Barzon Lara

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Danza
Teatro

Barzon Lara

Destinazione

Montevideo - Uruguay

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Il progetto prevede un periodo di Residenza presso l’INAE (UY) per la creazione e la presentazione dello spettacolo Istmo Nomade diretto da Fausto Ribeiro. Si tratta di una prima tappa di lavoro, che verrà successivamente sviluppato tra Uruguay e Italia. Lo scopo è realizzare uno spettacolo solista itinerante indagando il tema della casa e della migrazione: dai linguaggi ibridi, che spazino tra danza e teatro, nella nostra contemporanea precarietà cosa chiamiamo casa? L’interesse è orientato ad abitare luoghi non convenzionali e coinvolgere il pubblico in modo attivo per trovare nuovi modi per ABITARE.

ENTE OSPITANTE

L' "Instituto Nacional de Artes Escénicas"  è il risultato di oltre tre anni di intenso lavoro (2009-2012) e della continuità dei programmi e delle attività dell'area delle arti dello spettacolo (creata nel 2008) della "Dirección Nacional de Cultura del Ministerio de Educación y Cultura".

Fin dalla sua creazione, gli obiettivi di INAE sono stati la promozione, la protezione, il rafforzamento, la produzione, la ricerca e la diffusione delle arti dello spettacolo, nonché la formulazione di politiche pubbliche per promuovere il teatro, la danza, i burattini e il circo, entrambi in Uruguay, come sua proiezione internazionale.

Il progetto dell'"Istituto Nacional de Artes Escénicas" è stato accolto come Centro Regionale per le Arti dello Spettacolo del Mercosur, al XXXIII Incontro dei Ministri della Cultura del Mercosur, un sostegno che consente l'attuazione di programmi di residenza, corridoi di formazione e il consolidamento dei centri di sperimentazione a livello regionale. 

A partire dal 2009, il "National Institute of Performing Arts (INAE)" è stato creato come organo di governo per la promozione e il supporto delle arti dello spettacolo in tutto il paese. Questo progetto è stato accolto con favore dal "Mercosur Regional Performing Arts Center", al XXXIII Meeting dei Ministri della Cultura del Mercosur, che consentirà l'implementazione di un programma di residenza, un corridoio di formazione e un centro sperimentale a livello regionale .

Intervista

Smettiamo di essere soldati: è tempo di creare un mondo a nostra misura
Lara Barzon ci racconta in questa intervista di migrazioni del corpo, dell’urgenza di riportare vita nei teatri, degli effetti che ha sulla nostra natura il modo di abitare le città.


1) Il tuo progetto ruota intorno al tema della casa e della migrazione e lo racconti attraverso la danza. Mi viene in mente che ad esempio quando gli uccelli migrano d’inverno verso luoghi più caldi mettono in atto quella che somiglia ad una
coreografia. Tu perché hai scelto la danza per trattare questi temi?

La danza è l’arte del corpo e il corpo è necessariamente al centro di ogni migrazione. Perennemente i nostri piedi mettono in atto la danza dell’equilibrio migrando impercettibilmente da destra a sinistra, i nostri occhi danzano frenetici per raccogliere più
informazioni visive possibili, il nostro cuore segue un ritmo costante che permette al sangue di migrare dal centro alle periferie del corpo.

Una volta durante un incontro di Body Mind Centering l’insegnante ha parlato delle migrazioni delle nostre cellule raccontandoci che le cellule del nostro corpo, quando siamo solo un embrione nell’utero di nostra madre, migrano da una parte all’altra per poi specializzarsi e andare a formare i diversi organi. Studiando l’embriologia si scopre che cuore, cervello e braccia nascono dalle stesse cellule che migrano da un centro fino all’estremità delle mani.

Noi quindi, pur razionalmente inconsapevoli, siamo in uno stato di perenne migrazione. Inoltre la danza è l’espressione più genuina di un popolo e il linguaggio universale del corpo scavalca qualsiasi barriera linguistica. Conoscere un altro paese attraverso la loro danza è come entrare a farne parte con il corpo, con la spontaneità e non con i ragionamenti e i discorsi e con tutto ciò che essi si portano appresso.


2) Ora mi sorge spontanea una domanda d’obbligo: cos'è per te casa e soprattutto, dov’è?

Ci sono alcuni luoghi in cui mi sento a casa e se devo darti una risposta semplice ti direi che ultimamente casa mia è a Torino, nonostante mi sposti continuamente; eppure mi sento di dire che è solamente il posto dove ora ho base.

Con i colleghi di questo progetto stiamo lavorando al concetto di rizoma , vale a dire: non siamo come un albero che una volta che ha messo radici crescerà li per sempre e non siamo nemmeno totalmente senza radici. Piuttosto mettiamo radici ad ogni passo. Abbiamo bisogno delle radici per poter crescere ma queste non sono fisse bensì mobili, in questo modo ogni luogo che incontriamo e che diventa nostro per un po' diventa un pezzo di casa.

Quindi sicuramente Camisano Vicentino, il paese dove sono cresciuta e dove vivono i miei genitori, è la fondamenta della casa, Venezia la porta d’ingresso, Torino la camera da letto, Genova il soggiorno, Madrid una stanza ancora in costruzione, Montevideo il terrazzo.


3) Nel tuo progetto inviti a riflettere sulla possibilità di abitare luoghi non convenzionali. Puoi farci un esempio di uno di questi luoghi?

Credo che pensare al teatro e alla danza solo all’interno di un edificio teatrale sia riduttivo in questo periodo storico. L’urgenza ora è intrecciare nuovamente i fili di arte e vita quotidiana e dico “nuovamente” perché una volta era così.

La gente non andava a teatro per stare in un religioso silenzio come ora accade, bensì partecipava attivamente a quello che vedeva e nei palchetti dei teatri all’italiana addirittura si banchettava; il teatro era un luogo pubblico, non un edificio a porte chiuse che apre solo per lo spettacolo. Ma questo teatro ora troppo spesso sa di stantio.

Credo quindi che sia il momento di occupare altri spazi,così che l’arte possa arricchirsi di potenzialità e significati che rispondano alle esigenze del contemporaneo, ovvero non più consumare passivamente (per fare quello basta guardare Netflix da casa propria) ma trovarsi immersi in un qualcosa che sta accadendo in un luogo inusuale, magari abbandonato.

Un esempio potrebbe essere uno spettacolo di teatro visto attraverso la vetrina di un negozio, una scalinata che permetta di giocare con i piani e i punti di vista, un quartiere intero che ospita uno spettacolo itinerante coinvolgendo gli abitanti.

Nel nostro caso stiamo lavorando alla costruzione di una installazione che richiami un gazebo o una serra che possa essere montato ovunque e che funga da casa mobile dello spettacolo dandoci la possibilità di giocare con l’interno (e quindi di creare un ambiente immersivo per lo spettatore) e l’esterno.


4) Il tema dei nuovi modi per abitare si fa sempre più caldo con l’aumentare della popolazione: basti pensare che ci sono città in Cina che contengono milioni di abitanti. Hai già immaginato dei possibili modi di abitare da attuare ora o in futuro?

Credo che il modo di abitare sia strettamente legato alle condizioni di vita che non si misurano solo in povertà e ricchezza ma anche in qualità di tempo, rapporti, ecc. Se continuiamo ad andare incontro ad una società che ci misura solo in base a quello che produciamo e guadagniamo questo ci porta a sacrificare tante cose che da primarie come dovrebbero essere vengono tralasciate e ad accettare delle condizioni abitative disumane che non sarebbero necessarie se non ci fosse questo risucchio cittadino che prosciuga le campagne.

Per quanto io sia una grande amante delle città mi rendo conto che stiamo completamente perdendo il contatto con la natura, il che si traduce in una perdita del contatto con la NOSTRA natura di umani, siamo fatti per vivere non per produrre. Scardinando questo fattore, guardando la vita nel suo insieme,forse non ci sarebbe la necessità di stiparsi in
monolocali sterili usati come dormitori.


5) Come vorresti vedere sviluppato il tuo progetto?

Recentemente si è aggiunto come paese partner l’Argentina e come sostenitore l’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo, il che ci ha permesso di strutturare il progetto in tre tappe che, causa covid, sono diventate quattro.

La prima si è svolta online e la seconda corrisponde con il periodo di residenza in Uruguay. Saremo poi ospitati in Italia tra Torino, Vicenza e Venezia per una seconda fase di creazione e una prima apertura al pubblico, per poi tornare in Sud America con una terza tappa aperta alla cittadinanza ad Alta Gracia (ARG) e infine tornare per una tournée in Uruguay.

Dietro questo progetto ci sono persone che condividono il desiderio di creare insieme. Per questo mi auguro che questo sia l’inizio di un percorso di costruzione di ponti creativi tra i due continenti che possa ingrandirsi e mano a mano prendere una forma sempre più definita.

lara barzon 1
Foto di Plinio Marsan

 

Lara barzon 2
Foto di Moira Spitoni

 

Lara barzon 3
Foto di Alessio Panzetta