Martina Sabbadini

Martina Sabbadini
Paris - France
CARGO CULTE III è un progetto di cooperazione artistica internazionale costituito da una residenza, una mostra trasportabile e da una pubblicazione. Cargo Culte, giunto alla sua terza edizione, sviluppa una riflessione basata sull’esplorazione territoriale, sull’appropriazione e la trasmissione culturale ponendo al cuore del progetto la questione del documento e della sua funzione. Un gruppo di artisti di diversa origine sono invitati a riunirsi per sviluppare assieme una ricerca che ha come punto di partenza “il culto del cargo”. Ogni artista sarà poi invitato a realizzare un’opera-multiplo che saranno successivamente raccolte in un cofanetto-archivio. Questa terza edizione ha come punto cardine della ricerca il concetto di TERRITORIO e di circolazione dell’INFORMAZIONE. Il progetto verrà sviluppato inizialmente in Francia e successivamente articolato in altri paesi europei, grazie a un sistema di partenariato transnazionale. Residenze, mostre, proiezioni e tavole rotonde saranno organizzate in questi tre paesi a partire da marzo 2015. Alcuni tra i nomi dei partecipanti di Cargo Culte III sono: Salvatore Arancio, Elena Costelian, Alessandro Di Pietro, Frédéric Livier, la rivista E il topo. A cura di Martina Sabbadini.
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Ente invitante
Cargo Culte - È un’associazione a scopo non lucrativo creata a giugno 2012 da Carlotta Bailly-Borg, Lauren Coullard e Amélie Deschamps. L’associazione ha sede in Francia e il suo obiettivo è di promuovere il lavoro di giovani artisti e ricercatori internazionali grazie alla creazione di relazioni, all’accompagnamento e allo sviluppo delle loro ricerche ed alla produzione e diffusione di opere originali mediante un’omonima pubblicazione di multipli e all’esposizione di opere contemporanee.
Martina Sabbadini ha 24 anni ed è nata a Udine. Il suo percorso formativo e professionale attraversa le arti visive, il teatro, il design, la progettazione culturale e gli studi curatoriali. Frequenta lo IUAV di Venezia, e, grazie al progetto Erasmus, trascorre un anno di studi all’École des Beaux Arts di Parigi. Nel corso di questa esperienza si innamora della città. Una volta rientrata in Italia si iscrive a un Master in Progettazione Culturale a Milano, ma il richiamo della Francia è forte: si trasferisce di nuovo nella capitale per frequentare un Master in Pratiche Curatoriali alla Sorbonne di Parigi 1. Ha lavorato sia in Italia, nel corso della Biennale d’Arte di Venezia e presso la fondazione François Pinault, che in Francia, presso realtà come il Centre Pompidou, ll festival di fotografia Les Rencontres d’Arles, il Palais de Tokyo e il Musée de la Monnaie. Attualmente è assistente di un curatore a Parigi: “Qui”, ci spiega, “ho la possibilità di apprendere ogni giorno e di condividere le mie idee”. Cargo Culte rappresenta uno dei suoi primi lavori come curatrice (“senza un co”, sottolinea): “Un progetto istituzionalmente riconosciuto, grazie al quale posso avere piena libertà d’espressione”.
Com’è iniziata la collaborazione con l’associazione Cargo Culte?
Circa un anno fa ho sentito parlare di un progetto di cooperazione artistica che si ispira al fenomeno antropologico del Culto del Cargo. Sono rimasta affascinata da questa idea: rappresenta una possibilità innovativa di creazione e diffusione artistica, in quanto la ricerca che precede l’opera acquista un’importanza particolare. Qualche mese fa ho conosciuto Lauren Coullard, una delle fondatrici di Cargo Culte, che mi ha proposto di sviluppare la terza edizione del progetto. Uno dei principi del progetto, infatti, è quello di rinnovare ogni anno la direzione artistica. C’é però un fil rouge che accomuna le diverse edizioni: ognuna si basa su un protocollo formale, che permette di dare coerenza e continuità al progetto. Il punto di partenza, poi, è sempre lo stesso: il fenomeno di “Culto del Cargo”, che dà il nome all’associazione e diventa pretesto per sviluppare ogni edizione secondo un'angolazione collegata, che tratta, in senso più generale, il ruolo della cultura nella nostra società.
Di cosa ti occuperai nel corso della tua permanenza?
Durante questo primo step francese seguirò la fase di concezione e progettazione dei multipli d’artista, e sarò impegnata a cercare altri finanziamenti e a dare inizio alla produzione dell’edizione. Dopo questa fase, che culminerà con un evento di presentazione dei multipli a Parigi, seguirà una mostra itinerante.
Parlaci del tema di questa edizione, il concetto di territorio e di circolazione dell’informazione.
Per parlare del tema di questa edizione devo fare un passo indietro e spiegare il fenomeno che sta alla base dell’intero progetto. Il culto del cargo é un fenomeno generato dall’incontro di alcune società tribali con le società occidentali e i loro “prodotti”. È nato verso la fine del 1800 nelle isole Figi, e si è diffuso principalmente in Nuova Guinea e Melanesia. Il culto ha avuto la sua maggiore estensione dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando le tribù indigene dei luoghi interessati ebbero modo di osservare le navi giapponesi e americane, che trasportavano grandi quantità di merci. Alla fine della guerra le basi militari dell’Oceano Pacifico vennero chiuse e il rifornimento di merci cessò. Per attrarre nuovamente le navi e invocare nuove consegne di merci, divenute ormai divinità per questi popoli, le tribù inventarono dei nuovi rituali e pratiche religiose, come la riproduzione grossolana di aerei, piste di atterraggio, armi, e l'imitazione dei comportamenti osservati presso i militari che avevano operato sul luogo. L’aspetto che più mi affascina di questo fenomeno, che ho deciso di sviluppare nella terza edizione, é il concetto di incontro-scambio culturale e territoriale, che a partire da una sorta di fraintendimento semantico diventa sorgente di nuove possibilità creative. Il cofanetto di multipli d’artista che accompagna l’intero progetto diventa in questa edizione un archivio di opere-documenti e una piattaforma di ricerca che mira a sviluppare una riflessione sulla condizione dei supporti d’informazione e della ricerca.
Come hai selezionato i partecipanti di questa edizione?
I partecipanti sono tutte persone che conosco, amici e artisti che ho incontrato durante il mio percorso professionale, riuniti da un approccio alla ricerca e alla creazione preciso, che ha una forte pertinenza al progetto. Utilizzando approcci diversi - edizione, fotografia, video, performance, progetti partecipativi - ognuno di essi opera come “artista esploratore”, partendo e muovendosi all’interno di un contesto politico-territoriale preciso, dove il termine territorio è inteso come spazio fisico ma anche ideale. Sono molto contenta di poter lavorare con loro e di sviluppare un progetto a me caro grazie al lavoro di artisti che stimo e seguo da tempo.
Che cosa ti aspetti da questa esperienza?
Mi aspetto di porre le basi per un progetto in cui credo, e di crescere con esso. Potrò lavorare a partire da un contesto geografico-artistico entusiasmante, portare il lavoro di artisti che stimo in questa città, e non solo. Tutto questo grazie all’appoggio di molte persone che stanno credendo in me e, of course, al sostegno di Movin’Up.