SANDRI CAMILLA, LOI SARA / Progetto Rescue!
SANDRI CAMILLA, LOI SARA / Progetto Rescue!
Kaunas - Lithuania
IL PROGETTO
Nell’ambito di Kaunas Capitale della Cultura Europea 2022, due tra i fondatori dell'Ass. Progetto RESCUE! sono invitati a collaborare con i membri dell’Accademia dell’Incompiuto per la co-creazione di The Thirsty Ones’ Promenade. I due artisti saranno coinvolti nella realizzazione di una residenza creativa di 3 settimane, aperta a tutta la comunità che prevede, attraverso l'esplorazione creativa di canti tradizionali e materiali letterari, la costruzione di una "parata artistica" che coinvolgerà attivamente gli abitanti del territorio.
CITTÀ, CORPO NOSTRO
Intervista a Camilla Sandri Bellezza e Sara Loi di Progetto RESCUE!
Ci presentate in breve la vostra esperienza in Lituania?
Camilla: in maggio 2022 abbiamo partecipato alla residenza di co-creazione The Thirsty One’s Promenade sotto la guida degli artisti dell’Accademia dell’Incompiuto, invitati dalla Capitale Europea della Cultura/ Kaunas 2022. Durante la residenza di tre settimane abbiamo creato una parata cantata che si è svolta nel quartiere di Dainava, e ha coinvolto 12 artisti e circa 30 cittadini e cittadine in danze, canti e azioni teatrali.
Sara: Ci sentiamo molto vicini alle modalità proposte dal gruppo dell’Accademia dell’Incompiuto che sono fonte di ispirazione e riflessione anche per le nostre pratiche a Torino. Nel 2021 abbiamo iniziato una ricerca sulle pratiche partecipative performative in profondo contatto con il territorio. Abbiamo sviluppato una struttura: un itinerario di un’ora, in cui ci muovevamo fra parchi, piazze e strade proponendo dei canti, una danza, delle azioni o dei racconti. In Lituania abbiamo avuto l’occasione di studiare e incontrare nuovi spazi, nuove periferie e partecipare come parte attiva a una ricerca che sentiamo affine ma che si sviluppa con altre modalità per esempio con lo studio dei canti popolari tradizionali lituani.
Quanto è importante, oltre a creare, co-creare? E quanto avere qualcosa da restituire al territorio?
Camilla: Progetto RESCUE! lavora proprio sull’idea e l’azione di un artista territoriale performativo, quindi che usa il suo corpo e le tecniche della performance per creare un contatto. Da qui prende il nome il progetto che si chiama Rescue perché vuole andare a riscattare e riportare l’attenzione sul principio fondante dell’atto performativo, cioè l’incontro.
Co-creare dunque è per noi fondamentale. Uno dei nostri primi progetti si è basato proprio su questo. Per molti mesi abbiamo soltanto camminato per le strade del quartiere, poi piano piano sono nate delle azioni, che abbiamo reso partecipative e che abbiamo proposto ai cittadini come pratica da fare insieme creando dei veri e propri itinerari in cui la gente ci seguiva, si univa a noi nelle azioni o semplicemente stava in relazione.
L’arte performativa in co-creazione con il territorio è il nostro interesse, e conoscere altri artisti con più esperienza che lavorano in questa direzione è stato preziosissimo come anche incontrare una situazione culturale completamente diversa dall’italia.
Sara: Co-creare è importante per una questione di crescita e di apertura. È facile trovare la pace in un monastero, più difficile mettersi nel mondo a praticarla. Per il teatro è lo stesso. Siamo abituati a un teatro accademico chiuso in quattro mura, che si espone a un pubblico secondo regole prestabilite. Un lavoro nello spazio pubblico invece chiede di includere le energie, di stimolare le persone. Il lavoro del performer è riscoprire l’essere umano, se stessi e gli altri. Artista territoriale è quello che riesce a mettersi in contatto con il proprio territorio interiore prima ancora che con quello esteriore..
Camilla: Condividere il processo creativo. Renderlo visibile, mettersi a nudo e compierlo tutti insieme, a diversi livelli, dà valore “al prima, al durante e al dopo”. Crea una connessione inusuale tra artista e cittadino, uno scambio umano che dà valore alle diversità.
Cosa significa davvero incontro per voi?
Camilla: Nella nostra ricerca lavoriamo perché il corpo del performer sia il corpo della città, e facciamo in modo che tutti possano avere accesso a questo tipo di presenza e di sensibilità. La voglia è proprio di risvegliare il rapporto tra persone e territorio. Come facciamo? alziamo il livello di compromissione che si richiede a un incontro e questo provoca spaesamento ma anche e soprattutto capacità di vedersi e vedere nell’arte.
Sara: Sono d’accordo con Camilla. ha molto a che vedere anche con un confronto con i propri limiti, con la capacità di espressione della propria personalità, con la ricerca di sé in una cultura e in un luogo preciso.
Camilla: A Kaunas alla parata sono venuti in centinaia, neanche gli organizzatori si aspettavano tanto movimento. Nei laboratori abbiamo lavorato con dedizione e gioco sui canti, in linea con la pratica dell’Accademia dell’Incompiuto. Un canto polifonico, corale, seguito da azioni, corpo e voce. I canti, potenti e articolati, complessi e offerti a persone non professioniste, gettate direttamente insieme a noi nella pratica del fare, ci hanno unito e reso potenti. Ringraziamo tutti gli artisti dell’Accademia che ci hanno dato un'enorme possibilità di studio e rimessa in discussione, perché da anni si interrogano su arte, canto e trasmissione. Alcuni di loro lì incontreremo di nuovo a breve e stiamo già progettando nuove collaborazioni, nella teoria quanto nella pratica, perché ci accompagnino nella nostra prossima co-creazione.
Vi siete fatte ponte fra voi e gli altri. Fra voi, gli altri e il territorio. Avete suscitato molte emozioni in molte persone. Ma tutto questo cosa ha suscitato in voi?
Sara: Mi sono sentita piena. Per esempio quando uno dei partecipanti più timidi si è trovato a leggere un testo davanti a tutti, pian piano ha sperimentato sempre di più l’uso della voce, ha chiesto dei feedback e mettendosi in gioco ha brillato! È riuscito a trovare delle aperture dentro di sé durante la parata e come lui molti altri. Vedere che si risveglia dentro le persone la gioia di dare, di partecipare è una grande emozione. L’armonia non si può creare con una nota da sola, serve l’apporto di tutte.
Camilla: Durante la parata finale eravamo 40 partecipanti effettivi più 300 altre persone che si sono unite. Mi ha toccato la potenza delle vibrazioni che il coro ha donato allo spazio perché si riconvertissero in qualcosa di diverso, di nuovo. È stato a tratti spaventoso. Qualcosa che era oltre noi. Una volta finito, c’era un’emozione forte in tutti. Il canto aveva scosso l’aria e noi in modo massiccio. E non in un luogo protetto come può essere un teatro. Ma in un luogo molto esposto, un quartiere residenziale povero, pieno di gente non abituata al carico che l’arte porta.
Sara: Quando abbiamo visitato il quartiere, prima, l’abbiamo trovato molto silenzioso. Durante le prove, abbiamo sentito gli stereo accendersi nelle case, sembrava lo facessero per non sentirci o disturbare. Queste reazioni ci hanno comunicato tanto: una certa disabitudine ad accadimenti che escono dalla routine per esempio ma fortunatamente sono poi sfociate in una grande apertura. per esempio una signora ci ha portato della frutta, dicendo che avrebbe fatto bene alla nostra voce. Ci ha detto che gli abitanti e il luogo avevano molto bisogno di quello che stavamo facendo. Di qualcosa che smuovesse il silenzio. E lo abbiamo fatto, tutti insieme.