BARI
- Museo Storico
L'intervento
nel Museo storico di Bari, uno spazio espositivo con finalità
documentarie, ha offerto la possibilità di un confronto col passato
non mediato da veri e propri capolavori. In mancanza di un dialogo con
forti personalità creative, le tre giovani artiste hanno cercato
sintonie mentali con gli spessori estetici, storici e simbolici delle
singole opere scelte.
Cristina Bari è stata attratta da un pregevole manufatto artigianale
ottocentesco: una culla intarsiata e dorata, appartenuta al "Marchese
di Montrone". Ne ha indagato la provenienza e i motivi iconografici
(una misteriosa aquila a due teste, che rimanda allo stemma di G. Murat
o alla bandiera borbonica). Ha pensato di "riportare in vita la
culla", in un contesto pervaso da cupe testimonianze belliche o
celebrative. Di qui la strana icona di un bimbo che gioca con l'aquila,
cioè col suo destino. E sospeso dall'alto, un grande uovo-pendolo
sonoro: omaggio a Piero della Francesca e al tema dell'origine, ma anche
all'aquila "che non sapeva dove fare il nido".
E' un anonimo quadro settecentesco con due bambini invece, il referente
di Lucia Leuci. I soggetti, fratello e sorella, pare fossero stati ritratti
a morte già avvenuta. Nella sua installazione la Leuci sviluppa
con leggerezza questo malinconico alone funebre. Il carillon dipinto
diventa così un grande giocattolo-bara in legno laccato, intorno
al quale aleggiano alcune reinterpretazioni fotografiche in dissolvenza
della protagonista femminile. Tenerezza e inquietudine si mescolano
in questa regressione all'infanzia, con risvolti autobiografici, di
genere e generazionali.
Maia Marinelli ha trovato più di uno stimolo nel coraggioso sberleffo
al fascismo del vignettista barese Esperius. Da una parte abbiamo un'ironica
"marcia su Roma" con Mussolina e l'Italia in abito nuziale.
Dall'altra la sua estensione critica al totalitarismo e all'assolutismo
ideologico. La lunga e sfarzosa veste imperiale, cucita pazientemente
a mano dall'autrice, diventa l'emblema di un potere che nella sua stupida
violenza finisce per risucchiare sé stesso. Candida all'esterno,
racchiude sanguinolente fattezze lamellari all'interno: quasi un insetto
parassita, celato dentro un seducente involucro metamorfico.
Antonella
Marino