GEMINE MUSE
 

BARI - Museo Storico

" Due bambini" (scelto da Lucia Leuci)
Il quadro fa parte della preziosa donazione Tanzi ( un'illustre famiglia barese) comprendente una ventina di ritratti e l'archivio di famiglia. E' un dipinto ad olio su tela ( cm 102X79), di recente restaurato. Il soggetto rappresenta due bambini, forse fratello e sorella, di cui non si conoscono le generalità. L'anonimo pittore, sicuramente uno dei tanti ritrattisti che operavano in Puglia nella seconda metà del XVIII secolo, ebbe forse la committenza dopo la morte prematura dei due protagonisti. Di questa immagine dalla fattura non raffinatissima, colpiscono infatti l'atmosfera malinconica , il pallore dei volti, e le pose rigide dei due bimbi acconciati secondo il costume dell'epoca e intenti a giocare con uno strano carillon.

"La Marcia su Roma"(scelta da Maia Marinelli)
Il disegno fa parte di una serie di vignette sul Fascismo realizzate da Giuseppe Russi, detto Esperus, caricaturista barese,vissuto nella prima metà del Novecento. Eseguito nel 1922 con inchiostro di china e acquerello su carta ( misure cm 94X 66), raffigura Mussolini che marcia su Roma insieme all'allegoria dell'Italia vestita da sposa. L'immagine mette alla berlina la presa del potere fascista, con un atteggiamento evidentemente critico, non scontato tra gli intellettuali dell'epoca. Esperius, che collaborava con alcuni giornali locali, dimostra una notevole libertà espressiva, sulla scia di un suo collega e concittadino più conosciuto, Menotti Bianchi, detto Frate Menotti. Il loro contributo costituisce un utile testimonianza della vita barese e nazionale di quegli anni.

Culla del Marchese di Montrone (scelta da Cristina Bari)
E' un prezioso manufatto in legno scolpito, intagliato e dorato ( cm 124X29), databile intorno alla prima metà del XIX secolo. Apparteneva al "Marchese di Montrone", titolo che indica probabilmente Giordano dei Bianchi Dottula, esponente di un' importante famiglia barese. Vissuto tra il 1772 e il 1846, il marchese era amante dei classici e amico di famosi letterati dell'epoca come Monti, Foscolo, Giordani. Dopo essere stato al fianco dei rivoluzionari del 1799 contro i Borboni, militò agli ordini di Gioacchino Murat, del quale fu in seguito Ciambellano di Corte. La culla, di cui si ignora la provenienza e l'ambito di lavorazione artigianale, presenta il motivo di un' aquila a due teste (che non è lo stemma dei Bianchi Dottula, formato da due leoni). Un'aquila dorata costituisce lo stemma di Murat, e un'aquila a due teste campeggia su una bandiera borbonica: si potrebbe ipotizzare qualche collegamento.