HYPOGEUM

HYPOGEUM

Segni rituali, manufatti, resti organici in celle ipogeiche della bianca roccia diventano strumenti tangibili di una cultura passata. Un viaggio immaginario conduce l’artista all’analisi e alla contemplazione di ciò che resta. Del passato che si mostra. Un guerriero con un corredo nunziale probabilmente donatogli dalla sua sposa. Orazioni concettuali di segno algido segnano il deflagare del lungo percorso della scienza poetica dell’artista. Realtà materiale e dimensione spirituale ben si conciliano in una ricerca, dove il dato antropologico e naturale diventa iconografia (“I Vegetali”, “I Fossili”, ecc….) , architettura e armonia, arte del congiungere nella misura, scansione della forma. L’uso della carta, della cera, porta alla luce la natura, i ritmi profondi che regolano un organico sviluppo, sottolineando la forma evocativa e la vitalità poetica di materie antiche, apparentemente fragili eppure sorprendentemente resistenti all’usura del tempo. Non una diversa sperimentazione linguistica e metodologica nell’uso della tessitura , ma riflessione gestuale sulla trama e l’ordito, che diventa manipolazione ancestrale . Il lento tessere, con spaghi e cotoni, racconta storie arcaiche ma molto contemporanee, uno sforzo per liberarsi della superficie delle cose e penetrare nella materia allo scopo di svelarne le intime strutture.