Castrum Venticani

Castrum Venticani
Titolo: Castrum Venticani
Anno produzione: 2007/ 2008
Materia: terracotta
Tecnica: modellazione
Misure: m 0,16 x 0,48 x 0,12
“Castrum Venticani”
Progetto di un monumento da collocare nel mio paese, Venticano.
Esame di plastica ornamentale (prof. Patroni, allievo Russo Fabio) anno accademico 2007/2008
L’origine storica del toponimo di “Venticano” può essere fatta risalire a tempi remotissimi. Si racconta di un casale che fu distrutto dalle guerre tra romani e sanniti. A tali guerre sopravvissero solo una ventina di anziani dai quali la cittadina prende il nome. Infatti l’etimologia della parola riporta due termini: “venti” che si riferisce alla cifra numerica e “cani” a “canizie” “detto dei capelli e della barba bianca dei vecchi o saggi”. Diversamente Scipione Bellabona parla di “Castrum Venticani”, il toponimo secondo lui farebbe riferimento a venti successi riportati dai romani su questo territorio. Ciò ha riportato il mio pensiero sia all’Arco di Trionfo monumento per antonomasia eretto sul luogo in cui avveniva la vittoria di una guerra e sia alle le muraglie del medioevo che avevano la funzione di proteggere una comunità o un villaggio. Così ho immaginato una sorta di muro creato da“20 spazi”. Per i greci la colonna simboleggiava l’uomo, in questo caso l’uomo è rappresento dagli “spazi” creati dal “muro a fisarmonica” rispettivamente 10 per lato e quindi “20”. Il muro è frastagliato sia per riprendere la fisionomia del palazzo comunale alle spalle e sia per rendere l’idea di un’enorme barba bianca accentuata da alcuni faretti posti alla base di ogni “spazio” creando insieme all’illuminazione antistante al comune un’ambiente molto suggestivo. Infine la scelta della forte geometrizzazione del progetto é ispirata alle schematizzazioni e stilizzazioni delle forme anatomiche dell’arte greca. L’artista di allora riduceva tutto a forme geometriche; così gli occhi diventano due cerchi, i capelli ricci anch’essi erano formati da cilindri determinati da sagome ovali, e così via. Non per questo i greci erano da considerarsi incapaci perché volevano realizzare un qualcosa che fosse un di più rispetto al mondo delle apparenze. Per Platone e i pitagorici la bellezza si può trovare solo nelle forme geometriche perfette come il decaedro, nel cerchio e nel quadrato etc. Le forme geometriche rappresentano quasi una quinta essenza cioè una forma astratta perfetta che si avvicina al mondo superiore delle idee e si allontana dal mondo inferiore della materia.