Enrique Moya González

Altro
Enrique
Moya González
Città
Arezzo
Nazione di nascita
España
Provincia
Arezzo
Età
46
Profilo

Da Roberta Ballestrieri.

Ho accettato con grande piacere di seguire il percorso artistico di Enrique Moya González, giovane artista spagnolo laureato in Belle Arti e specializzato in disegno e pittura.

Il nostro incontro fisico è avvenuto alla prima personale dell’artista tenutasi ad Arezzo nel 2009 e, con grande stupore, mentre ero intenta ad ammirare le sue tele, riconobbi immediatamente la sua peculiare tecnica artistica, tecnica che avevo notato due anni prima, quando Enrique espose alcuni suoi lavori all’Arte Fiera di Bologna. Ricordo che in quella occasione, tra tante opere esposte nei diversi padiglioni presenti, le tele di Enrique, adagiate sul pavimento, suscitarono in me curiosità e stupore.

Osservando le prime opere e quelle attuali, si intuisce quanta strada abbia percorso Enrique Moya González in questi anni, e quanto si sia rafforzata la sua visione artistica; egli conduce una ricerca attenta, raffinata e mai banale. L’artista è ben consapevole che la sua è un’opera difficilmente etichettabile, e la sua tecnica artistica segue costantemente questo suo pensiero, è l’artista stesso a dichiarare: “a me piace spezzare tutti i discorsi e poi unirli e trovare il giusto collegamento”.

L’Italia gioca un ruolo fondamentale per la formazione artistica e culturale di Enrique Moya Gonzálesz il quale, grande appassionato dell’arte del passato, ha trovato nel nostro Paese la sua fonte d’ispirazione, e questo è ben evidente nelle sue opere. Oltre all’arte italiana, nei suoi lavori si coglie spesso un chiaro riferimento all’arte africana, utilizzata dall’artista come strumento per spiegare diversi concetti antropologici. Gli studi sull’antropologia, iniziati sette anni fa, portano l’artista a riconsiderare il rapporto tra maschio e femmina, e in particolar modo, sul legame che unisce questi due mondi apparentemente opposti. In cosa siamo diversi? Cosa invece ci accomuna? Come trovare il giusto equilibrio? Ecco le domande che si pone l’artista con sottile intuito e che ritroviamo nelle sue opere. L’idea artistica trova il suo equilibrio nella materia, lavorata con grande rispetto e devozione da Enrique Moya González; la carta, in particolar modo, diventa quasi un’ossessione per l’artista spagnolo; essa non è solo il supporto fisico delle sue opere, ma è qualcosa di ben più profondo: la “mia carta, afferma l’artista, deve adattarsi a me, deve entrare in sinergia con me, così facendo io accetto il suo mistero intrinseco”.

Le bruciature visibili sulle opere di Enrique Moya González sono “graffi” di presenza. All’inizio della sua carriera le abrasioni sulla tela erano poco domate, poco controllate; ma col tempo l’artista ha saputo trovare la giusta convivenza tra la sua tecnica e il caso, elemento inevitabile durante ciascuna fase di lavoro. Dichiara l’artista: “ora scelgo quando fermarmi, quando spingermi oltre e quando accentuare la bruciatura, non perdendo mai di vista il ruolo importante che gioca la casualità”. Le abrasioni mostrano piccole pellicole che si staccano dalla tela, esse formano delle gocce, degli schizzi che prendono vita, ricordando che il caso è sempre accanto all’artista, per questo l’opera di Enrique Moya González è unica: non è una fotografia, non è una pittura, non è un disegno, non è una stampa, non è una incisione. La bruciatura visibile nei quadri di Enrique Moya González è un modo per rompere gli schemi, capovolgere, spezzare i discorsi e trovare il punto di congiunzione tra le parti.

Le sue tele nascono da un mondo interiore; esse sono opere uniche e originali. Lo spettatore ha la possibilità di scrutare, di guardare, e non solo vedere, l’universo dell’artista e, allo stesso tempo, lasciarsi trasportare in un mondo altro. Questo è tutto ciò che racchiude l’opera di Enrique Moya González il suo talento comunica un concetto espresso tempo fa da Jackson Pollock, il quale dichiarava che “Ogni buon artista dipinge solo ciò che è”.

 

Balestrieri Roberta