RAVENNA
- Museo
d'Arte della Città, Loggetta Lombardesca
Marco
Samoré, Dialogo (2002, cm 70x100, stampa fotografica).
Marco Samorè utilizza come linguaggio privilegiato la fotografia,
attraverso il dualismo oggettuale della scelta del "particolare"
sul campo ampio e complesso del "reale". I dettagli di figure
della banale quotidianità sono protagonisti muti della scena,
dello straniamento dello scatto, e focalizzano una realtà altra.
Una nuova narrazione inaspettata, inattesa, si mostra allo spettatore
che cerca di ricostruirne i capitoli di una storia, dimensione proiettiva
di un racconto: i perché di una tazzina rovesciata, di un posacenere
capovolto, quesiti che provocatoriamente affollano nell'immediato la
mente. Immaginare una trama inconsueta in un contesto antico è
il senso del lavoro per Gemine Muse. Il passaggio al dettaglio, nell'inquadratura
di un elemento d'arredamento che supporta un oggetto della quotidianità,
sottolinea il dialogo con il dipinto antico, il suo superamento nel
vincolo temporale dello scatto. Lo scambio contemporaneo-antico è
visualizzato privilegiando il primo e schermando il secondo, che viene
meno nella rivelazione complessiva dell'immagine, non nella presenza.
La dialettica negata tra le due convivenze crea un microcosmo di rimandi
e situazioni visive, in cui il dipinto antico perde la sua aura, l'austera
e religiosa maestosità per perdersi nel dettaglio di uno sfondo,
che lo rende quasi "informale". In questo prevale la logica
del "presunto" dialogo in-esistente tra antico e moderno,
soggetto fin troppo noto alle problematiche della cultura e della critica.
Non pensiamo all'allusività della sedia rimasta vuota, dello
spazio non occupato, tema sul quale si potrebbero arrovellare penne
fervide d'immaginazione e scrivere manuali di sociologia dell'arte.
Guardiamo invece alla positività del gesto e della scelta dell'obbiettivo
fotografico. Lo sguardo di Samorè prelude alla lettura della
quotidianità nell'antico: egli sdrammatizza il sacro contesto,
l'iconografia stessa del dipinto seicentesco con l'introduzione di un
dettaglio ordinario, del passato come del presente. Egli riscrive un
nuovo racconto per risvegliare l'immaginazione e la curiosità
insanabile del lezioso spettatore, invitato a scoprirne e a leggerne
i reconditi perché.
Claudia
Casali