clarissa campironi

Arti Visive
clarissa
campironi
Città
lainate
Nazione di nascita
italia
Provincia
Milano
Età
38
Profilo
Il lavoro di Clarissa Campironi è assolutamente demodè, le sue sono opere lontane dalle mode e da quelle tendenze spettacolari e performative dell’arte contemporanea a cui ci hanno abituato le riviste patinate e il mercato turbato degli ultimi anni. Clarissa non fa videoinstallazioni, non usa vernici particolari, non ci sono capelli né luci psichedeliche nei suoi quadri, non c’è nulla di ciò nella sua tecnica. La sua arte è il figurativo: classico, tradizionale, immediata. Se le chiedete chi sono i suoi maestri vi risponderà che da piccola disegnava ogni giorno con il carboncino le ballerine di Degas: vi dirà che il suo riferimento culturale non sono Bruce Nauman, Fluxus o Marina Abramovic. Clarissa ama l’impressionismo. Il carboncino che usava per Degas, è lo stesso che oggi  utilizza insieme al pastello per le sue opere: fusaggine ovvero rame carbonizzato di salice. Uno strumento antico come lo è la lingua che l’artista usa nei suoi quadri: l’aramaico, simbolo dell’ interesse profondo per un mondo e un’atmosfera lontani, mistici, sacri. Ma il lavoro di Clarissa Campironi è allo stesso tempo attuale, contemporaneo, direi politico.  Il suo sguardo è sulla globalizzazione, sull’espansione sregolata e problematica di quelli che un tempo chiamavano paesi emergenti e che oggi sono emersi in maniera chiara e evidente: il bambino cinese di Clarissa Campironi contenuto in un hamburger è simbolo di un paese che ha già interiorizzato i traguardi ma anche i problemi dell’Occidente. Come la Cina, nella sua corsa bulimica verso il progresso, è simile al bambine obeso di Scoppierà, è il bambino obeso di Scoppierà. Clarissa conosce da vicino le contraddizioni del mondo contemporaneo: ha attraversato l’Oriente e ha vissuto un anno negli Stati Uniti, dove la sua attenzione di osservatrice della realtà si concentrava sulle comunità di cinesi di Los Angeles e New York. Quando è tornata a Milano, la sua città natale, il luogo che si prepara alla grande esposizione universale del 2015 che, come sapete, avrà come tema l’alimentazione ha iniziato a riflettere sul cibo come metafora dello sviluppo e del declino. I lavori di Clarissa, con il feto che fuma, il vecchio che porta sul suo volto i segni della povertà, il bambino africano abbracciato a una palletta di riso a mò di sushi - simbolo dell’espansione cinese in Africa - sono la dark side della crescita sregolata, un urlo critico contro gli eccessi del progresso. Ma nei suoi quadri dietro le facce tristi e l’apparente condanna, possiamo scorgere la speranza di un monito. Il ciccione vitruviano sembra dirci che i presupposti su cui abbiamo costruito l’equilibrio del XXI secolo possono cambiare se siamo noi a volerlo.  Che il riso può diventare risorsa e non condanna per il bambino africano, e che la crescita economica per la Cina può essere veicolo di crescita culturale e politica. Proprio a Pechino in questi giorni sono accaduti due episodi che rendono emblematica la sfida della modernità proposta da Clarissa Campironi: ha riaperto dopo 4 anni  il Museo Nazionale di Pechino dedicando la sua prima importantissima mostra all’illuminismo a cui si accompagna un Forum che per un anno porterà molti esperti e studiosi provenienti dalla Cina e dall'Europa per rievocare la storia dell'Illuminismo e per discure l'influenza sul presente e prospettando nuovi contributi della luce illuminista sul futuro mondo. Nella mostra c’è una sezione  «politica» chiamata «Emancipazione e la sfera pubblica», in cui le stampe e dipinti testimoniano i frutti pubblici dell’Illuminismo: il consolidarsi della democrazia, i diritti dell’individuo, delle donne , la libertà di stampa e di parola, ideali che in Occidente rimandano a conquiste del passato, ma che potrebbero rivelarsi molto forti in Cina. Allo stesso tempo è notizia dell’ultima settimana l’arresto del grande artista Ai Weiwei, considerato un dissidente dal governo cinese. Due direzioni opposte, due strade possibili. Ma un’unica speranza che è quella dell’uomo.