Gianmarco Porru

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Danza
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Gianmarco Porru

Destinazione

St Erme Outre et Ramecourt - France

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Il progetto di ricerca MAGIC TOOLS parte dal lavoro di ricerca dell'antropologo italiano Ernesto De Martino che analizza la resistenza di un substrato magico come forma di conoscenza alternativa nel contesto culturale italiano e internazionale. Dal punto di vista pratico, si è utilizzata l'opera di Igor Stravinskij "Le sacre du printemps" come struttura drammaturgica per la costruzione di un progetto performativo che si crea attraverso il dialogo di differenti linguaggi performativi. La volontà è quella di contestualizzare l'analisi di De Martino nel contemporaneo analizzandone l'efficacia.

ENTE OSPITANTE

Il PAF (=PerformingArtsForum) è un luogo per professionisti e non attivi nel campo delle arti dello spettacolo, dell'arte visiva, della letteratura, della musica, dei nuovi media e di Internet, della teoria e della produzione culturale, che cercano di trovare le proprie condizioni di lavoro. Il PAF è per le persone che vogliono mettere in moto la propria produzione artistica non solo rispondendo alle opportunità offerte dal mercato istituzionale.

Intervista

Come (e perché) utilizzi diverse discipline artistiche nel tuo lavoro?

Lavoro di solito utilizzando il medium più congeniale a costruire un'immagine o una narrazione. Succede sempre che il lavoro ha delle necessità e in maniera abbastanza naturale si formalizza attraverso un immagine fotografica, un'azione, un disegno, un video o altro. Il “come” in questo caso è interessante perché non ho mai lavorato con la danza e con i danzatori, non ho mai studiato danza, e questo mi permetterà di approcciarmi con molto stupore a delle competenze che i danzatori sono stati in grado di presentarmi come mezzi espressivi.

La residenza si baserà sui lavori antropologici di De Martino, che ruolo ha ancora la magia nel mondo artistico moderno secondo te?

Quello che a me interessa in modo particolare è capire che ruolo ha il magico nel contemporaneo come si modificata e adattata per inserirsi oggi nel tessuto sociale, non solo in riferimento all'arte. Quello che mi ha spinto a lavorare sul testo di De Martino era interrogarmi sulla necessità della magia e della ritualità magica in un assoluto presente. È chiaro che poi sembra esercitare un certo fascino anche sull'arte, non è un caso che il padiglione Italiano a Venezia era intitolato appunto Mondo Magico.


Quali sono le tue aspettative per questa residenza?

Ho scelto di lavorare a questo progetto presso il PAF (performing art forum) non a caso. Il PAF oltre essere un luogo bellissimo dove stare perché ha degli spazi meravigliosi dal punto di vista architettonico è soprattutto uno spazio di lavoro. Mi piace l'idea di raggiungere un luogo che è un importante punto d'incontro non solo per persone del mondo dell'arte ma per ricercatori in senso più ampio. Il progetto sul quale lavorerò per il momento è un progetto abbastanza strutturato, ma mi aspetto che quello che ho scritto e progettato sulla carta costituisca solo la base di una ricerca che si svilupperà e maturerà in un modo che ancora non conosco.

Resoconto

Senti che questa residenza ti abbia fatto crescere come artista?

È stata un'esperienza di confronto che mi ha dato modo di far respirare in maniera più consapevole un progetto che era solo un ipotesi, sia dal punto di vista dei contenuti ma anche dal punto di vista della formalizzazione/messa in scena.

La cosa fondamentale è stato il confronto con persone con una formazione lontana dalla mia e afferenti ad altre discipline. È molto affascinate quando si creano dei collegamenti con altri ambiti di ricerca, quando si conoscono altri modi di guardare alle cose e si incontrano altri progetti che stanno nascendo. Inevitabilmente anche la tua riflessione sulle cose perde la messa a fuoco e inizia a includere una porzione più ampia di immagine. Il progetto cresce e prende una vitalità diversa, viene messo in discussione e poi ripreso e arricchito da altre immagini.

Come siete riusciti a unire il lavoro e gli studi di De Martino con l’opera di Stravinskij?

Non so se ci siamo riusciti, non so se c'è stata una vera e propria unione, ora non sarei più capace di capire come e quando Stravinskij e De Martino hanno influenzato la costruzione del lavoro. Direi che mi sono stati utili come punto di partenza per l'analisi teorica ma il lavoro poi ha preso una sua autonomia slegata da tutto questo. Di Stravinskij forse abbiamo utilizzato la divisione che lui fa nella sagra di primavera, insistendo soprattutto sul “capitolo” dei cerchi misteriosi. Mi piaceva molto l'idea che anche solo con la musica slegata dalla danza si potessero percepire le diverse fasi di un rito di primavera. Il lavoro poi ha molto poco a che fare con la partitura di movimenti dell'opera di Stravinski, in questa versione l'unico suono/ritmo è il rumore dei passi dei danzatori e sopratutto non c'è nessun cambio di intenzione e nessun tipo di narrazione all'interno, ho costruito quattro azioni che poi ho chiesto venissero ripetute in loop sin quando per loro era possibile andare avanti.

A cosa ha dato vita l’unione di musica, teatro e danza in questo progetto?

È strano perché è come se l'unione tra danza teatro e musica ci sia stata solo per un lungo periodo in sala prove. Poi tutti questi elementi sono diventati un lavoro più “nudo”. La musica ha lasciato spazio al suono dei piedi dei danzatori, alla teatralità dei costumi di scena abbiamo preferito delle tute da ginnastica da allenamento e della danza è rimasto qualcosa di più antico, precedente al gesto esteticamente gradevole, della danza è rimasta un'idea di coralità che da subito è stato uno dei caratteri imprescindibili di questo lavoro.