Silvia Franceschini

Silvia Franceschini

Destinazione

Vienna - Austria

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

Il progetto consiste nell'organizzazione della Seconda Biennale di Arte Contemporanea di Kiev che aprirà le sue porte il 21 agosto 2015 all'arsenale Mystetskyi a Kiev. Il team curatoriale, guidato da Georg Schöllhammer (Vienna) e Hedwig Saxenhuber (Vienna), è composto da Silvia Franceschini (Milano), Vera Tollmann (Berlino) e Michaela Geboltsberger (Vienna): sta lavorando all'elaborazione di un evento che possa riportare la città di Kiev all'attenzione internazionale e allo stesso tempo aiutare il contesto Ucraino a riaffermare le sue potenzialità culturali e civili.



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Ente invitante

Tranzit - Tranzit è un network di istituzioni che lavorano in maniera indipendente in Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia a partire dal 2002. Il network ha una struttura policentrica di unità locali autonome, che cooperano attraverso le nazioni, i linguaggi, i media, le mentalità e le differenti storie. Georg Schöllhammer, curatore capo della Kiev International Biennale of Contemporary Art ARSENALE 2015 è il direttore del Tranzit Austria di Vienna.

at.tranzit.org/en/about

Intervista

di Virginia Giustetto

Il 21 agosto 2015 la Seconda Biennale di Arte Contemporanea di Kiev apre le sue porte all'arsenale Mystetskyi e l’evento non è solo di interesse culturale e artistico, perché l’Ucraina affronta, da quasi un anno, un’accesa guerra civile. Così, quando inizio a sfogliare la scheda del progetto di Silvia Franceschini - che farà da assistente a Georg Schöllhammer e Hedwig Saxenhuber, i due curatori della Mostra – immagino come debba essere complesso e insieme ambizioso lavorare a una cosa del genere.
Proprio a proposito del rapporto tra arte e guerra, mi torna in mente l’avventurosa storia della Guernica, in cui mi sono imbattuta un paio di settimane fa grazie a una bella retrospettiva di Picasso su SkyArte: quadro esposto nel ’37 a Parigi, poi bandito dalla Spagna per volontà dello stesso Picasso, infine tornato a casa dopo la morte del pittore, quando la dittatura franchista era ormai sconfitta. L’arte capace di raccontare la guerra meglio di pagine e pagine di cronaca. 

Ma esposizioni vere e proprie, si sono tenute, in Europa, durante le Guerre? Raramente. Uno dei casi più eclatanti è quello dell’Esposizione Universale del ’42 di Roma, la stessa che diede nome al quartiere Eur. Al di là dei massicci edifici fascisti costruiti per l’occasione, dell’evento non resta che il nome (Esposizione Universale di Roma, per l’appunto), perché la Fiera, guarda caso, non si tenne mai. E quando, incuriosita, apro una pagina di Google, vado a scoprire che, durante le due guerre, anche la Biennale di Venezia chiuse i battenti (fa eccezione il '42, anno in cui vi presero parte soltanto 10 nazioni ma si trattò di un’edizione incentrata su opere militari che esaltavano il regime). Insomma, tutto questo insieme di cose – Picasso prima, l’Eur e Venezia poi – non fanno che accrescere il mio interesse per il progetto che ho tra le mani.

Silvia Franceschini ha 29 anni e ha studiato tra Milano (Politecnico di Milano), Parigi (Ecole Dupérre), Mosca (Strelka Institute for Media, Architecture and Design) e Gwangju (Gwangju Biennale International Curator Course). I suoi studi hanno attraversato le pratiche curatoriali, le arti visive, le politiche culturali, l’architettura e il design e la sua formazione si è poi arricchita con le esperienze professionali a Parigi presso il Centre Pompidou e il Musée Galliera, oltre ai progetti come co-curatrice alla V-A-C Foundation di Mosca e al SALT di Istanbul. Quello della Biennale di Kiev è un evento interdisciplinare dal formato laboratoriale, che cercherà di rispondere alla complessa situazione che il paese sta vivendo in questo momento.

L'ente di riferimento per lo sviluppo artistico della Biennale ha sede a Vienna e si chiama Tranzit. È un network di istituzioni che lavorano in maniera indipendente in Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia a partire dal 2002, così la prima cosa che le chiedo è come abbia conosciuto Tranzit e come sia nata la collaborazione. "Ho conosciuto Tranzit tramite alcuni progetti curatoriali ed editoriali che sto svolgendo tra Vienna e Praga. La collaborazione è nata grazie all’incontro con i curatori Georg Schöllhammer e Hedwig Saxenhuber alla Biennale di Venezia del 2014".

Scrivi che "l’arte può aiutare la società a riaffermare le sue potenzialità culturali e civili" in quanto si offre come "spazio di riflessione sulla situazione attuale". Quanto influirà l’instabile situazione politica ucraina sul concepimento e sullo sviluppo curatoriale della Biennale? Quanto, nell’organizzare le fasi logistiche di sviluppo dei progetti artistici, il programma guarderà a quello che succede fuori?

L'attuale situazione politica in Ucraina sta influendo molto e il processo curatoriale si è costantemente interrogato su quale sia il senso di una Biennale in un paese in guerra e di fronte a una drammatica crisi economica. La nostra convinzione è che Kiev si stia configurando come una delle capitali più interessanti d’Europa e che la situazione attuale possa rivelarsi feconda per la costruzione di nuove idee e di nuovi immaginari sociali e politici. Speriamo dunque che questo evento possa servire a dar voce ai punti di vista più differenti e a elaborare nuovi linguaggi per esprimere le soggettività che stanno emergendo dopo gli eventi di piazza Maidan e i forti cambiamenti del Paese.

Leggendo la scheda del progetto, tra le parole chiave che contraddistinguono la Biennale mi hanno incuriosito i concetti di scuola e di punto d’incontro. Che significato hanno?

La Biennale è stata concepita con un formato laboratoriale, al fine di divenire un luogo di apprendimento permanente, di incontri e di scambio per i cittadini di Kiev e dell’Ucraina ma anche per un pubblico internazionale; per configurarsi come scuola per la società europea del futuro e per dare vita a un evento internazionale che riaffermi il ruolo e le potenzialità di Kiev come città della cultura. Stiamo lavorando al fine di formare delle classi aperte al pubblico, in cui artisti e intellettuali, operatori culturali ed esperti, possano incontrarsi per riflettere e produrre nuovi lavori, oltre che per sviluppare un discorso critico sulla situazione attuale”.

A proposito di artisti, quanto spazio sarà dato a quelli locali?

Certamente un grande spazio. In questi mesi stiamo visitando le maggiori città Ucraine (Kiev, Kharkiv, Lviv, Odessa, Ivano-Frankivsk, Uzhhorod tra le altre) per effettuare una ricognizione quanto più precisa possibile degli artisti locali. Vogliamo selezionare quelli più coerenti con il concept della Biennale. L’intento è quello di mettere in luce la generazione più giovane ma allo stesso tempo coinvolgere importanti maestri del passato e riscoprire figure a cui è stata data scarsa visibilità nazionale e internazionale.

Quale impatto potrà avere la Biennale di Kiev nel più ampio contesto artistico europeo? 

Con la Biennale di Kiev speriamo di sensibilizzare il contesto europeo verso l’attuale situazione ucraina, per stimolare nuove opportunità di dialogo e di cooperazione. La Biennale prevede inoltre un programma pubblico di eventi che si terranno in diverse istituzioni nelle maggiori città europee, al fine di espanderla il più possibile oltre i suoi confini geografici.

Un’ultima domanda. Pensi che l’evento della Biennale, intrecciandosi inevitabilmente con la situazione politica, possa richiamare anche l’attenzione dei media europei?

Penso e spero che questo possa avvenire. Mi piacerebbe soprattutto che riuscisse a interessare un pubblico più ampio e non solo gli addetti ai lavori.

Auguro a Silvia il meglio, affinché il concepimento e lo sviluppo della Biennale possa seguire il suo cammino naturale. Noi avremo il privilegio di seguirla da vicino, quindi, più che un in bocca al lupo, la salutiamo con un arrivederci.