Fabio Martinelli

Per lui l'unico vero peccato capitale è accontentarsi di ciò che si ha e ciò che si fa. Ecco che, quando esce dal suo studio dove fa il grafico 3D, vagabondando alla scoperta del mondo e alla ricerca di sé stesso, si accorge di avere una sensibilità per le arti visive fuori dal comune.
f.m. ama osservare, in silenzio, il mondo che lo circonda.
Registra tutto, elabora, è una macchina diabolica.
Poi agisce, e il percorso occhio/orecchio ͢ cuore/mente ͢ braccia/mani ͢ macchina fotografica/pennello/computer sfocia in una produzione creativa senza soluzione di continuità fatta di ricerche espressive mai uguali tra loro.
Un ragazzo che non vuole diventare grande, per continuare a scoprire la vita come fanno i bambini, per non rassegnarsi alla convenzione, all'abitudine, “al clima di questo schifo di città”.
Un artista che vuole crescere e arricchirsi dentro e arricchire, mostrando a chi lo può capire, tutto l'universo che ha dentro, affinando le tecniche, realizzando prodotti artistici mai scindibili da quel suo io profondo e intricato.
Unendo il pensiero alla manualità realizza opere che ne mettono a nudo l'interiorità e attivano pensieri e sensazioni in chi vi si trova davanti.
Pittura, fotografia, musica elettronica, le attività che lo fanno sentire vivo, tele, carta fotografica e dischi gli oggetti investiti dall'energia che gli brucia dentro, forza che lo porta a scoprire tecniche, materiali e objects trouvées da tradurre, raccontare, trasformare.
Se dovessi cercare tre parole per definire f.m. la prima sarebbe un verbo:
fare.
La seconda e la terza, indissolubili, sarebbero BIANCO / NERO, gli estremi, senza vie di mezzo, come le forze che si scontrano sempre dentro di lui.