Maya Quattropani

Musica

Maya Quattropani

Destinazione

New York - United States of America

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

La residenza al Flux Factory di New York, che si svolgerà tra Settembre e Dicembre 2015, è mirata a sviluppare un lavoro di ricerca dedicato alla manifestazione della personalità collettiva applicando alcune teorie di gioco ispirate a strumenti e metodologie Avanguardiste incentrate sulla casualità e la coralità. Flux Factory sarà il laboratorio in cui identificare "categorie" di attività, partecipanti e ambienti per progettare e realizzare un nuovo lavoro che sarà presentato nella galleria Flux e in altri spazi di New York City. I progetti proposti avranno il compito di porre una serie di riflessioni, ma anche affidare strumenti alternativi per avviare la costruzione di una nuova comunità creativa.

La prima attività partecipativa si svolgerà nel mese di settembre presso il New York Transit Museum, inserita nella programmazione di eventi site-specific PLATFORM che accoglierà l’azione-gioco Body Reaction Project Tosse in cui artisti e pendolari saranno invitati a collaborare seguendo semplici regole utili a stimolare/simulare la manifestazione della propria personalità, e generare molteplici visioni creative della ritualità quotidiana.

ENTE INVITANTE

Flux Factory è un'organizzazione di arte non-profit che sostiene e promuove artisti emergenti attraverso mostre, commissioni, residenze, e opportunità di collaborazione. Flux Factory è guidata dalla passione per ogni processo creativo, e sa che questo processo non avviene nel vuoto, ma piuttosto attraverso una rete e attraverso la condivisione delle risorse. Funzioni Funzione come uno spazio laboratorio per la realizzazione di opere che sono in dialogo con gli ambiti culturali di New York City (anche se le collaborazioni possono iniziare non solo a New York).

Intervista

di Antonietta Zaccaro

New York è la città dei creativi per eccellenza, raccontaci un po’ come vive una giovane artista nella Grande Mela.

Vivo la vita di tutti i giorni, mantengo i miei ritmi e le mie abitudini. New York è una città eccezionale per raccogliere stimoli e conoscere nuova gente, ha una quantità immane di eventi giornalieri e spesso non è possibile seguire tutto, soprattutto quando hai il tuo lavoro da portare a termine. Trascorro molto tempo con la comunità del Flux Factory con cui vivo e lavoro. La mia/nostra quotidianità comprende: riunioni settimanali per gestire il mantenimento degli spazi comuni bagno, cucina, ufficio, laboratori di pittura, legno e camera oscura; colazioni, merende, pranzi e cene collettive in cui condividiamo ricette provenienti da ogni parte del mondo e le storie a esse correlate; organizzazione di eventi performativi, espositivi, educativi; condivisione di idee e progetti individuali e/o collettivi; visite a musei, gallerie, spazi no-profit; visione di film, karaoke notturni o letture silenziose in libreria. Coltiviamo tutti gli stessi interessi e passioni addizionate alla necessità di renderle comunitarie, queste sono prerogative essenziali per essere un Fluxers ed è anche la principale ragione che mi ha spinto a decidere per questo programma di residenza. In generale, una delle cose che mi colpisce molto della City è l’entusiasmo del pubblico sempre prepositivo, dinamico e accogliente ma, ancora di più, la possibilità che gli addetti ai lavori ti concedono nel mostrare le tue abilità senza filtri: tu sei chi dichiari di essere ed è una tua responsabilità dimostrare di possedere quelle competenze.

Il tuo progetto ha come fine la realizzazione di un’opera d’arte partecipativa, puoi spiegarci meglio come ti muoverai all’interno della comunità?

La mia ricerca si focalizza sul concetto di corpo come strumento musicale vivente e idioma comunicativo alternativo relazionato a teorie sulla personalità, automatismi mentali, derive psicogeografiche, pedagogia sperimentale e regole di gioco alternative. Ogni mio lavoro deriva da un processo di partecipazione attiva: possono dunque cambiare i luoghi, le persone o le azioni da svolgere, ma non l’intento. Durante il mio primo mese di residenza, nel mese di settembre, ho presentato per il festival Platform uno dei miei progetti in programma Body Reaction Project Cough: un’azione-gioco concernente in una performance partecipativa site-specific per il New York Transit Museum di Brooklyn in cui il concetto di contagio viene indagato usando la tosse come idioma comunicativo alternativo. Il pubblico è stato invitato a partecipare a un test seguendo delle istruzioni utili a stimolare la propria personalità e condividere una visione creativa della ritualità quotidiana. La metodologia di gioco segue parzialmente le regole sulle associazioni verbali di Galton e Jung sostituendo però il suono delle parole con quello della tosse. Il mio partner Giacomo Marchetti ed io abbiamo esibito per un’ora una selezione di 65 tipologie caratteriali catalogate dagli psicoanalisti Allport e Gough a cui i performer occasionali hanno risposto con un colpo di tosse ogni volta che una parola corrispondeva alla propria personalità. Questo metodo viene applicato al fine di rivelare i ruoli che ogni individuo occupa abitualmente per rispondere alle convenzioni sociali, guidando al contempo i partecipanti nell’improvvisazione automatica di un ritmo e una melodia paragonabile ad una sinfonia orchestrale corale in cui le parole scritte sono le note sullo spartito e i corpi coinvolti strumenti musicali viventi, musicisti e direttori d’orchestra allo stesso tempo (mayaquattropani.altervista.org).

Il mese di ottobre e novembre invece li dedicherò alla realizzazione di alcuni progetti performativi partecipativi e workshop collettivi. La loro resa è facilitata dai collegamenti che il Flux Factory ha già di base con la comunità newyorkese, in altri casi sto coltivando in modo individuale alcuni contatti raggiunti durante le mie escursioni individuali presso scuole, fondazioni e spazi no-profit interessati in programmi di didattica sperimentale. Uno dei miei intenti è lavorare con studenti di scuole pubbliche, ma non è per nulla semplice, i tempi d’attesa son molto lunghi e si necessita comunque di un’istituzione alle spalle che fa da garante e che supporti ogni aspetto economico. Attualmente sono in produzione una serie di video-performance dedicate al respiro in cui sto coinvolgendo settimanalmente ogni artista residente presso Flux Factory ad indagare sul rapporto tra strategie creative e cooperazione sociale usando il respiro come unico idioma comunicativo plausibile. Contemporaneamente è in programma la realizzazione di un workshop pubblico in collaborazione con alcuni Fluxers in occasione di The Curriculum NYC: un summit organizzato da Creative Time presso la Boys and Girls High School di Brooklyn, NY.

Resoconto

Bentornata Maya! Raccontaci com’è andata la tua residenza a New York!

La residenza al Flux Factory è stata fruttuosa, produttiva e avvincente quasi più della City. Si è creata una sintonia con lo spazio e la comunità di residenti tale che ho dimenticato sovente l’esatto punto del mondo in cui stessi vivendo. Con i Fluxers ho avuto modo di condividere sia progetti personali, come la ricerca sul respiro invitandoli a partecipare a una serie di giochi-azioni filmati, sia eventi collettivi come la mostra F.A.I.R. Show 2015 in cui la curatrice Roopa Vasudevan ci ha sfidato a creare un’opera in ventuno ore utilizzando le sole risorse del Flux. Invece per il Summit di CREATIVE TIME abbiamo diretto il workshop One Hour in Trust Falls in cui ho potuto piacevolmente constatare quanta gente sia ancora dotata d’ignaro stupore per un rayogramma, ma perfettamente conscia di cosa sia un pixel. Parallelamente ho proseguito la mia ricerca sulla tosse con il terzo capitolo dell’azione-gioco BRP Cough realizzato al Queens Museum di New York per l’ITINERANT Performance Art Festival; in quest’ultimo caso ho riscontrato che i partecipanti sono stati settoriali e restii nel rivelare tratti della propria personalità, siamo quindi riusciti a modificare in modo irrisorio i dati statistici raccolti nel precedente capitolo BRP Cough #Chapter 2 presentato al New York Transit Museum di Brooklyn a Settembre.

Il tuo progetto di arte partecipativa, com’è stato accolto?

New York è una delle principali città in cui sono state sviluppate le teorie moderne sulla personalità nel campo della psicoanalisi, ed essendo il mio lavoro di ricerca molto vicino all’approccio mentale e fisico della comunità ha suscitato piacevole curiosità. Ho potuto realizzare più di un progetto partecipativo, scegliendo di coinvolgere categorie di persone e luoghi molto diversi tra loro in modo tale da attivare reazioni e relazioni sempre nuove.

Cosa c’è nel tuo futuro ora?

Continuare la collaborazione con la comunità del Flux Factory, elaborare il materiale raccolto durante la residenza, proseguire la mia ricerca, e riprendere l’attività didattica per le scuole.

di Antonietta Zaccaro