LAZZARETTI MARCO, GENTA GIORGIO, ROVATTI MATTEO, PEDRAZZINI FRANCESCO / Icarus Ensemble

Danza
Musica
Teatro

LAZZARETTI MARCO, GENTA GIORGIO, ROVATTI MATTEO, PEDRAZZINI FRANCESCO / Icarus Ensemble

Destinazione

Deltebre - Spain

Periodo
-
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Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Gold è un balletto co-prodotto dalla compagnia catalana ROPA (Roberto Olivan Performing Arts) e da Icarus Ensemble per il Mercat de les Flors di Barcellona con musiche originali di Riccardo Nova in prima esecuzione assoluta curata dai giovani musicisti di Icarus vs Muzak: 3 percussionisti e un chitarrista elettrico sono presenti in scena come parte integrante dello spettacolo che prevede un notevole utilizzo dell’elettronica, sia pre-registrata che tramite trasduttori atta a porre in risonanza sculture sonore presenti in scena. Sono previste 4 repliche, 1 per le scuole, 3 aperte al pubblico.

ENTE OSPITANTE

ROPA – Roberto Olivan Performing Arts è stata fondata da Roberto Olivan nel 2001 a Bruxelles, allora conosciuta come la compagnia di danza Enclave. ROPA è attualmente stabilita nel cuore del delta dell'Ebre (Catalogna, Spagna) dove ha sede l'Obrador – Espai de Creació.

Nell'ambito delle sue attività creative, dal 2001, la compagnia ha creato, prodotto e girato a livello internazionale con i propri spettacoli e workshop, oltre a commissionare opere per compagnie di danza, università, istituti di danza e scuole. ROPA è inoltre la società organizzatrice del Festival Deltebre Dansa (Catalogna, Spagna).

Intervista

ALTRI LINGUAGGI

Intervista a Icarus Ensamble


Come raccontereste il progetto in poche parole?

MARCO: Gold è un balletto a cui abbiamo collaborato insieme alla compagnia catalana ROPA (Roberto Olivan Performing Arts) per il Mercat de les Flors di Barcellona. Si trattava di un’azione coreografica scritta da Riccardo Nova - un compositore con cui alcuni di noi avevano già lavorato, che si rifa molto alla musica popolare indiana: ha scelto il nostro ensemble, dedicando la composizione a tre percussioni e una chitarra elettrica o un buzuki.

Come è stato il processo di lavoro, per voi?

FRANCESCO: C’è stato momento di scrittura insieme a Nova. Non abbiamo mai avuto una parte già pronta e conclusa, e il processo di composizione è stato piuttosto un continuo momento di confronto. Ci chiedevamo sempre: con che strumenti verrebbe meglio questo movimento?, con che melodie?, con quale ritmo? Prima abbiamo lavorato in Italia, mentre il resto del gruppo a Barcellona aveva cominciato a lavorare su registrazioni. Arrivati lì, in un paio di giorni abbiamo preparato lo spettacolo.

Come è stato collaborare con i ballerini, vedere la musica trasformarsi in danza?

FRANCESCO: La nostra musica era in funzione del balletto. Il lavoro preparatorio alla performance consisteva più nello stabilire quali suoni utilizzare durante la performance. Abbiamo lavorato in previsione di quello che sarebbe stato il balletto: non potevamo prenderci troppe libertà. A Barcellona abbiamo poi assemblato tutto, anche con l’elettronica

GIORGIO: Sì, in realtà, se consideriamo il rapporto fra musica e danza, si trattava della prima volta per tutti. Durante il lavoro, dal coreografo arrivavano richieste cui non eravamo abituati, per esempio con l’utilizzo di espressioni non musicali. All’inizio non è stato semplice comprendere le idee e conciliarle con le richieste. Poi però siamo riusciti a capirci e a collaborare con successo: infatti, anche se in funzione del balletto, comunque noi eravamo sul palco, eravamo immersi nella scena. C’era momento di interazione con i ballerini. Eravamo in linea con la narrazione e noi eravamo parte dell’azione coreografica. 

Come si pone questo spettacolo nel vostro percorso di ricerca artistica?

MARCO: Questa ensemble ha sempre avuto un grande vantaggio: la varietà. Insieme abbiamo sempre suonato cose molto diverse. Di certo, i progetti su cui ci siamo concentrati in precedenza erano più musicocentrici: erano performance dove la musica era la sola protagonista. Questa esperienza, con la sua unicità, è stata particolare e formativa. È un’occasione che potremmo cogliere ancora, tenendo però porte aperte ad altre sperimentazioni. 

GIORGIO: Rispetto al nostro percorso, questo progetto si inserisce nella ricerca di creare qualcosa insieme ad altri linguaggi. Per quanto possibile, continueremo a cercare la contaminazione con altri linguaggi - non solo musicali, ma anche visuali. 

Avete in programma nuovi spettacoli o progetti?

MATTEO: Il mese prossimo alcuni di noi andranno in Messico: c’è stata una collaborazione con compositori messicani, quindi parteciperemo a diversi festival. 

GIORGIO: Questa collaborazione ha già portato a un concerto, che abbiamo già fatto qua in Italia qualche tempo fa. Il compositore, in questo caso, è Juan Trigos. In Messico dovevamo andarci due anni fa, ma alla fine ci andremo a ottobre. Si tratta di un concerto di musica contemporanea.

FRANCESCO: Poi ci sono altre cose in partenza: qualche progetto è già in fase di avviamento, uno - di nuovo - con Riccardo Nova, uno invece con Marco Longo. Sia Nova che Longo frequentavano tutti la scuola di Milano: hanno una formazione simile, entrambi si concentrano molto sulla musica etnica. Sarà sempre un concerto di musica contemporanea intesa come ricerca di suoni: non è facile neanche per noi arrivare a suonare queste cose e il pubblico non è così spontaneo, c’è sempre dietro ambiente che permette di apprezzare queste cose. 

GIORGIO: A novembre lanceremo un concerto che abbiamo preparato quest’estate, una piccola produzione a teatro: l’idea era lavorare come nella scena pop-rock del anni ’70. Si partiva da idee di canovacci, e poi sul momento si decideva cosa registrare: il compositore ha raccolto tutto questo materiale e lo sta rielaborando, e da qui estrarrà una nuova partitura su cui faremo il concerto a novembre.

Cosa vi resta di questo progetto, oltre a quello di cui abbiamo già parlato?

MATTEO: Per me la cosa più interessante è stata la ricerca degli strumenti in sé - la ricerca continua del suono - per percussionisti avevamo anche strumenti non tradizionali, quindi o assi di legno o bidoni, per cercare suoni particolari e non troppo tradizionali. 
 

progetto icarus