Dellavalle Giulia (Giulia Deval)

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Dellavalle Giulia (Giulia Deval)

Destinazione

Barcellona - Spain

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Antes de la Catàstrofe, Rutas Etnograficas 3302 è una metodologia / workshop per gruppi che indaga i processi di co-creazione attraverso le dinamiche del gioco, l'uso del suono e l'improvvisazione di discorsi. L'attività, concepita come un gioco di finzione per voci, nastri magnetici e dispositivi analogici manipolati, si configura come un finto congresso etnografico ambientato nell'anno 3302 e può essere definito, nella sua fase finale, come una performance workshop based archiviata in formato podcast.

Progetto sviluppato durante residenza internazionale presso Hangar.org – > Artista selezionata Movin’Up 2018/2019 aveva rinunciato al sostegno economico per cause di forza maggiore

ENTE OSPITANTE

Hangar è un centro di ricerca e produzione artistica che offre supporto agli artisti. La missione di Hangar è quella di supportare gli artisti visivi e i creatori durante le diverse fasi del loro processo di produzione artistica e di contribuire al miglior sviluppo dei loro progetti. Per fare ciò, Hangar facilita loro attrezzature, strutture, assistenza alla produzione e un contesto adatto alla sperimentazione e al libero trasferimento di conoscenze. Il centro offre una serie di servizi e un quadro che permette la ricerca e lo sviluppo di produzioni artistiche nella loro interezza o in parte. Hangar segue i risultati includendo i progetti in varie reti e piattaforme, o individuando le possibilità per la loro incorporazione in altri campi.

Hangar è finanziato principalmente dal Governo Regionale della Catalogna e dal Comune di Barcellona, e gode della collaborazione specifica della Fondazione Banc de Sabadell per le attività degli artisti residenti, del Ministero della Cultura e della Commissione Europea per lo sviluppo di progetti specifici. La Fundació Privada AAVC è responsabile della sua gestione, e un Comitato di Programma rinnovato ogni due anni si occupa della sua direzione artistica. Il modello di gestione di Hangar e la sua visione come servizio pubblico focalizzato sulla produzione e la ricerca fanno di Hangar uno spazio specializzato nel sostegno agli artisti.

Intervista

 

 

Antes de la Catàstrofe. Rutas Etnograficas 3302

Futuri distopici, nastri epifanici e linguaggi etnografici: parola a Giulia Deval che si racconta in questa intervista scritta.

 

Blackmirror, Divergent, Hunger Games: oggi abbiamo molti esempi di futuri distopici. Tu come hai immaginato il nostro futuro?

Antes de la Catàstrofe è un gioco da tavolo per voci e nastri magnetici ritrovati che porta 4 partecipanti ad improvvisare dei discorsi come se fossero etnografi del futuro, durante un congresso ambientato appunto nel 3302. Come in molti giochi di società, l’azione parte da un testo introduttivo (scenario) che dice grossomodo “grazie a questi nastri ritrovati, gli etnografi del nostro Istituto ricostruiranno quali erano i pilastri culturali della società estintasi con la Grande Catastrofe”. Il mio principale compito all’interno della dinamica di gioco è proprio la scrittura di questo scenario che getta le basi per le improvvisazioni dei partecipanti senza svelare troppo, anzi, aprendo uno spazio vuoto… non sono io quindi a immaginare il futuro, quanto i partecipanti stessi, che parlano del presente da una prospettiva futura.

 

Raccontaci come si svolge il gioco.

I giocatori sono seduti attorno a un tavolo con a disposizione walkman e cassette. Durante il laboratorio, della durata di tre giorni, esploriamo insieme semplici tecniche di manipolazione del nastro (loops, erosioni, cambiamento di velocità) che costituiscono il set del gioco. A turno ogni partecipante gioca nel ruolo dell’etnografo, che improvvisa un discorso, mentre gli altri giocano nel ruolo di “disturbers”, creando un tappeto sonoro disturbato e lasciando intrasentire all’etnografo il contenuto dei nastri. Il discorso dell’etnografo si configura come una sorta di traduzione in simultanea/commentario di una serie di nastri appartenenti al millennio passato.

 

Da dove vengono questi nastri che sono al centro dell’improvvisazione? C’è una storia dietro?

È la particolarità un po’ magica del progetto, tutto nasce dal reale ritrovamento di queste cassette. Un anno prima della Residenza Internazionale con cui ho partecipato a MOVIN’UP, mi trovavo presso lo stesso ente ospitante, Hangar.org (Barcellona), per ITERATIONS, un progetto europeo incentrato sulla collaborazione tra artisti in contesti multidisciplinari e digitali. Ero stata selezionata per questo progetto insieme ad altre sei artiste (Iris Torruella Segura, Rosa Llop, Julia Gorostidi, Antonia Manhartsberger, Azahara Ubera e Constanza Mendoza) con le quali in seguito si è formato il collettivo RICA RICKSON. Una sera camminavamo per la strada e vicino a un cassonetto ho notato una borsa trasparente… dentro c’erano più di 50 cassette. Ognuna di noi in quei giorni era invitata a condividere con le altre una pratica di lavoro e già avevo in mente di proporre qualcosa con i nastri… ma quando ho trovato “quei” nastri mi è saltato in mente il gioco che poi sarebbe diventato Antes de la Catàstrofe.

 

Cosa c’era dentro queste cassette?

Innanzitutto sono nastri che costituiscono evidentemente una serie, con la stessa copertina. Si tratta di riflessioni esistenziali e spirituali fatte da uno psicologo o para psicologo e che hanno titoli assurdi come “Le 7 abitudini delle persone altamente efficaci”, “Vivere la morte, l’arte di morire spiritualmente”… Ascoltandole mi sono detta “pensa se tra 1000 anni qualcuno ritrovasse queste cassette e pensasse che la nostra società si basava su ciò che questi nastri raccontano”. Il gioco è nato così.

 

Qual è la narrazione più assurda uscita fuori?

Ogni titolo generalmente fa venire fuori narrazioni pazzesche perché la finzione crea uno schermo e quindi disinibisce, ma ​ “Vivere la morte, l’arte di morire spiritualmente” ​ha tirato fuori le cose più inquietanti per ora… da chi ha immaginato che nel futuro la morte non esisterà più (è un problema solamente della nostra società attuale)… a chi invece immagina un futuro in cui tutti moriranno per legge all’età di 75 anni.

 

Perché l’etnografia ha un ruolo così importante nel tuo progetto? 

L’etnografia è una disciplina che (in modo problematico e oggi ri-discusso) mette in campo l’idea di alterità, popoli altri da noi. Usare questo linguaggio mi sembrava un buon modo per parlare della nostra società come se fosse “altra”. Mi piace pensare alla speculazione o alla falsa traduzione come a un meccanismo di riappropriazione di discussioni sul presente. Il lavoro inoltre è nato grazie al dialogo instauratosi durante ITERATIONS con Maria Fernanda Moscoso, ricercatrice indipendente il cui lavoro si colloca tra arte, antropologia e scrittura, che mi ha suggerito la lettura di Imaginary Ethnographies di Gabriele Schwab, un notevole riferimento letterario che ha influito molto sulle mie riflessioni successive.

 

Le tue sono improvvisazioni live, distribuite però in formato podcast. Come sei riuscita a coniugare due esperienze così lontane tra loro?

Creare il podcast fa parte della finzione. È come se tutti i congressi che si vanno a creare dopo ogni laboratorio costituissero una vera e propria falsa archiviazione. Ci sono però degli aspetti ancora da sviluppare: se il laboratorio è una forma aperta, il podcast è un prodotto finito, coprodotto con i partecipanti. Questo richiede nuove riflessioni su aspetti produttivi e autorialità condivisa a cui mi interessa molto andare a fondo.

 

Oltre ad Antes de la Catàstrofe , c’è qualcos’altro su cui stai lavorando?

Ci sono altri progetti in cantiere anche se Antes de la Catàstrofe, essendo un laboratorio e un work-in progress, è quello che mi sta tenendo più occupata. Le connessioni tra linguaggio e suono che questo lavoro ha tirato fuori hanno gettato le basi per altre riflessioni.

 

giulia deval

 

giulia deval

 

giulia deval