Leoni Valerio, Guidi Sofia, De Tora Federica, Nardi Michele, Parrella Mattia (LABIRION OFFICINE TRASVERSALI)
Leoni Valerio, Guidi Sofia, De Tora Federica, Nardi Michele, Parrella Mattia (LABIRION OFFICINE TRASVERSALI)
Wroclaw - Poland
IL PROGETTO
Il Grotowski Institute di Wrocław (PL) ospita la compagnia per una residenza artistica volta ad effettuare l'ultima fase di preparazione della propria performance RUINS|Souvenirs e per la Premiere Internazionale della stessa presso il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski. La collaborazione deriva dall’esigenza di riservare una vetrina internazionale al debutto di questo progetto, nato da una ricerca artistica e multiculturale iniziata nel 2017 proprio presso il Grotowski Institute.
ENTE OSPITANTE
L'Istituto Grotowski di Wrocław è un'istituzione culturale municipale che realizza progetti artistici e di ricerca che rispondono alle sfide poste dalla pratica creativa di Jerzy Grotowski e documentano e diffondono la conoscenza delle sue conquiste.
RUINS | SOUVENIRS: siamo tutti l’insieme delle rovine del passato
Dal gemellaggio artistico e creativo con il Grotowski Institute di Wrocław, al racconto di storie che non si possono vedere, ma solo percepire. Parola a Valerio Leoni, regista e dramaturg di RUINS|Souvenirs.
RUINS|Souvenirs, come suggerisce il nome, nasce per esplorare i souvenir e quindi i ricordi del nostro passato. Raccontateci di più sull’idea che c’è dietro al progetto.
RUINS|Souvenirs nasce dall’esigenza di esplorare il tema delle origini, della Madre intesa in senso lato, e parte dal presupposto che ogni persona sia il puzzle di tutte le esperienze fatte, delle persone incontrate, delle soddisfazioni e le delusioni avute: un puzzle di tutte le ferite, i sorrisi e le lacrime versate nel corso della propria vita. Ogni persona è una
storia composta dalle rovine del passato, ricordata grazie ad alcuni souvenir nascosti nelle tasche o mostrati sulla pelle, l'eredità che cambia il nostro modo di respirare, il nostro sguardo e la composizione della nostra spina dorsale. La storia che abbiamo vissuto e che, ad un primo sguardo, è invisibile. Questo è ciò che più di tutto ci ha mosso in questo progetto: raccontare una storia che non si può vedere, non si può comprendere, ma si può percepire.
Cambiando discorso, questa non sarà per voi la prima volta al Grotowski Institute di Wrocław: è da diversi anni che portate avanti con loro una collaborazione artistica. Come è nata questa collaborazione?
Nel 2017 abbiamo passato quasi più tempo in Polonia che in Italia, seguendo percorsi formativi con alcuni dei Maestri dell’Istituto. Abbiamo approfondito lì la nostra esperienza sulla contact improvisation, il partnering e le arti marziali applicate al Teatro. Al contempo abbiamo assorbito da quei luoghi i principi e l’etica del lavoro del Teatro Laboratorio di Jerzy Grotowski. È per questo che negli anni seguenti la nostra collaborazione si è intensificata, portando più volte i suddetti Maestri nel nostro Centro a Roma e avviando progetti artistici e formativi comuni.
Questa etica del lavoro del teatro si evince anche dalla scelta di sottoporre gli attori ad un training attoriale. In cosa è consistito?
Innanzitutto abbiamo lavorato sulla preparazione fisica per potenziare e rendere più elastici corpo, voce ed immaginazione. Dopodiché abbiamo lavorato sulla propriocezione in quanto singoli ed ensemble, concentrandoci sulla prossemica e tenendo sempre a mente la circolarità dello spazio scenico (il pubblico dello spettacolo è sistemato tutto intorno). Elementi fondamentali sono stati il lavoro sul teatro di strada, sull’azione trattenuta e sulla costruzione di vocabolari di azioni fisiche del personaggi. Questo lavoro preparatorio ci ha portato alle improvvisazioni che stanno alla base del percorso creativo.
A proposito di percorso e scelte creative, quello tra regia e assistente alla regia è spesso un rapporto molto complesso, tanto che spesso sono due fratelli a ricoprire questi ruoli (esempio fratelli Coen o sorelle Wachowski). Come è stata per voi (Valerio e Jacopo) questa esperienza?
In realtà il percorso di assistenza di Jacopo è iniziato al nostro arrivo in Polonia e durato il tempo della nostra residenza e Premiere lì: si è reso necessario dato che all’ultimo minuto uno degli attori coinvolti nel progetto si è trovato impossibilitato a partire. Prima dell’arrivo di Jacopo ho lavorato sulla regia e sulla scrittura dello spettacolo in solitudine. Averlo lì per darmi una mano dal punto di vista tecnico mentre mi trovavo costretto a riorganizzare lo spettacolo per quattro attori anziché cinque (non credo nelle sostituzioni tout court) mi ha regalato anche un compagno di ascolto col quale confidarmi, al quale appellarmi nei momenti di difficoltà, dal quale ascoltare opinioni e consigli. Dal mio punto di vista regista ed attori devono avere dei segreti immaginifici l’uno con gli altri, e il loro lavoro procede in dialogo, ma su due rette parallele: avere qualcun altro sulla mia è stato un apporto enormemente positivo.
Domanda d’obbligo: cosa vi aspetta dopo RUINS? Avete altri progetti ai quali state lavorando?
La Premiere dello spettacolo ha coinciso con l’inizio di una nuova fase, quel percorso in cui il bambino è lì, puoi vederlo, ma devi aiutarlo a camminare, ad esplorare il mondo, a vivere. Di conseguenza non c’è un “dopo”, ma un “insieme” a RUINS|Souvenirs: il nostro gruppo stabile di ricerca continua ad incontrarsi a distanza in questo periodo di restrizioni, essendo la pratica quotidiana fondamentale nella nostra esperienza. Per noi la performance, lo spettacolo, non sono un obiettivo: l’obiettivo è ricercare. E se lo fai in maniera intensa e creativa, lo spettacolo appare quasi senza che tu te ne accorga, pieno della vita e del lavoro che gli dedichi ogni giorno. Il progetto al quale stiamo lavorando dunque è quello che ci ha portato a costruire RUINS|Souvenirs: ricercare sul Teatro e sul mestiere dell’Attore, chiedendoci in ogni momento perché e come quest’Arte può e deve essere necessaria in questo periodo di crisi sanitaria e sociale, nel periodo più buio della nostra generazione.