Mattia Casalegno

Mattia Casalegno

Destinazione

New York - United States of America

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

La residenza è finalizzata alla realizzazione di una nuova serie di lavori intitolata “#OnSight” (titolo provvisorio) che sarà presentata in anteprima quest’Ottobre alla Southstreet Culture District in Manhattan, NYC. Il progetto comprende una serie di oggetti installativi incorporanti linguaggi scultorei e del design d’arredamento, con riferimenti ad elementi formali che richiamano una dimensione distopicamente domestica. Ogni oggetto-scultura ha come elemento centrale due schermi opposti un all’altro, mettenti in comunicazione in tempo reale e in maniera casuale utenti di video di chat anonime. I due schermi con relative webcam sono installati in maniera tale che gli utenti possano entrare in comunicazione tra di loro senza sapere di essere parte di un oggetto fisico installato in uno spazio reale.

ENTE INVITANTE

Fondato nel 1997, Eyebeam è uno dei centri di arte e tecnologia più attivi e prestigiosi degli Stati Uniti. Il centro newyorkese è dedicato alla divulgazione, produzione e promozione al grande pubblico dei nuovi linguaggi artistici legati alle nuove tecnologie e all’arte mediale.

Oltre ad offrire una piattaforma di ricerca e sviluppo in grado di supportare il lavoro di ricerca e l'assunzione di rischi all'incrocio tra arte e tecnologia, Eyebeam si dedica a educare e di esporre al pubblico lavori sperimentali e interdisciplinari, fornendo un ambiente per il dialogo, la collaborazione, e la scoperta. 

www.eyebeam.org

Intervista

di Valeria Lacarra

Mattia, parlami del tuo progetto e di com’è nato.

Nasce con un’immagine: spesso i miei lavori si rivelano come immagini, come frame mentali. Un paio di anni fa feci molta ricerca su siti di videochat anonime, siti come Chatroulette and Chatrandom, che ti mettono in connessione via webcam con un perfetto sconosciuto. Mi affascinava il tipo di relazione che s’instaura in questi contesti, molto istintiva, strumentale, pornografica, e all’improvviso mi venne in mente un’immagine di due schermi uno di fonte all’altro, incastrati in due vasi a testa in giù poi appesi dal soffitto. Da questi vasi uscivano piante da salotto, in una specie d’improbabile candelabro distopico. Quando arrivai ad EYEBEAM per la mia residenza la scorsa primavera, mi sembrava il contesto ideale per lavorare a quell’immagine iniziale, che poi nei mesi successivi si è andata ridefinendo e riempiendo di altre dettagli. Durante la mia residenza, ho prodotto due opere distinte che però fanno parte della stessa serie, un’installazione chiamata “Sexy Girl Webcam Chat Part. 3”, al momento in mostra al Seaport Culture District a Manhattan. Questa istallazione è composta da una coppia di strutture fatte di profili in alluminio anodizzato, tenuti insieme con lacci emostatici, che fanno da cornice a due schermi LED posti uno di fronte all’altro, dove utenti di Chatrandom.com scorrono in maniera causale, non sapendo di essere esposti allo sguardo dei visitatori. L’altra opera: “Sexy Girl Webcam Chat Part.1” è invece attualmente in una mostra collettiva ospitata alla ROOMSERVICE Gallery a Brooklyn. E’ una scultura/mobile che incorpora schermi, vasi e piante da salotto molto simile all’idea iniziale che avevo in mente. In entrambi i lavori è presente una relazione tra flussi visivi e flussi emotivi, di libido e desiderio. C’è una relazione voyeuristica tra le immagini degli utenti negli schermi e chi li osserva da fuori. Gli utenti pensano di interagire con un’immagine reale, mentre in verità guardano un video di Youtube, il cui titolo è il nome del progetto. In questo video c’è una ragazza che balla davanti ad una webcam, esattamente come se fosse una ripresa live. Chi osserva l’opera da fuori vede l’altro nello schermo, il quale non sa di essere visto, e si accorge di qualcosa che l’osservatore non vede, ma può solo dedurre dal titolo dell’opera. Mi piace pensarlo come una specie di corto circuito tra il flusso di produzione di desiderio e la produzione d’immagini mediate.

Eyebeam, l’ente invitante del tuo progetto, è a New York. Come ti sei trovato in questa incredibile città? Ci eri già stato?

Ci ero stato in varie occasioni in passato ma questa era la prima volta che sono rimasto cosi a lungo. New York è un luogo pieno di energia, è veloce ma è anche uno dei luoghi che possiede più tradizioni in Nord America. La vita ovviamente è molto frenetica: a New York ti svegli già in ritardo, devi correre da una parte all’altra ma è anche un posto dove le varie culture del mondo hanno mantenuto forti tradizioni, dai bar di Chinatown dove la gente non parla neanche l’inglese, ad Antonio il macellaio di Benevento dietro casa mia. Ma la mia esperienza newyorkese è in rapporto a Los Angeles, dove ero prima della residenza, che è un posto completamente diverso: mentre a New York non c’è un angolo di spazio senza qualcuno nel tuo orizzonte visivo, l’orizzonte a Los Angeles è invece aperto, ti da vertigini di libertà ma anche a volte una sensazione desolante di solitudine. C’è molta più distanza tra la gente e un senso di individualità molto più americano. Wright disse “rovescia il mondo e tutto ciò che  è senza agganci finisce a Los Angeles”.

Progetti futuri?

Le prossime settimane le passerò nel mio studio per buttare giù un paio di idee e proposte per progetti futuri. A metà Novembre darò una mano alla regia al mio amico Tal Rosner, un talentuoso video artista di Londra che sta collaborando con la LA Philarmonica per un concerto al Walt Disney Center. Ad inizio Dicembre curerò un progetto speciale in un albergo abbandonato di Miami Beach per il Satellite Show, un evento off che si tiene durante i giorni di Art Basel. Poi a metà Dicembre sarò a Napoli, per fare ricerca sul campo per un nuovo lavoro, ancora segreto, che ho con Maurizio Martusciello aka Martux_M, amico da sempre e grande artista e compositore di musica elettronica di base a Roma.