Bossi Marco

Mossi marco
Musica

Bossi Marco

Destinazione

Alimos - Greece

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Percorso di perfezionamento artistico post lauream. Conseguito il Diploma Accademico di II Livello in Direzione d'Orchestra, l’artista ha intrapreso un periodo di perfezionamento per approfondire la conoscenza dei repertori lirico/sinfonici mediante la partecipazione a masterclass internazionali. Importanti occasioni per lavorare con direttori affermati ed orchestre sinfoniche professionali, le masterclass sono un luogo di scambio delle esperienze con i colleghi provenienti da tutto il mondo, e facilitano l'accesso ai prestigiosi concorsi necessari allo sviluppo della carriera artistica.

ENTI OSPITANTI

La Philharmonia di Atene è un'orchestra sinfonica professionale di alto livello, fondata nel novembre 2016. Ciò che la distingue dalle altre orchestre di Atene è il fatto che dà priorità all'esecuzione di opere di origine greca e di compositori greci. Queste opere vengono portate alla luce e la musica viene restaurata da gruppi di ricerca all'interno dei dipartimenti di musica delle università greche.

L' "European Music Academy" si concentra sulla collaborazione con cantanti e direttori d'orchestra che sono studenti avanzati e con coloro che hanno già iniziato una carriera professionale. I partecipanti lavoreranno con la "North Czech Philharmonic Teplice" sotto la guida di artisti di fama internazionale con esperienza professionale in importanti teatri lirici come il Metropolitan Opera, il Teatro Nazionale di Praga, la Deutsche Oper Berlin, la Grand Opéra de Paris, l'Opera di San Francisco, il Covent Garden, l'Opera di Stato di Vienna e i Festival di Bayreuth e Salisburgo.

La "Belgrade Philharmonic Orchestra" è un'orchestra in Serbia, regolarmente considerata come una delle più raffinate nel Paese. La sua sede principale è a Belgrado. Fondata nel 1923 dal primo direttore e capo direttore Stevan Hristić, uno dei più importanti compositori e direttori serbi. 

Intervista

Così lontani, così vicini: la musica ai tempi dello streaming

Dai banchi di scuola alle orchestre di Atene, Belgrado e Repubblica Ceca. Abbiamo intervistato Marco Bossi, musicista e direttore d’orchestra e insieme abbiamo discusso di team work, sinfonie mainstream e del futuro delle attività musicali.

 

Partiamo dal principio. Come è nata la tua passione per la musica?

Ho cominciato il mio percorso di studi col pianoforte, quando ero in prima media. È iniziato come un gioco, ma poi è diventato un impegno importante.

 

I tuoi studi richiedono molta disciplina. Come è stato per te riuscire a conciliarli con l’adolescenza e la spensieratezza dei vent’anni?

A quell’età, dai 13 ai 22 anni, si ha un’energia tale che tante difficoltà non le senti.

Come studiare pianoforte per dieci anni, per tante ore, anche d’estate, col caldo del sud. Guardando indietro penso che è stato possibile proprio perché ero un ragazzino. Quindi no, non è stato difficile, perché ho avuto il vantaggio di farlo da giovanissimo.

 

C’è qualche difficoltà o pregiudizio con il quale ti sei scontrato agli inizi della tua carriera?

È un mondo difficile, specialmente quello della direzione d’orchestra e bisogna riuscire a muovere i passi giusti fin da subito. Pregiudizi no, difficoltà sì, come tanti miei amici che non vengono da una famiglia di musicisti ma che sono riusciti lo stesso a fare un ottimo percorso incontrando le persone giuste, creando le occasioni giuste. Ecco, fare il musicista non è solo una questione di studio. Bisogna essere in grado di progettare per sé stessi un percorso efficace sia di formazione che di post formazione. È un’abilità ulteriore.

 

Quali sono oggi le qualità indispensabili per un musicista?

Saper creare dei progetti musicali propri, specialmente nell’ambito della direzione d’orchestra. Prima di riuscire a vincere dei concorsi è necessario riuscire a creare dei progetti musicali propri, con un ensemble o una piccola orchestra. Poi anche studiare repertori non comuni per fare esperienza e produrre qualcosa di bello partendo da idee proprie. Il mondo della musica è sterminato e c’è tanta musica al di fuori del repertorio mainstream che aspetta di essere sviluppata.

 

Il mondo della musica cambia ogni giorno. Cosa ne pensi delle correnti musicali di oggi come il trap e l’indie?

Dobbiamo innanzitutto fare una distinzione: la musica di cui mi occupo io è la cosiddetta musica “colta”. Non lo dico per darmi delle arie, però è un modo per fare una distinzione. Da un lato quindi c’è la musica colta e dall’altro una musica legata all’intrattenimento , al consumo. Non sempre dobbiamo ascoltare una sinfonia di Mahler che ci conduce dagli inferi alle stelle, possiamo anche ascoltare musica leggera. Non è però una musica che conosco bene o che ho nella mia playlist.

 

Che musica stai ascoltando ora?

In questo momento sto ascoltando un repertorio che da giovanissimo non ascoltavo ed è la musica di Wagner. All’epoca mi sembrava troppo pomposa, monumentale, esagerata. Invece durante il lockdown l’ho riascoltata e a distanza di 10 anni l’ho riscoperta molto bella.

 

Parliamo invece dei tuoi spettacoli.  C’è stato un momento, un episodio, in cui hai pensato “ ho fatto la scelta giusta”?

Più che raccontarti di un episodio ti posso raccontare di una sensazione che mi da  la conferma che la musica è la scelta giusta. Mentre suono e dirigo arriva sempre un momento in cui mi accorgo che ho diretto e suonato la musica esattamente come volevo ed è in quella frazione di secondo che penso quanto sia bello poter fare musica come mestiere.

 

Oltre a dirigere spettacoli sei anche un veterano delle masterclass. Cosa accade lì?

La masterclass aiuta a mettersi alla prova con un’ orchestra, un’orchestra vera. Nelle masterclass puoi metterti in discussione e pensare “questo passaggio posso risolverlo in diversi modi”, cosa che non puoi fare in concerto. In concerto devi far funzionare subito tutto. Poi succede che si incontrano dei bravi maestri e si gira per tanti paesi. Hai la possibilità di coniugare il desiderio di viaggiare e scoprire il mondo con il desiderio di formarsi. E infine succede di incontrare tantissimi colleghi direttori e strumentisti da tutte le parti del mondo con cui instaurare scambi autentici.

 

A proposito di questo, oggi tutti parlano di team work e anche dirigere un’orchestra ha a che fare con questo. Tu come vivi il lavoro di squadra?  È difficile raggiungere un equilibrio?

Prendiamo come esempio le esperienze vissute con Movin’Up. Una era un’orchestra stabile nel nord della Repubblica Ceca, una un’orchestra giovanile a Belgrado e infine quella di Atene era una via di mezzo tra queste due. La sensazione è sempre la stessa, che il direttore è una guida forte di cui tutti sentono la necessità. Il direttore è bravo quando pur guidando, pur tenendo le briglie della carrozza ,riesce a dare l’impressione che siano gli altri a fare la maggior parte del lavoro. Quando accade questo, per qualche ragione metafisica,  l’orchestra suona incredibilmente bene perché sente di aver spazio ma anche di essere guidata.

 

A causa della pandemia molti eventi nel mondo della musica sono stati sospesi. Tu come stai vivendo questo cambiamento o come lo stai avvertendo intorno a chi come te fa questo nella vita?

È un cambiamento decisivo e siamo tutti in attesa di capire come le attività musicali potranno ripartire. In questi mesi ci sono stati un po’ dei surrogati delle attività musicali come i video in streaming, ma per quanto sia stato bello far qualcosa quella non è la musica. Sicuramente ci sarà da ripensare a tante cose, ma non si potranno fare i concerti in streaming, senza pubblico o con le basi dell’opera registrate. Bisognerà reinventarsi, l’umanità stessa dovrà reinventarsi. C’è da capire anche come l’orchestra potrà suonare insieme perché è fatta di strumenti a fiato, di

contatto, di vicinanza.

 

C’è un teatro o città dove ti piacerebbe esibirti quando tutto questo sarà finito?

Io sono originario della provincia di Lecce ma ormai vivo e lavoro a Milano dove ho studiato direzione d’orchestra. Tuttavia, pur trovandomi bene a Milano, come ogni meridionale sono rimasto attaccato in modo sanguigno alle mie radici. Ecco perché, da un punto di vista sentimentale, mi piacerebbe condividere quello che ho appreso fuori nella mia terra. Poi, da un punto di vista professionale ma lo stesso un po’ sentimentale, mi piacerebbe raggiungere traguardi verso teatri nel mondo e in Italia. Speriamo che questa pandemia non sia un blocco.

 

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