con decorature / marble with decorations
h 36,5 cm, su asta in bronzo / on bronze staff, h 42 cm

Tra il 1918 e il 1919 Adolfo Wildt lavora ad una personale interpretazione del tema millenario della Nike. Vittoria, come dramma, grido di dolore e al contempo urlo di gioia. Il volto aerodinamico continua idealmente in un corpo alato che pare appunto una carlinga d’aereo. Eseguita per l’atrio della casa di Via Cappuccini dell’architetto Arata, la Vittoria di Wildt venne ufficialmente presentata nel Febbraio del 1919, destando una sconcertante ammirazione. Dopo anni di critica avversa, la ricerca espressionista di Adolfo Wildt, non priva di ascendenze simboliste, incontra finalmente
un pubblico pronto a recepirne le istanze innovatrici.

Between 1918 and 1919 did Adolfo Wildt work on a personal interpretation of the millenary theme of Nike. Victory as tragedy, cry of pain and of joy at the same time. The streamlined face ideally continues in a winged body which recalls the fuselage of an aircraft. Executed for the entrance hall of architect Arata’s house in Via Cappuccini, Wildt’s Vittoria was officially presented in February 1919, and aroused outstanding admiration. After years of adverse critique, Adolfo Wildt’s expressionist research – which is not lacking symbolist ascendance – found at last a public ready to receive its innovative contents.

Marco Tagliafierro

Vera Cannone
Nata a / Born in Milazzo (ME), 1981
Vive a / She lives in Pavia
verena451@yahoo.it

Chiusi gli occhi, 2004
stampa fotografica, legno, materiali vari /
photographic print, wood, various materials

“L’opera d’arte non è per gli occhi ma per l’anima” (Adolfo Wildt). La Vittoria di Wildt è un volto
alato tutto proteso verso un ideale. Vera Cannone nota che quest’opera sembra fluttuare nel
vuoto, senza corpo, e tendere ad uno splendore non percepibile dallo sguardo. Solitamente gli
occhi delle sculture di Wildt non hanno bulbi oculari oppure sono sigillati da stelle d’oro, paiono
simboleggiare una rinuncia alla vanità delle apparenze per il raggiungimento di un tesoro interiore.
Vera interpreta la levità delle opere di Wildt con immagini caratterizzate dall’equilibrio precario
dei suoi protagonisti: si tratta di fotografie che registrano presenze effimere, in controluce,
apparentemente risolvibili nel loro stesso contorno, eppure piene di vitalità. Un’ambientazione
fatta di cimeli di Vera diventa una cornice possibile per le sue fotografie, un recinto per proteggere e non nascondere la sua personale ed intensa esperienza dell’opera di Adolfo Wildt.

The work of art is not for the eyes but for the soul” (Adolfo Wildt). Wildt’s Vittoria is a winged face, stretched towards an ideal. Vera Cannone remarks that this work seems to be floating in emptiness, without a body, aiming at a splendor the look cannot perceive. In Wildt’s sculptures, the eyeshave no eyeballs, or they are sealed by golden stars, as if to symbolize giving up the vanity of appearances to obtain an inner treasure. Vera is interpreting the levity of Wildt’s works through images which are characterized by the precarious balance of their protagonists: her photographs record ephemeral presences, in back lighting, which can be apparently resolved in their own contour, and still filled with vital force. A setting made of Vera’s relics becomes a possible framework, an enclosure to protect – not to hide – her personal deep experience of Adolfo Wildt’s work.

Marco Tagliafierro



Adolfo Wildt, Vittoria, 1918-1919
marmo con decorature / marble with decorations
h 36,5 cm, su asta in bronzo / on bronze staff, h 42 cm

Tra il 1918 e il 1919 Adolfo Wildt lavora ad una personale interpretazione del tema millenario della Nike. Vittoria, come dramma, grido di dolore e al contempo urlo di gioia. Il volto aerodinamico continua idealmente in un corpo alato che pare appunto una carlinga d’aereo. Eseguita per l’atrio della casa di Via Cappuccini dell’architetto Arata, la Vittoria di Wildt venne ufficialmente presentata nel Febbraio del 1919, destando una sconcertante ammirazione. Dopo anni di critica avversa, la ricerca espressionista di Adolfo Wildt, non priva di ascendenze simboliste, incontra finalmente
un pubblico pronto a recepirne le istanze innovatrici.

Between 1918 and 1919 did Adolfo Wildt work on a personal interpretation of the millenary theme of Nike. Victory as tragedy, cry of pain and of joy at the same time. The streamlined face ideally continues in a winged body which recalls the fuselage of an aircraft. Executed for the entrance hall of architect Arata’s house in Via Cappuccini, Wildt’s Vittoria was officially presented in February 1919, and aroused outstanding admiration. After years of adverse critique, Adolfo Wildt’s expressionist research – which is not lacking symbolist ascendance – found at last a public ready to receive its innovative contents.

Marco Tagliafierro

Bettina Samson
Nata a / Born in Paris, 1978
Vive e lavora a / She lives and works in Lyon and Marseille
bettina.samson@freesbee.fr

Constructivist lustro, kit série noire, 2004
laser print, plexiglas, neon,
250 cm ca / approx.

Bettina Samson ha deciso di realizzare un lavoro plastico in relazione alla scultura di Wildt a
Milano. Ha concepito un “oggetto decorativo” intitolato Constructivist lustro, kit série noire che
risuona come il nome dello spazio, l’Accademia delle Belle Arti, dove il suo lavoro sarà esposto.
Elementi modulari di plexiglas in forma di fucile costituiscono allo stesso tempo un arsenale e la struttura modellata di una lampada, illuminata dall’interno mediante luci a neon. Quando ci si avvicina, si formano motivi figurativi, il fregio narrativo che sembra comporre una serie nera.
Attraverso un gioco di immagini di lusso e di potere, Bettina offre vari livelli di lettura ed approcci visivi successivi che ci portano dall’oggetto “lucido” all’Underground.

Bettina Samson decided to keep on developing a volume work related to sculpture Wildt in Milan.
She has conceived a “decoration object” titles Constructivist lustro, kit série noire which reverberates in her, as the space of the Fine Arts Academy where her work shall be exhibited.
Modular plexiglas elements shaped as a rifle constitute at the same time an arsenal and the modeled structure of a kit lamp, neon-lit from the inside. As one moves closer, figurative models surface, the narrative frieze which seems it is composing a black series. Through a game of images of luxury and power, Bettina offers different levels of reading and successive visual approaches which lead us from the “shining” object to the Underground.

Marco Tagliafierro