LA
SPEZIA - Museo
Archeologico del Castello
STATUA
STELE FILETTO I (VI sec. a.C.) - Museo Archeologico del Castello di
San Giorgio - La Spezia
La
Filetto I appartiene al gruppo di statue stele della Lunigiana databile
all'età del Ferro (I millennio a.C.); in realtà il corpus
include un secondo gruppo con un ben più cospicuo numero di esemplari
risalenti all'età del Rame-inizio età del Bronzo (IV-III
millennio a.C.). L'area di distribuzione dei ritrovamenti di entrambi
i gruppi è compresa in una vasta regione storica di forte identità
culturale denominata Lunigiana, tra le province della Spezia e di Massa-Carrara.
Le statue, lastre di pietra arenaria scolpite solo sul lato anteriore,
raffigurano donne, caratterizzate dal seno e talora da collane, e uomini,
identificati dalla presenza di armi per la caccia, quali pugnali ed
accette; inoltre alcune di dimensioni inferiori e prive di attributi
rappresentano verosimilmente bambini. Grazie alla realistica rappresentazione
degli oggetti, raffrontati ai reperti materiali dell'età del
Rame, è stato possibile precisare la datazione delle stele. La
produzione sembra arrestarsi nel corso dell'età del Bronzo per
poi riprendere nella media età del Ferro (VI sec. a.C.). Il gruppo
di statue stele dell'età del Ferro è costituito solo da
esemplari maschili, segno di un evidente mutamento nella società
e nella cultura; gli individui, raffigurati ormai quasi a tutto tondo,
adeguandosi alle novità culturali dell'arte etrusca contemporanea,
stringono in pugno le armi quali guerrieri di un'epoca bellicosa. Le
statue stele presentano iscrizioni in alfabeto etrusco, verosimilmente
formule onomastiche, a testimonianza di un fenomeno di individualizzazione
che fa supporre un loro uso come segnacoli funerari. La Filetto I è
un esemplare integro con collo distinto e testa caratterizzata da espansioni
laterali; le braccia impugnano un'ascia a lama quadrangolare e due giavellotti
tipici dei guerrieri liguri e celti e sotto la linea delle clavicole
è inciso un S.
Ritratti
di Tiberio e di principe giulio-claudio (I sec. d.C.)- Museo Civico
Archeologico del Castello di San Giorgio-La Spezia
I due busti-ritratto sono esposti nella sala del Museo del Castello
dedicata alla statuaria che comprende molte altre sculture provenienti
dalla colonia romana di Luni. I due ritratti in questione sono stati
ritrovati nel teatro della colonia e facevano verosimilmente parte di
un ciclo statuario in onore della famiglia giulio-claudia. La raffinata
fattura e l'alta qualità della tecnica scultorea contraddistinguono
i due busti di Tiberio e di principe: il primo è un busto nudo
resecato a semicerchio appartenente al tipo detto "dell'adozione",
che raffigura il principe adolescente (4-13 d.C.). Il secondo è
pure un busto resecato e porta una clamide agganciata sulla spalla destra;
l'identificazione si è rivelata piuttosto difficile e si pensa
che possa trattarsi di Caio Cesare o Germanico. Non conosciamo la collocazione
originaria nel teatro dei due busti, ma a giudicare dalle dimensioni
e dall'atteggiamento omologhi, entrambi derivano da un archetipo comune
e potevano essere associati nell'originaria localizzazione in posizione
simmetrica o nelle nicchie della frontescena o in ambienti prossimi
alla cavea. La presenza di ritratti della famiglia giulio-claudia nel
teatro di Luni conferma una consuetudine molto in auge nell'impero romano,
che vede costante la presenza di statue imperiali nei teatri, dove erano
esposte al pubblico in qualità di ornamenta. I cicli statuari
giulio-claudii testimoniano inoltre un diffuso impiego ufficiale e rappresentativo
della ritrattistica in marmo secondo un preciso programma di propaganda
politica imperiale. Oltre alla funzione di propaganda svolta dal ritratto
imperiale, bisogna ricordare che anche il ritratto privato rivela una
motivazione di grande interesse e attualità: il desiderio del
committente di continuare a vivere dopo la morte nel ricordo di chi
rimane, lasciando memoria di sé tramite l'esibizione della propria
immagine (ius imaginis).
Sarcofago
romano in marmo ( I-II sec. d.C.)- Museo Civico Archeologico del Castello
di San Giorgio-La Spezia
Il sarcofago, in marmo bianco saccaroide, è di forma trapezoidale
e presenta uno dei lati minori lineare e l'altro curvilineo. Il ritrovamento
è stato effettuato nel 1927 all'interno del perimetro della città
di Luni, presso la sede del teatro. E' degno di nota il fatto che le
necropoli lunensi, al momento identificate, siano situate altrove, esterne
al perimetro cittadino e nei pressi dell'arteria di comunicazione principale,
che attraversava la colonia stessa: la Via Aurelia. In particolare si
segnala che la necropoli meglio indagata dai recenti scavi archeologici
è caratterizzata dalla sola pratica dell'incinerazione e che
i resti di sarcofagi provenienti da Luni sono assai scarsi, pochi frammenti
marmorei ed un esemplare integro fittile, conservato al Museo del Castello
medesimo. Sopra il fronte del sarcofago marmoreo corre un'iscrizione
disposta in quattro righe dove compare il nome del defunto e dei liberti
che gli pongono la dedica per testamento a causa dell'ottenuta libertà
loro o di una loro congiunta. Si identifica il nome di una liberta della
gens Turtellia, illustre famiglia lunense documentata a Luni anche da
altre iscrizioni. Sono rappresentati vicino all'iscrizione, alcuni temi
figurativi non ben conservati; si distingue forse un flagellum (usato
per battere gli schiavi) ed un remo forse alludenti all'attività
di navarca del defunto. In epoca più tarda rispetto alla piena
età imperiale, ma non meglio precisabile, il sarcofago viene
riutilizzato come vasca di fontana per un lungo periodo, come si può
intuire dal foro passante praticato sul fondo per favorire l'uscita
dell'acqua e dall'usura dell'iscrizione suddetta; questo differente
uso può forse giustificare il rinvenimento del sarcofago in un
luogo così atipico.