Le identità smarrite

Le identità smarrite

“Le identità smarrite”

 

 

Affrontando il tema della memoria e dell’identità, il progetto fotografico si basa sul tentativo, seppur utopico, di salvare dall’oblio storie di persone comuni e di provare a ricostruire e raccontare,  attraverso la metafora dell’oggetto, le vite (o più realisticamente, frammenti di vita) di una parte di umanità attraverso ciò che viene dimenticato quasi quotidianamente sui mezzi di trasporto urbani e nelle aree trafficate degli aeroporti di Roma.

 

Il racconto si snoda proprio attraverso una serie di scatti di alcuni oggetti trovati e catalogati all’interno degli Uffici Oggetti Smarriti di Roma Capitale e dell’aeroporto di Roma-Fiumicino. 

Solitamente gli oggetti ci fanno entrare nell’intimità delle persone, ci aiutano a ricomporne la fisionomia e le abitudini e ci parlano della persona a cui sono appartenuti, ma questi stessi oggetti, se pur isolati dal contesto privato, serbano le tracce di un’identità unica ed inconfondibile.  Essi non documentano soltanto un passaggio, ma seguitano a trasmettere vita. Questo materiale custodisce e rende tangibile il passaggio dell’esistenza, tutti quei momenti vissuti e frammentari che sono destinati a cadere inevitabilmente nell’oblio. 

 

La potenza evocativa che permea da questa sequenza fotografica non insiste sulla mera  catalogazione oggettistica del ricordo, ma ci parla della relazione tra la dimensione privata e pubblica della memoria e dell’identità. Non è importante sapere a chi sono appartenuti tali oggetti, chi per sbadataggine li ha dimenticati sul treno o sul vagone di un tram, ma ci porta a  sollevare una riflessione sul valore stesso della memoria, sul suo potere ma anche sulla sua fragilità. Alla memoria affidiamo, da sempre, il ruolo di detentrice e di testimone della nostra storia e in lei riponiamo una speranza di salvezza, anche per esorcizzare l’ineluttabile trascorrere del tempo. Ma proprio perché siamo coscienti che la memoria a volte è fragile e poco attendibile, ci affidiamo anche alla testimonianza degli oggetti, che in qualche modo parlano di noi, ci identificano e rappresentano il segno del nostro passaggio.

 

Ciò che traspare dalle immagini è un’atmosfera nostalgica e melanconica che è propria del ricordo e del tempo trascorso. In esse si individua il tentativo di raffigurare la memoria collettiva attraverso la ricostruzione di momenti e di storie personali della gente comune, ma non per questo meno importanti ed uniche. Proprio l’anonimato, anzi, rafforza il potere di queste immagini, innescando una sorta di immedesimazione e identificazione dell’osservatore. Anche per questo motivo, la selezione degli scatti è caduta su una serie di oggetti di uso comune, i quali più di altri esprimono una quotidianità di gesti e di necessità.

 

Il progetto, come accennato, è stato interamente realizzato all’interno dell’Ufficio oggetti smarriti dell’aeroporto di Fiumicino e dell’Ufficio centrale di Roma, dove sono rinvenuti e conservati ogni giorno, ma solo transitoriamente, gli oggetti perduti o dimenticati durante i viaggi e spostamenti quotidiani. Questi uffici, che all’apparenza ci appaiono come luoghi anonimi, quasi invisibili e spesso sconosciuti ai cittadini, sono in realtà dei luoghi che, al pari dei più noti musei in cui vengono conservati reperti storici di civiltà passate, custodiscono e raccolgono temporaneamente una enorme quantità di memoria e di storie in continuo rinnovamento.