Le Torri di Babele

Le Torri di Babele

Le Torri di Babele, 2007. 22650 coni gelato, dimensione ambiente. Installazione realizzata presso la Galleria Paolo Erbetta Arte Contemporanea, Foggia e Galleria Z, Bratislava (Slovacchia). Come nell’installazione “Un uovo mondo”, un’analoga stratificazione di significati è presente nell’installazione intitolata “Le Torri di Babele”, anch’essa eseguita con materiale organico, attraverso uno scrupoloso assembramento di 22650 cialde comunemente usate per fabbricare i coni gelato. Le due costruzioni, caratterizzate da una struttura elicoidale, sul modello del famoso minareto di al-Malwiyya della moschea di Samarra o della celebre torre dipinta da Peter Brughel, ripropongono il tema biblico della superbia punita. La hybris, come la chiamavano i greci antichi, è uno dei peccati più gravi in quanto consiste nella sconsiderata pretesa da parte dell’uomo di eguagliare l’opera divina. Duplicando la figura della Torre di Babele, l’artista innesca l’ennesimo slittamento di senso. Così, all’allegoria babelica si sovrappone evidentemente il più recente dramma delle Twin Towers, interpretato dall’estremismo islamico come un atto di punizione divina per la superbia economica, politica e militare del sistema americano. L’installazione diventa, allora, un monumento effimero alla fragilità umana, edificato con un elemento corruttibile come il cibo (le cialde). Un cibo dolce, però, che rimanda ad un altro peccato capitale, l’ingordigia, che si manifesta nella voracità insaziabile di una società ipertrofica, che finirà inevitabilmente per divorare se stessa.