MESSINA
- Museo Regionale
Il lavoro di Simona Rinciari si fonda sullo lo
spazio e sulla tradizione. Il primo è il luogo indistinto che
assume una dominazione/nominazione nell'attimo in cui viene percorso:
come una strada lungo la quale il viaggiatore cammina, che assume senso
per la scoperta delle figure, dei volti delle persone, dei colori delle
materie. Il luogo indistinto diventa spazio distinto e riconoscibile,
terreno di esercizio delle relazioni tra le cose, e tra queste e la
dimensione emozionale della percorrenza. Lo spazio si traduce in quello
delle grotte sotterranee di Santarcangelo di Romagna, dove il tempo
di consumazione dell'opera d'arte convenzionale (quadro, scultura, ma
anche immagine elettronica, timbro vocale, stalattite), non ha più
la tensione verso l'esposizione museale ma attualizza drammaticamente
un tempo biologico, fatto di deterioramenti visibili, di muffe che crescono,
di materia che marcisce.
Su questa percezione 'empirica' agiscono gli elementi della memoria
e del tempo, che conferiscono al visibile un senso ulteriore, che necessita
di nuove dominazioni, di nuove percorrenze interiori. Ecco il richiamo
alla tradizione, dunque, non come arretramento verso un referente primo
ma piuttosto come linea di confine tra la conoscenza del passato e l'inquieta
imperscrutabilità del presente.
La Rinciari sceglie la tradizione forte del Polittico di S.Gregorio
di Antonello da Messina. L'invenzione di un nuovo materiale pittorico
nel Rinascimento, ma anche il rinvio ad una vicenda personale, ad una
radice culturale e biologica che la lega alla sua città d'origine.
L'artista elabora nel suo progetto una sedimentazione: Babylonia, il
quadro che ne esce è una rimozione creativa, la cancellazione
di una traccia iniziale convenzionale, sulla quale crescono (come muffe,
appunto) i materiali nuovi, e con essi i segni dell'interazione tra
contesti artistici che dichiarano che il prodotto artistico è
sempre un passaggio tra ciò che c'era prima e ciò cheß
c'è adesso, e mai il segno di azzeramento di un passato a vantaggio
dell'invenzione totale di un presente.
Il risultato è un'inquieta dichiarazione d'amore verso un presente
(dalla guerra degli amorini alle lattine di pomodoro) che potrebbe essere
peggiore del proprio futuro.
Renato
Candia