PISANO PIER LORENZO

Teatro

PISANO PIER LORENZO

Destinazione

Montréal - Canada

Periodo
-
Tornato
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Residenza con un gruppo selezionato di artisti provenienti da Canada, Argentina, Brasile, Belgio, Germania, Italia, Giappone, Norvegia, Paesi Bassi, Ruanda e Scozia. Partecipazione agli spettacoli del Festival e coinvolgimento in workshop pratici e teorici per il confronto sulle scelte produttive con l’idea di creare una attiva comunità di artisti internazionali che possano mettersi in discussione durante il periodo del festival e confrontare le loro specifiche pratiche artistiche in un’ottica di scambi e future collaborazioni.

ENTE OSPITANTE

Il Trans-Americas Festival è un evento internazionale che celebra le nuove creazioni della danza e del teatro contemporaneo. Presenta forme d'arte innovative e diversificate del nostro tempo.

Intervista

Come ti presenteresti a uno sconosciuto? Racconta chi sei, da dove vieni e cosa fai nella vita.

Sono nato a Napoli, mi sono trasferito a Venezia e ora sono a Roma. Ho fatto studi umanistici, e lavoro come regista e autore di film, spettacoli teatrali e romanzi. Mi sento molto fortunato, vivo del mio lavoro creativo in ambiti molto diversi. 

 

Come ti sei avvicinato all’arte? C’è un episodio in particolare da cui è partito tutto o è stato un processo più graduale?

Ricordo mia madre mi ha raccontato che Eduardo, alla fine degli spettacoli, recitava le poesie. Il pubblico non lo lasciava andare, continuava a chiedergli poesie, come dei bambini prima della buonanotte. È una storia che mi ha colpito molto, e mi ha fatto riflettere sul potere del racconto. 

 

Qual è stato il tuo percorso di formazione in ambito artistico?

Ho frequentato moltissimi master, seminari, workshop in giro per l’Italia, sia in ambito teatrale che cinematografico, per anni, durante il liceo e l’università. Poi ogni anno ero alla Biennale di Venezia, ci lavoravo e mi intrufolavo a vedere tutto.  Dopo l’università mi sono diplomato come regista al corso triennale di regia del Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Negli anni, mentre già lavoravo, sono stato in residenza al Royal Court di Londra, al New York Theater Workshop, al Festival di Locarno, e altri. E quest’anno al Festival TransAmériques. 

 

Se dovessi trovare un aspetto del tuo modo di fare arte che ti contraddistingue, quale sarebbe? 

Inizio scrivendo qualcosa. Magari buttando giù un’immagine che ho in testa da un po’. E sono sempre cose che mi bruciano. Non mi costa fatica, una volta che ho cominciato. La parte difficile è magari riprendere dopo aver smesso, il giorno dopo, ma l’inizio è sempre un flusso, un qualcosa di necessario. 

 

Parlaci del progetto selezionato da Movin’Up e di come è nata l’idea di questa esperienza all’estero.  

È stata una bellissima occasione. Il Festival organizza delle residenze per gruppi selezionati di artisti internazionali, ed è un contesto unico in cui incontrare professionisti della tua generazione che portano le loro pratiche, le loro esperienze e anche il loro modo di vedere il lavoro. È un grande momento di crescita e di confronto. 

 

Cos’hai portato a casa da questo viaggio? Un ricordo, un insegnamento, cos’è che conservi ancora oggi da allora? 

Oltre agli spettacoli visti e agli incontri fatti, ho portato a casa, concretamente, un libro. A vederlo non sembra un libro, è una sorta di rotolo di carta, lunghissimo. Dentro c’è una coreografia disegnata a mano da Dana Michel. Ho visto un suo spettacolo, MIKE, al festival. Sono rimasto incantato. 

 

Cosa vedi nel tuo futuro di artista? Qual è, se c’è, il sogno che vorresti realizzare?

Sto lavorando a molte idee che si concretizzeranno nel prossimo anno e nell’anno seguente. Ci sono anche progetti più a lungo termine, ma sono scaramantico, meglio non dire niente!