ORIO FRANCESCO, BUSSOLENI DAVIDE, DI BENEDETTO SIMONE / Francesco Orio Trio

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Musica

ORIO FRANCESCO, BUSSOLENI DAVIDE, DI BENEDETTO SIMONE / Francesco Orio Trio

Destinazione

Bucarest - Romania

Periodo
-
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Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Partecipazione alla Semi finale del 2021 Bucharest International Jazz Competition con esibizioni e workshop. Francesco Orio trio è una formazione di stampo improvvisativo/jazzistico che nasce nel 2015 il cui leitmotiv è la “parola”: tutte le composizioni sono basate su aspetti musicali del testo parlato o cantato, con varie modalità. Il progetto di Orio affonda le proprie radici nelle tradizioni antiche della musica sacra e folkloristica Italiana ed Europea, utilizzando melodie originali e suggestioni dal canto Gregoriano, rivisitate anche con tecniche proto-minimaliste tipiche della Scuola di Notre-Dame derivanti dalle prime forme polifoniche del IX secolo.

ENTE OSPITANTE

jmEvents organizza una serie di eventi per le aziende e il grande pubblico - organizzando eventi di intrattenimento e comunicazione, seminari, lanci, feste a tema, team building, concerti, festival, concorsi, gala, jam session, workshop, accademie estive, masterclass, tornei.

Essendo una delle organizzazioni professionali più note nel campo della musica e dell'organizzazione di eventi, con 30 anni di esperienza a livello internazionale e nazionale, jmEvents ha portato al mercato rumeno dello spettacolo e dell'organizzazione di eventi quella professionalità extra di cui aveva bisogno.

Musica dal vivo di qualità, atmosfera speciale e alta visibilità sono solo alcuni degli ingredienti che ritengono necessari per il successo di un evento. Creatività, esperienza, flessibilità e il piacere di riunire le persone significano un'immagine e un valore in più per ogni evento.

Intervista

ECHI DI ANTICHI CANTI

Intervista a Francesco Orio, di Francesco Orio Trio


 

Com’è stata l’esperienza a Bucarest?

Questa, come altre esperienze di questo tipo, è stata un buon modo per conoscere nuove persone e musicisti. L’ambiente in Italia è molto competitivo, non è facilissimo trovare i propri spazi, quindi le residenze all’estero sono uno dei mezzi che ci sono per andare in giro a suonare un po’.

 

È vero che il vostro modo di fare musica ruota attorno alla parola?

Sì. Soprattutto OS, l’ultimo lavoro che abbiamo portato in giro, è tutto costruito sulla parola, da diversi punti di vista. Tutto nasce dal nostro interesse per il gregoriano, che è una delle forme scritte di musica più antiche che abbiamo in Europa, in cui la musica è proprio asservita al testo. Ecco, ad interessarci è stato proprio il modo in questa interazione di musica e testo ha fatto nascere una serie di parametri musicali, ritmici e di significato.

Si può dire che la parola sia il filo conduttore di tutta la nostra musica. Per alcuni brani, in cui la voce è parlata e non cantata, io uso dei computer e dei controller e la uso proprio come uno strumenti.

Funzioniamo come un trio jazz classico, con pianoforte, contrabbasso e batteria, e in più ci mettiamo l’elettronica, ovvero l’utilizzo di frammenti vocali di vari ospiti che contribuiscono ai nostri lavori.


Dove nasce l’interesse per il gregoriano?

Principalmente da due cose. Io, personalmente, studio Paleografia, Semiologia e Canto gregoriano in Svizzera, e fra poco lo farò anche in Spagna. Secondo, mi interessa il fatto che sia una delle forme di musica scritta più antiche che conosciamo: idealmente è un po’ come se tutta la musica che abbiamo oggi derivasse da lì, anche se nei fatti non è esattamente così. Da un punto di vista di ricerca, poi, nella musica di mille e passa anni fa ci sono tantissime cose da scoprire e indagare, quindi paradossalmente la ricerca moderna della musica per me ha senso che venga indirizzata lì.

 

Fate uso di tecniche proto-minimaliste della Scuola di Notre-Dame. Ci spieghi?

La scuola di Notre-Dame è vissuta dai mille ai seicento anni fa circa ed è una delle influenze più importanti della musica europea, perché da quel contesto alcuni compositori hanno sviluppato quella che poi è diventata l’armonia. Ci definiamo proto-minimalisti perché il minimalismo contemporaneo, quindi tutta la scuola americana dagli anni ’60 in poi, che è basata su ripetizioni e piccole cellule melodiche, si basa su cose che facevano già da ottocento anni fa in avanti ovviamente con delle funzioni diverse. Per noi è bello andare a giocare su questi parallelismi. Da un materiale molto antico, fai una cosa molto moderna a cui dai magari un significato anche un po’ più personale.

 

A chi vi ispirate?

Andando a prendere un repertorio così ampio, ovviamente più cose si conoscono meglio è. Si va a pescare da tutte le parti, per una conoscenza musicale e storica il più possibile completa, ma sempre con un filtro. Il filtro è il nostro gusto, quello che piace a noi.

Siamo particolarmente legati ad alcuni compositori contemporanei, che sento di dover citare. Uno su tutti è Giorgio Gaslini. Lui sicuramente è una figura importante, non soltanto musicalmente, ma anche perché grazie alle partecipazioni al premio che gli è stato intitolato dopo la sua morte ci è stato permesso di fare molte conoscenze in ambito musicale. 

 

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