GEMINE MUSE
[critici]
 

LA SPEZIA - Museo Archeologico del Castello
Jacopo Benassi ha immediatamente scelto un sarcofago per "trasformarlo" in una "doccia all'antica" nella quale lavarsi perché, quando guarda i suoi autoritratti, rivive il momento dello scatto e vede il riflesso della sua immagine dentro la camera e avverte un senso di sdoppiamento. Da sempre Jacopo racconta la quotidianità nelle sue opere, non fa montaggi né modifica le foto perché sente la necessità di comunicare con la macchina fotografica una realtà totale: tutte le sue immagini sono molto dirette, a volte anche dure, ma espressione di una salda identità visiva. Lorenzo D'Anteo si è ispirato al ritratto d'epoca romana per raffigurare Moira Orfei quale "regina degli elefanti" perché il binomio di spersonalizzazione del soggetto e la ricerca contraria di individualizzazione del singolo lo affascinano. Lorenzo avverte che "trasferire a ritroso Moira Orfei nella ritrattistica della Roma antica sembrerà a molti un'operazione tipicamente "pop"; forse il mio lavoro sfiora anche questo aspetto - possiamo dire che Moira sia un'icona del nostro tempo? - ma quello che ho voluto fare maggiormente è uno spiazzamento temporale, tramite il quale si instauri un legame col mondo antico. Non pensate che la nostra moderna amazzone poteva essere, nell'antica Roma, una gloria dello spettacolo circense?". Sulla facilità di comprensione visiva della statua stele ha lavorato Maria Claudia Farina: la figura maschile, ridotta all'essenzialità di una sagoma, prende forma tramite il vuoto che, però, non scompare dalla sua scultura, viene anzi riprodotto con uno specchio di plexiglass reticolato che consente di stabilire un rapporto con il visitatore che, riflettendosi, vede la sua immagine inserita in una forma artistica primordiale e riesce a leggere il monumento arcaico in modo riattualizzato.

Francesca Mariani