Andrea Giomi

Musica
Danza

Andrea Giomi

Destinazione

Nice - France

Periodo
-
Partito
Il progetto (e info su ente)

La proposta presentata concerne la realizzazione di una serie di applicazioni per l'interazione tra gesto e musica nell'ambito della danza multimediale. Il progetto consta di tre fasi:

  1. Sviluppo informatico di un'applicazione interattiva per la captazione del movimento
  2. Composizione di un design sonoro relativo alle produzioni artistiche previste
  3. Realizzazione di due performance a partire dalla collaborazione con la coreografa Laurence Marthouret e con la compagnia TRANS.


ENTE OSPITANTE
 

Il CIRM (Centre National de Création Musicale) è uno dei sei centri nazionali francesi di creazione musicale. Le sue attività sono concentrate su quattro settori: produzione, distribuzione, ricerca e formazione, e i professionisti che lo frequentano sono prevalentemente compositori, ricercatori, tecnici del suono, musicologi e studenti in composizione elettroacustica. Fondato nel 1968 dal compositore Jean-Marie Etienne, il CIRM si trasferisce a Nizza nel 1978.

Intervista

di Michele Prencipe

Da dove nasce l’idea di combinare due realtà così distanti come l’informatica e la danza?

L'idea non è del tutto nuova. Già a partire dagli anni '90 l'incontro tra danza e nuove tecnologie ha prodotto una significativa sperimentazione volta ad estendere i limiti virtuali del corpo. Artisti come Robert Wechsler, William Forsythe, Jaime Del Val, Suzan Kozel e Ariella Vidach, per citare alcuni nomi, sono stati dei veri e propri pionieri in quest'ambito. La sfida cruciale, oggi, non è tanto la sperimentazione in sé per sé di raffinati dispositivi di motion capture all'interno della scrittura coreografica, quanto piuttosto il tentativo di integrare tali strumenti all'interno di un linguaggio autonomo che valorizzi gli aspetti multisensoriali della percezione. 

Il percorso di ricerca che porto avanti, sia dal punto di vista della programmazione multimediale sia per ciò che concerne il sound design, mira infatti allo sviluppo di strumenti in grado raffinare, nel performer, la consapevolezza dei processi fisiologici che sono alla base del gesto e del movimento. In questo senso le nuove tecnologie possono essere un mezzo piuttosto efficace, utile a riorganizzare la geografia sensoriale del corpo. A partire da questa ipotesi è possibile anche immaginare l'emergere di un pensiero sonoro autonomo all'interno della scena performativa contemporanea.

Come sei entrato in contatto con Laurence Marthouret e la compagnia TRANS?

Mi sono interessato al suo lavoro di coreografa già diversi mesi fa in vista di un mio possibile partenariato con il CIRM di Nizza. Laurence infatti ha già una lunga esperienza come danzatrice e artista impegnata nel corpo a corpo con le nuove tecnologie. Con la compagnia TRANS hanno dato vita, negli ultimi anni, a non pochi lavori in cui lo strumento interattivo viene integrato, con profonda cura e sensibilità, all'interno di un discorso più ampio di sperimentazione tra musica, danza e immagine. 

Lavorare con performer che hanno già un'esperienza pregressa con la creazione digitale è un fatto non ovvio perché implica una messa in discussione dei nostri riferimenti sensoriali abituali e dei processi creativi convenzionali. Occorre imparare a sentire e ad immaginare in una maniera nuova e non affatto scontata. D'altro canto, anche Laurence era molto interessata al modo in cui mi approccio, come artista e compositore, alla creazione multimediale. Probabilmente il nostro punto d'incontro è stato una comune etica nei confronti della tecnologia, ovvero disegnare lo strumento digitale e il suo comportamento interattivo a partire dall'ascolto del corpo. 

Come ti sembrano le premesse di questa residenza?

Le premesse per il lavoro sono decisamente buone. Mi appoggerò in questi sei mesi al CIRM (Centre National de Création Musicale) di Nizza, istituzione prestigiosa con una cinquantennale esperienza alle spalle nell'ambito della ricerca e della produzione musicale e tecnologica. Recentemente i loro interessi si sono aperti anche al mio ambito di specializzazione, quello delle tecnologie interattive, tanto da essere i co-produttori di “Meltem”, ultima creazione della stessa Laurence Marthouret e della CIE Trans.

Resoconto

di Michele Prencipe

Come si è svolto il tuo lavoro presso il CIRM di Nizza?

Si è trattato di un periodo di residenza della durata di sei mesi in cui ho avuto accesso alle strutture del centro e, in particolar modo, agli studi di produzione musicale. Il centro svolge da anni un lavoro di ricerca e produzione legato alla composizione elettronica ed elettroacustica nell’ambito della musica classica contemporanea.
Il mio progetto, centrato sullo sviluppo di applicazioni interattive per il controllo gestuale dei processi sonori, è andato dunque a integrarsi a latere delle produzioni principali del centro.
I primi due mesi di lavoro sono stati caratterizzati da una fase di ricerca e sperimentazione: studio di sistemi interattivi già esistenti, approfondimento delle bibliografia accademica a livello internazionale, messa a punto dei primi esperimenti con diversi sensori per il motion capture. In questa fase ho inoltre iniziato il lavoro di programmazione interattiva con MaxMsp con l’aiuto, tra gli altri, della coreografa Laurence Marthouret, il cui contributo è stato significativo al fine approfondire alcune possibilità del sistema.
I mesi di marzo e aprile sono stati dedicati principalmente alla composizione musicale presso gli studi del CIRM. In questo periodo i dispositivi messi a punto nella prima fase (sensori di posizione e sensori di movimento) sono stati interfacciati con i feedback sonori. Parallelamente alcuni test sono stati svolti presso l’Université de Nice Sophia Antipolis dove ho avuto la possibilità di presentare il mio lavoro all’interno di workshop e corsi universitari. L’ultima fase è consistita nella preparazione di due lavori distinti in ambito performativo, i quali mi hanno dato la possibilità di mettere in scena il lavoro di creazione digitale e sonora svolto nelle prime due fasi di  lavoro.

La tua ricerca ha avuto come punto di approdo la realizzazione di due performance: cosa rappresentano per te?

Il lavoro di ricerca e sviluppo svolto in questi mesi ha trovato forma concreta in due lavori autonomi grazie ai quali ho potuto esplorare due possibili terreni di applicazione.
Una prima creazione ha visto la luce a inizio maggio sotto forma di solo, a metà strada tra un concerto e una performance di teatro-danza, che ho presentato durante l’aCROSS Festival a Plaisir. Questa performance nasce in parte dal lavoro svolto nella prima parte dell’anno con Laurence Marthouret, la quale mi ha suggerito di impegnarmi in prima persona come performer e non solo come interaction designer e compositore. Questo primo studio è stato dunque un momento fondamentale per ampliare la mia ricerca artistica sul corpo, ricerca che intendo portare avanti sempre sotto forma di solo durante i prossimi dodici mesi.
La seconda performance presentata durante il periodo di residenza è consistita invece in un lavoro di teatro di ricerca con la compagnia Kokoschka Revival (di cui faccio parte) che è stato presentato presso gli spazi de Le Hublot di Nizza, e sostenuto a livello di network dal CIRM. Questo lavoro, interamente articolato attorno ai dispositivi d’interazione sonora da me realizzati in questi mesi, mi ha permesso di approfondire notevolmente le potenzialità narrative delle nuove tecnologie in ambito drammaturgico.

Cosa ha significato quest’esperienza per la tua formazione artistica?

I sei mesi di residenza hanno rappresentato un momento chiave per diverse ragioni. Innanzitutto ho avuto la possibilità di porre in essere alcune ricerche in ambito artistico e tecnologico che già da qualche anno stavo portando avanti. Secondo elemento, forse ancor più decisivo, è stato la possibilità di instradare dei percorsi di ricerca autonomi che avrò modo di portare a compimento nel corso dei prossimi mesi.
Inoltre, è stato significativo lo scambio e la mentorship di cui ho potuto beneficiare durante tutto il periodo di residenza. Dai sistemi interattivi alla sperimentazione sonora, l’équipe del CIRM ha seguito passo passo l’evolversi del processo creativo consigliandomi le direzioni da seguire e sostenendo in maniera entusiastica lo sviluppo del lavoro, sostegno che proseguirà anche nei prossimi mesi attraverso nuovi momenti di restituzione pubblica. Un ultimo elemento di rilievo dal punto di visto formativo è stato sicuramente l’aver avuto accesso a un network internazionale nell’ambito musicale e delle arti digitali.