Quadri Eleonora

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Danza

Quadri Eleonora

Destinazione

Lisbona - Portugal

Periodo
-
Partita
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Il progetto Una corrispondenza prevede due periodi di ricerca artistica e performativa da svolgersi a Lisbona e Kiev, per costruire una narrazione ispirata ai cambiamenti avvenuti in Europa negli anni '90. La ricerca in Portogallo, con la danzatrice e performer Valentina Parravicini e il supporto del c.e.m. di Lisbona, è mirata a lavorare su una serie di improvvisazioni in alcuni spazi significativamente legati alle trasformazioni urbane iniziate negli anni '90 e tutt'oggi in corso. Alcuni gesti nati dal contatto con questi luoghi diventeranno “matrici” per realizzare delle fotografie. Il progetto proseguirà con una seconda fase di residenza in Ucraina.

ENTE OSPITANTE

Hangar (Lisbona) è un centro di ricerca artistica situato a Graça, Lisbona. Comprende un centro espositivo, residenze artistiche e curatoriali e studi per artisti. Basato sul concetto di unificazione di alcune geografie, culture e identità, cerca di organizzare e produrre lo sviluppo di progetti artistici transdisciplinari nel campo delle arti visive, integrando presentazioni pubbliche e guardando alla Lisbona urbana come fulcro dell'intervento. È uno spazio indipendente gestito da artisti e curatori. 

Izolyatsia (Kievè una piattaforma senza scopo di lucro e non governativa per iniziative culturali, fondata nel 2010 sul sito di un'ex fabbrica di isolamento con sede a Donetsk. La fondazione prende il nome dal produttore originale. Nel giugno 2014 il territorio è stato sequestrato da rappresentanti armati dell'autoproclamata "Repubblica popolare di Donetsk". La fondazione è stata costretta a trasferirsi a Kiev. Ad oggi, IZOLYATSIA rimane concentrata sul Donbas.

Intervista

Corrispondenze: come spazio e corpo raccontano le trasformazioni urbane

Dalla storia -senza lieto fine- di una scuola di Lisbona ormai deserta, alla linea tratteggiata che percorre l'Europa da Lisbona a Kiev. Eleonora Quadri, in questa intervista scritta, ci racconta di più sul suo progetto - Corrispondenze- in cui danza, fotografia e performance si mescolano per restituire un’istantanea sulle aree urbane in trasformazione.

Nel tuo progetto c’è un fil rouge ricorrente: l’Europa anni 90’. Da dove nasce questa curiosità accademica e personale per questa epoca precisa?

Mi interessava capire le ragioni di alcuni processi a cui assistiamo oggi legati alla concezione europea del territorio e della città, e del loro sfruttamento. E gli effetti di questo sfruttamento sulla persona. Proprio negli anni 90’ abbiamo assistito all’ideazione dei corridoi transeuropei per i collegamenti veloci e lo spostamento di persone e merci,  progetti che hanno comportato significative ricadute sull'economia reale senza che ci fosse alcuna tutela per le comunità locali (pensiamo alla Val di Susa). Approfondendo gli anni '90, si ritrovano le ragioni politiche dei processi che hanno portato all'odierno scollamento tra le priorità politiche e le necessità delle persone: a un estremo esiste il progetto - urbanistico architettonico infrastrutturale – nella sua aleatorietà. Dall'altro c'è la tangibilità del suo impatto, il presente reale delle persone e dei corpi, che passa in secondo piano. A Lisbona, questi aspetti sono particolarmente evidenti ed estremi: seguendo il tracciato della trasformazione urbana subita dalla capitale portoghese lungo gli anni '90 in vista dell'Expo '98 si comprende la geografia dell'attuale processo di gentrificazione della zona orientale della città.

E proprio le trasformazioni urbane sono un tema ricorrente nel tuo progetto. Cosa ne pensi di questo fenomeno? Lo identifichi come un qualcosa di positivo, negativo o solo necessario?

Dipende se con il termine trasformazione stiamo nascondendo una gentrificazione. Approfitto di questa domanda per raccontare la storia della scuola secondaria Afonso Domingues. Un istituto tecnico di Lisbona fondato il 24 novembre del 1884 che tra i suoi studenti vanta José Saramago. La scuola è stata chiusa il 23 marzo del 2010 perché si trovava sul tracciato di uno snodo ferroviario che doveva collegare il quartiere di Marvila alla Terza Travessia do Tejo, il terzo ponte per l'attraversamento diretto del fiume Tejo da Lisbona alla riva opposta. Nel corso del 2010 il progetto del TTT fu ridotto e poi congelato per mancanza di risorse economiche. La scuola Afonso Domingues oggi resta svuotata e inutilizzata, in completa rovina e in una strada ormai deserta. Studenti e docenti sono stati smistati in altre scuole. Di fronte a questa vicenda e alla trasformazione in rudere di uno spazio storico ed educativo, mi chiedo cosa significhino in realtà termini come rigenerazione urbana, degrado e vuoto urbano. Non credo esistano processi inevitabili o obbligati. Esistono però precise responsabilità politiche. 
 

Parlando di processi e di cambiamenti avvenuti in Europa negli anni 90’, ce n’è uno che ti ha segnata di più o che hai incanalato nel tuo progetto? 

Il tracciato del Corridoio V è una delle immagini su cui sono tornata spesso durante la ricerca per questo lavoro: una linea tratteggiata che percorre l'Europa da Lisbona a Kiev. Il progetto fu quasi subito ridimensionato, ma quella linea ipotetica rimane come traccia di una precisa volontà politica ed economica, all'indomani del 1989. Prima ho citato la connessione tra i cantieri per l'Expo 98’ e la gentrificazione attuale della zona est di Lisbona. L'Estação do Oriente, che doveva essere il grande snodo dell'alta velocità portoghese, termine e origine del Corridoio V, è parte del parco Expo. Significa che tra quella linea lungo l'Europa ipotizzata negli anni '90 e una persona oggi sotto sfratto a Marvila o a Braço de Prata, zone colpite dall'attuale speculazione edilizia, c'è un rapporto di continuità diretta. Mi sono chiesta come raccontare questa continuità, tra corpo e città, senza rinunciare a un dialogo diretto con il passato recente attraverso la narrazione.

Per raccontare questa continuità hai ideato un progetto che si intitola Corrispondenza . È un nome che richiama molto l’atmosfera del pre digitale. Perché questa scelta? 

Mi piace molto la pluralità di significati di questo termine: corrispondenza è uno scambio epistolare (che può essere anche digitale, in fondo le e-mail sono lettere...), ma è anche quando due elementi combaciano, si trovano, corrispondono. Volevo evocare uno scambio, una relazione, che fossero reali, tangibili e corporei. Per ora il titolo del progetto, cambiato durante la costruzione del lavoro, è Corrispondenze, pensato per racchiudere diversi capitoli. Il capitolo su Lisbona, probabilmente, si chiamerà Seconda Corrispondenza. 
 

Accanto a te in questo percorso performativo e itinerante ci sarà una danzatrice, Valentina Parravicini. Cosa ha portato a questo crossover artistico? Quali punti senti che il tuo progetto ha in comune con la danza?

Questa parte di progetto nasce con la volontà di raccontare un'area urbana e le sue trasformazioni attraverso la “guida” di una presenza: volevo che ci fosse un corpo che abitasse gli spazi urbani che desideravo raccontare, che li percorresse e li osservasse, che ne analizzasse le forme entrandoci in contatto e in relazione. È stata fondamentale l'interazione tra la performance, la sua registrazione video, e la sua rappresentazione fotografica. 

Raccontaci come si svolge una delle vostre performance. 

Tutti i luoghi sono stati scelti per una motivazione storico urbanistica e disegnano un percorso plausibile, da Marvila fino alla Estação do Oriente. In ogni luogo abbiamo cercato di far dialogare lo spazio e il corpo, e di restituire questo dialogo attraverso l'inquadratura. Alla torre GALP, per esempio, unica costruzione che rimane nel parco Expo della vecchia zona industriale, Valentina Parravicini ha studiato delle posizioni che riprendessero la forma della struttura di ferro della base della torre. La performance è stata ripresa da una punto di vista scelto in modo da rinforzarne il significato, la forma del movimento e il suo racconto. In seguito la posa alla base del movimento è stata ripetuta, “astratta” in uno spazio neutro, e fotografata. 

Arte e danza si incroceranno nuovamente nel tuo progetto attraverso un terzo mezzo, appunto la fotografia. In un’epoca in cui scattiamo foto ogni secondo, secondo te c’è un modo per nobilitare nuovamente questa forma d’arte?

Non credo ci sia bisogno di nobilitare artisticamente la fotografia come specifico medium. Il valore artistico può essere riconosciuto trasversalmente a qualsiasi linguaggio. Vista la bulimia di immagini nella quale siamo immersi, credo che ci sarebbe piuttosto bisogno di alfabetizzare al linguaggio visuale, dando gli strumenti per fare un uso consapevole delle immagini, invece di subirne gli stereotipi.

C’è un messaggio che vorresti arrivasse a chi entrerà in contatto con il tuo progetto?

Non desidero mandare un messaggio. Non voglio nemmeno dire cosa dovrà provare chi vedrà il lavoro. Spero di essere riuscita a prendere posizione, e di riuscire a offrire un punto di vista da cui osservare. E di raccontare. 

Il tuo percorso artistico ti vedrà prima a Lisbona e poi a Kiev. Di questi due percorsi di ricerca artistica cosa senti che porterai con te a casa?

Il desiderio di approfondire ancora.

 

Performer Valentina Parravicini
Foto di Eleonora Quadri. Performer Valentina Parravicini.

 

quadri II
Foto di Eleonora Quadri. Performer Valentina Parravicini.

 

Quadri III
Foto di Eleonora Quadri. Performer Valentina Parravicini.