apri battenti

apri battenti

Il progetto

 “apribattenti”, questo è il titolo del nostro primo lavoro discografico, rappresenta il canale scelto per comunicare liberamente ciò che siamo in musica e nella vita. Un contenitore di idee, suoni, stili, esperienze differenti. E' la sintesi di un racconto allo stesso tempo individuale, storico, antropologico e sonoro. L'espressione musicale, intesa come fusione di parole e suoni, è sviscerata attraverso la produzione creativa di brani che  traggono ispirazione dalla nostra terra, la Calabria, che porta in grembo miti, culture, viaggi e viaggiatori e tutto ciò che di loro è rimasto nel nostro DNA, alla ricerca di ciò che essa ha tratto dall'altro e cosa all'altro ha trasmesso. E' possibile leggere attraverso i brani dell'album un percorso che abbraccia diverse aree geografiche e culturali, diversi stili musicali. Le sonorità spaziano dal reggae alla musica tradizionale, attraverso una rivisitazione di essa del tutto personale, che non riguarda solo il campo musicale, bensì anche quello letterario. L'album proietta l'ascoltatore in un mondo che è già suo, raccontandogli storie di cui egli già conosce l'evoluzione, attuando però uno spostamento del punto di vista che rende contemporaneo e umanizza il mito. E' questo il caso di Morgana la donna ammaliatrice di cui si racconta nel brano dall'omonimo titolo. Umana, seducente e ingannevole.  Il mito della seduzione, quello della conquista e quello storico, convivono rinascendo agli occhi dei contemporanei attraverso un rarissimo fenomeno fisico che si verifica in particolari condizioni atmosferiche agli occhi dei reggini che voltano lo sguardo alle coste siciliane. Staccata dall'antichità e proiettata in una realtà a noi vicina che non nega la sua natura mitologica, ma la umanizza. “Apri-battenti” è un gioco di parole che fa leva sull'ambiguità linguistica. Le due lingue in questione sono la lingua italiana e il dialetto reggino. Nel primo caso l'espressione indica “aprire i battenti” in senso di buon presagio, di apertura verso qualcosa di nuovo, di un inizio. Nel secondo invece la reale protagonista del nostro racconto è la chitarra battente, strumento tradizionale calabrese. La tradizione, nonostante l'album sia composto per la maggiore da brani di musica inedita, rimane radice primordiale del nostro excursus, non a caso nel brano che dà il titolo all'album è proprio uno strumento tradizionale che prende parola, e dice tutto ciò che la gente non è più in grado di  pronunciare, per paura, per rammarico o per il troppo dolore. Una chitarra che urla i dolori di un popolo. Proprio quando la gente perde le speranze, è lei, che attraverso i suoi suoni ipnotici e allo stesso tempo stridenti, reca l'invito all'esorcizzazione del dolore. Il vecchio e il nuovo intesi non nella reciproca contrapposizione, ma nella perfetta e simbiotica dualità. I brani del disco, nonostante abbraccino una pluralità di stili, seguono un percorso ben preciso. Si passa così da tematiche che cercano l'interazione tra tradizione e modernità ad altre che raccontano dell'uomo e del suo rapporto col mito.  Alla prima tipologia appartengono brani come: “Tarantella del Gargano” e “'U rusciu te lu mare”, che mantengono linea melodica e testo interamente tradizionali, ma sui quali è stato fatto un lavoro ex-novo per quanto riguarda l'arrangiamento; “Anagrammi”, brano originale nato dallo studio approfondito di una tarantella tradizionale; “Cridenza” anche questo originale, ma nato dalla fusione di diversi detti popolari. “Ena Dio Tria”, per il quale è stato mantenuto il testo gracanico originale e riscritta una nuova linea melodica; “A mastria”, che rappresenta l'unione di due strumenti musicali di matrice comune ma appartenenti ad un tempo cronologico e geografico diverso: la chitarra battente e la chitarra flamenco; “'U sceccu 'nto linzolu”  che recupera le origini del famoso detto popolare calabrese; “Vento del Sud” brano originale che rappresenta la coesistenza di due realtà linguistiche di matrice comune: lingua italiana e dialetto reggino. Alla seconda tipologia, che racconta del rapporto tra uomo e mito, appartengono brani quali: “Morgana”, della quale s'è detto già in precedenza e la “Nuova colonia” colonna sonora originale dell'omonimo spettacolo teatrale che riprende la trattazione del mito      sociale. Tutto fa parte di noi, di ciò che siamo, compresi e sospesi nell'arco di tempo che è stato e quello che sarà.