Cric Croc e Manichiciascu

Cric Croc e Manichiciascu

Si chiamano "Cric, Croc e Manichiciasco", come un vecchio adagio siciliano. Tre personaggi con espressioni, indoli e caretteri diversi, legati fra loro da un filo rosso semantico che fa di quei tre volti distinti, di quegli sguardi opposti, un'unità coesa e al contempo sfacettata. Una Trinità, appunto. Dove la supremazia di Crick non può esistere senza la sudditanza di Crock, che a sua volta non può assumere un ruolo se non in riferimento a Manichiciascu. Una dipendenza "strutturale", dove ognuno degli attanti assume una valenza solo in relazione alla posizione, sociale e gerarchica, dei suoi "compari". Al centro il Boss, il vertice del triangolo, alla sua destra lo scagnozzo, con lo sguardo torvo e un ghigno nascosto, alla sinistra manichiciascu, il povero cristo, il "figlio babbo" parte suo malgrado di un gioco più grande, e crudele, di lui.Il tutto reso in presenza di una contingenza, di un coesistere, come in un ossimoro, di passato e futuro, di tradizione e futuribilità. Una compresenza di estremi resa possibile, però, solo nel presente. Nell'eterno presente dell'arte.Perchè possono passare gli anni, può persino mutare la genetica, "deformando" i connotati e le forme, ma l'indole umana resta imressa come un marchio, come una caratteristica specie specifica della razza, in quei volti sempre uguali nel tempo, nella "mira" di quegli sguardi umani, drammaticamente troppo umani.