Massidda Riccardo

riccardo massidda
Circo

Massidda Riccardo

Destinazione

Tilburg - Netherlands

Periodo
-
Partito
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Il progetto di formazione La ricerca nel circo contemporaneo prevede la frequentazione del Master Choreography COMMA delle università olandesi Fontys di Tilburg e Codarts di Rotterdam. É un percorso di approfondimento e di ricerca basato sul movimento ed indirizzato a coreografi, circus makers e operatori di community arts. Il programma biennale prevede durante una fase di esplorazione e definizione degli argomenti e delle piste della propria ricerca per poi proseguire con la ricerca vera e propria, che ha come risultato finale una presentazione dei risultati in forma di esposizione multimediale e di produzione di uno spettacolo.

ENTE OSPITANTE

La Fontys School of Fine and Performing Arts di Tilburg, Paesi Bassi, offre una formazione professionale superiore a livello di laurea e master nel campo dell'educazione artistica, delle arti dello spettacolo e delle scienze. Lo sviluppo del talento creativo è uno dei nostri obiettivi chiave. Fontys School of Fine and Performing Arts offre un ambiente di apprendimento stimolante in cui si acquisiscono conoscenze e sviluppare le competenze necessarie per avere successo in un mondo dell'arte in rapida evoluzione.

Intervista

Riccardo Massidda, in arte Ava Hangar, è un artista di circo contemporaneo, coreografo e regista, e Miss drag queen di Italia 2019.

 

Volevo iniziare parlando del tuo stile e dalla tua visione del circo. Se dovessi individuare un filo rosso che accomuna tutti i tuoi spettacoli quale sarebbe?

Cerco di avere una narrazione continua nel linguaggio che utilizzo piuttosto che nei contenuti  Ho scelto il circo contemporaneo perché è interdisciplinare di nascita, non forzatamente trasversale. Questo trovo mi dia più libertà di giocare con il linguaggio stesso. Tuttavia in ogni spettacolo cerco sempre di mettere una parte di me e di quello che mi interessa al momento.

 

Prendendo l’ultimo spettacolo che hai realizzato “Tender: spartito dissonante per una drag queen” in quel caso cosa volevi lasciare di tuo?

Quello in particolare è uno spettacolo che gira molto intorno a me ed è la prima volta che mi auto-metto in scena. Voleva essere un invito ad entrare nel mio mondo. Tramite “Tender” ho messo in scena un argomento molto semplice e accessibile: i sogni che è la solidarietà nei confronti dei fallimenti altrui. Ho raccontato però molto più di me piuttosto che in altri spettacoli dove era più celato.

 

Come vedi rappresentato il mondo LGBT nel mondo dell’arte?

Ci sono tante stratificazioni e bisogna capire di che livello geografico e di che livello di mainstram stiamo parlando. Più vai verso l’underground più trovi autenticità, mentre nel mainstream la rappresentazione è fallata, gonfia, pregna di stereotipi e mercificazione. Molto spesso sono ritratte dinamiche che non corrispondono alla realtà e c’è un utilizzo di certi messaggi per altri intenti. Ad esempio, durante nel mese del pride tutti si svegliano e pensano possano risolvere il problema mettendo una bandiera arcobaleno. Oppure si mettono l’anima in pace sponsorizzando qualcosa a favore dell’inclusività. C’è un grande paradosso soprattutto in Italia, perché l’ignoranza è letale. La rappresentazione mainstream che viene fatta delle dinamiche LGBT è antiquata e fuori da ogni tipo di visione corretta, e questo va influire sulla visione comune. C’è molto lavoro da fare. Nel mio piccolo ho cercato di portare uno spettacolo in drag come fosse uno spettacolo qualsiasi, non ponendo l’accento sull’essere una drag o che io sia lì per combattere per i miei diritti. Ma come un dato di fatto, come un principio non detto su cui si fonda lo spettacolo: io esisto, sono qua, ho questi obbiettivi, andiamo avanti con lo spettacolo.

 

Quale sono le narrazioni sulla comunità LGBT che in Italia ti sembrano più pericolose?

Soprattutto a livello televisivo, che purtroppo è il medium più visto da una certa fascia di popolazione, la figura del maschio omossessuale è ritratta in forma macchiettistica, rappresentata come una persona sopra le righe da tenere a fianco come un cucciolo. Ed è un sopra le righe democristiano, non come dovrebbe essere. Io come pensiero ideologico non tendo alla normalità e alla normalizzazione. Quindi non sono uno di quelli che dice dice che se rappresentassimo la comunità LGBT come normale la gente ci accetterebbe. Perché non siamo normali, niente è normale, non credo esista una normalità in partenza.

Che in Italia ci sia una rappresentazione falsata lo dice il fatto che la drag queen italiana più famosa, che io non reputo neanche una drag queen, sia Platinette. Lei infatti porta avanti il pensiero che tutti siamo liberi di fare quello che vogliamo nel nostro privato, che è un pensiero veramente arcaico. Equivale a dire “io non sono contrario, basta che lo facciano a casa loro”. Un pensiero che andrebbe scardinato. Ci sono artisti che invece toccano determinati argomenti in un modo diverso, ma non sono mainstram e ne fruiscono le persone che hanno già un pensiero diverso.