Leyton Paloma Irene

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Circo

Leyton Paloma Irene

Destinazione

Madrid - Spain

Periodo
-
Partito
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Atentamente el Universo è uno spettacolo di circo inserito in un percorso di ricerca su performance, arti visive e arti circensi che l’artista svolge nell’ambito del proprio dottorato in Storia e Arti (Università di Granada, 2019-2022). Il progetto intende esplorare il concetto della gravità e le sue diverse connotazioni come forza fisica, come risorsa drammatica, e come elemento chiave per la consapevolezza del proprio corpo. Mette a confronto i corpi di tre acrobate con tre dispositivi per l'acrobatica aerea instabili di propria originale invenzione. Tali attrezzi nascono dalla decomposizione di elementi circensi tradizionali (trapezio, pavimento, corda), creati appositamente come elementi di misurazione empirica della gravità e del peso del corpo, a partire dalla scrittura drammaturgica. Il calendario prevede un periodo itinerante di creazioni con premiere nel corso del 2022.

ENTE OSPITANTE

Teatro Circo Price (Madrid) è Il circo stabile di Madrid. Ha iniziato il suo viaggio su decisione del Comune di Madrid nel 1999. Tre obiettivi convergono nel progetto: la riabilitazione del quartiere Lavapiés, la creazione di una nuova struttura culturale e la salvaguardia del patrimonio architettonico della Ronda de Atocha .

Latitude 50 Pole des Arts du Cirque et de la Rue (Marchin) è un polo di arti circensi e di strada, situato a Marchin in Belgio, il polo programma una decina di spettacoli all'anno, co-organizza il festival Les Unes Fois d'un Soir a Huy e ospita sessanta compagnie in residenza. Circa 250 artisti vengono a creare il loro spettacolo ogni stagione. Nato in un ambiente rurale e ricco di numerose collaborazioni, articola la produzione e la distribuzione di spettacoli e sviluppa così un luogo permanente di creatività, immaginazione e scambi. Dal 2018, Latitude 50 è stato riconosciuto come un centro panoramico della Federazione Vallonia-Bruxelles, che gli conferisce un riconoscimento sia per le sue attività per il pubblico che per per i professionisti del settore.

Intervista

Atentamente, El Universo: la gravità è ciò che ci rende umani

Da una frase trovata per caso su Instagram, alla creazione di un intero universo al femminile fatto di leggerezza, drammaticità, corpi mai simili e strumenti circensi che ci ricordano la nostra precarietà nell’universo. Ecco a voi Paloma Leyton, l’ideatrice di Atentamente, El Universo.

 

Inizierei chiedendoti del nome che hai scelto per il tuo progetto: Atentamente, el Universo. È un nome molto romantico e che cela dietro una sorta di attenzione per lo spazio e la gravità. Perché l’hai scelto?

Atentamente , el Universo è un titolo provvisorio, non sappiamo se sarà il titolo definitivo o meno. È una frase in cui ci siamo imbattute l’anno scorso, durante una delle improvvisazioni nella residenza di Madrid. Hai presente quelle frasi super positive, di auto aiuto, sulla resilienza? Un giorno ne abbiamo trovata una su Instagram, consigliava di non demoralizzarsi davanti alle difficoltà ed era firmata atentamente el universo . Noi l’abbiamo analizzata con uno sguardo ironico, ma ci siamo soffermate sul fatto che atentamente el universo sembrasse quasi la firma di una lettera. E si, ci è piaciuto subito perché in qualche modo identifica quello che abbiamo fatto finora.

 

Questo progetto, nato come spunto per il tuo dottorato in storia e arti, oltre a riguardare la gravità riguarda le arti circensi. Come mai questa scelta?

Ho sempre studiato a livello accademico arte ( Belle arti a Granada e Francia, magistrale in arti visive a Venezia ndr) . Il circo è sempre stata una via parallela, un percorso che porto avanti da quando ho 15 anni. Fa parte della mia vita, mi sono sempre allenata e adesso insegno acrobatica aerea. Ho lavorato per diverse compagnie in giro per il mondo servendomi di tessuti, trapezio e danza verticale e a sospensione.

 

Ecco perché la scelta del circo è stata così fondamentale.

Sì, diciamo che l’idea del dottorato era quella di capire la relazione tra la gestione della gravità nel corpo degli individui e la creazione identitaria. Oltre a questo volevo mostrare come attraverso il corpo in sospensione questi valori possano essere massimizzati. Questo spiega perché la scelta del circo, perché attrezzi diversi, perché un processo così lungo.

 

Tornando alla gravità, svolge diverse funzioni nel tuo progetto, una tra queste la consapevolezza del proprio corpo. Mi viene in mente che quando parliamo di gravità in relazione al nostro corpo lo facciamo sempre in forma negativa. Ad esempio, utilizzando frasi come la gravità sta facendo il suo corso. Tu come immagini questa connessione tra gravità e corpi?

La immagino come una connessione fisica. Quando le acrobate sono sospese si viene a creare una sorta di relazione con la gravità intrinseca del corpo. Attraverso la gravità facciamo i conti con noi stessi perché la gravità è ciò che ci rende umani, sia da un punto di vista fisico che corporale. La gravità può anche farci oscillare tra leggerezza e drammaticità, per questo abbiamo lavorato con frasi sulla resilienza. Ci interessava capire come la gente fa fronte a queste avversità della vita e come mai tutti le affrontano in modo così soggettivo.

 

Durante la performance vedremo tre acrobate mettere a confronto i loro corpi. C’è un motivo dietro alla scelta di tre donne e non di tre acrobati?

Come acrobate ci siamo io (che me ne sono tirata un po’ fuori), Costanza Lovazzano e Macarena González Neumae. Loro sono un po’ più acrobate di me, ma nessuna di noi ha un corpo che può essere canonico per quanto riguarda gli standard fisici del circo, della danza e delle arti sceniche. Quello sui corpi è un discorso che è emerso stando insieme ed è un aspetto che interessa e riguarda tutte e tre.

C’è un ordine canonico quando si tratta del corpo in scena, anche al circo e queste esigenze si rivolgono più al corpo femminile che al corpo maschile. Nelle esperienze che ho avuto non è andato via questo preconcetto, esiste un linguaggio ed esiste una discriminazione anche in danza verticale, anche in circo.

 

Nel corso della performance le acrobate si serviranno di strumenti di acrobatica instabili e di tua invenzione. Ha a che fare con la nostra precarietà nell’universo?

Sì,volevamo analizzare la gravità partendo non da un attrezzo, ma dall’idea di gravità stessa. Per questo ho scelto di inventare qualcosa di non conosciuto dalle acrobate, qualcosa a cui non potessero essere abituate e che quindi rappresentasse una sfida. Ad esempio, uno degli strumenti è un triangolo instabile su cui andiamo a collocarci tutte e tre e una sbarra molto lunga che rappresenta un trapezio instabile. Tutto questo è abbastanza frustrante e difficile per un’acrobata. In questo modo si può solo assecondare la gravità senza mai essere sostenuto davvero in aria e tutte le azioni e movimenti hanno la reazione di assecondare la propria gravità e peso.

 

Sempre la gravità funge nel tuo progetto da risorsa drammatica. Una scelta artistica o dettata da un background nella drammaturgia?

Sono cresciuta vicino al teatro perché i miei genitori sono entrambi teatranti però non ho mai fatto teatro o recitato io stessa, perciò non ho una relazione vera e propria con i testi drammatici. L’idea di inserire una voce drammatica è venuta durante una residenza , volevamo creare un’instabilità e destabilizzare ancora di più la trapezista sul trapezio instabile. Questa narrazione in sottofondo ci aiuta inoltre a lavorare sulla relazione tra leggerezza e peso fisico che può essere vista anche come leggerezza e peso della relatività dei fatti della vita, ciò che è leggero e ciò che è grave.

 

Oltre ad Antentamente, quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto portando avanti due progetti, uno molto concreto e uno che per il momento è ancora un sogno nel cassetto. Il primo riguarda gli adolescenti della scuola media di Granada (la stessa frequentata da Paloma ndr). È un progetto dalla durata di quattro anni che mi fa seguire lo stesso gruppo di adolescenti. L’idea è quella di studiare la gravità sotto quattro aspetti diversi: il primo anno in rapporto alla forza fisica, il secondo in rapporto al territorio, il terzo come strumento drammatico, il quarto come forza sociale. Alla fine del percorso ci sarà una performance sugli attrezzi, li stessi di Atentamente. Il secondo progetto dovrebbe  essere un po’ più a lungo termine considerando anche la situazione attuale e sarebbe in collaborazione con un’acrobata Israeliana. Insieme vorremmo analizzare la gravità attraverso il senso di appartenenza, il tutto con un nuovo attrezzo che faccia da contrappeso tra lei e la sua terra madre, l’Israele.

 

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Foto di Sara Muñuz

 

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Foto di Sara Muñuz
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Foto di Sara Muñuz

 

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Foto di Sara Muñuz