VALMAGGIA AGNESE

Agnese
Musica

VALMAGGIA AGNESE

Destinazione

Amsterdam - Netherlands

Periodo
-
Tornata
Il progetto (e info su ente)

IL PROGETTO

Progetto di formazione per il conseguimento della laurea in batteria jazz (bachelor). Ammessa presso il Conservatorio di Amsterdam nel 2018, l’artista tuttora frequenta il terzo anno. In Olanda ha all’attivo diversi progetti musicali, tra cui il gruppo “Valmaggia Project” di cui è leader e compositrice e con cui a fine marzo 2021 è prevista la registrazione del primo album. È inoltre parte del progetto “MissDieter” con la cantante statunitense Sydney Plummer, e con questa formazione registrerà un EP e si esibirà nell’estate 2021 nell’ambito del “Grachtenfestival” di Amsterdam.

ENTE OSPITANTE

Il Conservatorium van Amsterdam (CvA) è un conservatorio di musica olandese con sede ad Amsterdam. Questa scuola rappresenta la sezione musicale dell'Università delle Arti di Amsterdam, l'Università professionale delle arti della città. Il Conservatorium van Amsterdam è la più grande accademia musicale dei Paesi Bassi e offre programmi di musica classica, jazz, pop, musica antica, educazione musicale e opera.

Intervista

A che età hai trovato la batteria — o lei ha trovato te?

Ho iniziato a suonare alle medie, facevo l’indirizzo musicale a Cuneo, la mia città. Ho iniziato a studiare musica senza sapere esattamente perché, giusto perché c’era la possibilità. Lì non studiavo batteria ma pianoforte, e tra l’altro non mi piaceva neanche — io volevo suonare il flauto traverso. 

Sono passata gradualmente alla batteria attraverso una serie di coincidenze, la prima proprio a scuola: c’erano più studenti di pianoforte ma ovviamente in orchestra poteva suonare solo uno, e dunque gli altri pianisti si dedicavano alle percussioni, e lì mi sono avvicinata al modo delle percussioni. 

Allo stesso tempo ho scoperto che mio zio suonava la batteria da giovane, e ce l’aveva ancora. Quella è stata la scintilla che ha fatto scoppiare tutto: quando mio zio ha scoperto che ero interessata me l’ha subito prestata. Avendo lo strumento mi sono appassionata di più e finite le medie mi sono iscritta ad un istituto musicale studiando batteria. Sono poi passata ad insegnanti privati, avendo sempre un po’ un rifiuto del conservatorio: mi dava l’idea di un ambiente rigido, che insisteva tutto su esami e voti e non sulla passione e sul piacere di suonare, che per me era una cosa preziosa.

 

Come sei passata da questa avversione a frequentarlo, un conservatorio?

Dopo la scuola superiore ho studiato matematica, che mi è piaciuta molto ma che ho capito non era qualcosa che volevo fare tutti i giorni della mia vita, e allora da lì ho iniziato a chiedermi “cosa voglio fare davvero?” ed ho capito che se era davvero la musica, era meglio iniziare a muoversi in quella direzione invece che fare altro. Mi sono presa un anno sabbatico in cui ho fatto lezione con insegnanti diversi, mi sono spostata a Torino, ma soprattutto è stato importante perché ci ho messo un anno a decidermi ad iscrivermi al conservatorio, superando quelli che erano i miei pregiudizi. 

Mi sono iscritta al conservatorio di Cuneo e ci sono rimasta tre anni, facendo un semestre all’estero qui in Olanda, a Groningen, che mi ha aperto un mondo: c’erano una serietà ed un approccio alla musica che mi hanno motivato tantissimo, mi hanno riacceso la voglia di suonare e studiare di più.

 

Come sono la scena musicale e la vita del musicista lì?

Per me che arrivo da Cuneo tutto sembra di più: più grande, più bello, migliore — ma questo perché arrivo da una città in cui la scena jazz è molto poco presente, quindi la mia prospettiva è di parte.

Cercando di essere un po’ più oggettiva, il nord Europa è uno dei posti migliori per la musica jazz perché la gente è molto aperta, ed è abituata a studiare la musica e ad ascoltarla. 

A livello di educazione le scuole godono di molti finanziamenti quindi sono, non voglio dire ricche, ma scuole in cui tutto funziona bene, che è un’altra delle cose che mi ha stupito tantissimo rispetto a come mi ero abituata in Italia.

Dal punto di vista lavorativo ovviamente adesso la situazione è un po’ triste a causa del virus, ma cercando di tenere da parte questa cosa organizzano molti concerti e molti festival, e sono molto aperti a generi musicali diversi.

 

Come sei finita ad Amsterdam?

Sono tornata a Cuneo sapendo che in Olanda c’era qualcosa che mi piaceva e che non volevo lasciarmi sfuggire: durante il mio ultimo anno a Cuneo ho fatto domanda d’ammissione in tutte le scuole che c’erano, e mi hanno presa qui ad Amsterdam, cosa di cui alla fine sono stata molto contenta.

 

E, lì ad Amsterdam hai iniziato a sviluppare dei progetti — fra cui, soprattutto, il tuo personale. Come è nato?

Una grande differenza dal conservatorio di Cuneo è che la scuola è molto grande ed ha tanti studenti con cui suonare, che era una cosa che a me mancava tantissimo in Italia, perché eravamo molto pochi e non si poteva fare musica d’insieme. Quindi, quando mi sono trovata qui con tutti questi altri musicisti mi sono gasata un sacco, anche perché sono tutte persone molto disponibili: non c’è un atteggiamento da conservatorio classico del “io mi studio la mia cosa da solo e stop”, c’è molto un atteggiamento da “suoniamo insieme perché insieme impariamo di più”, anche perché il jazz è molto basato sull’interazione. Sono rimasta piacevolmente sconvolta dal fatto che quando chiedevo a qualcuno di venire a suonare con me era sempre preso bene dal[la prospettiva di] venire. Questa cosa mi ha dato una spinta per suonare di più con gli altri. In particolare ho creato il mio gruppo e, avendo tante persone a disposizione, l’ho creato grosso: a me piace scrivere musica e mi piace scriverla per i fiati, quindi quando sono arrivata qui, potendo avere quanti fiati volevo, mi sono sentita libera di creare un gruppo che rispondesse a quello che volevo fare. Siamo otto, cinque fiati e tre in sezione ritmica, ed io suono e scrivo la musica. Con questo gruppo abbiamo fatto tante prove e abbiamo suonato un po’ poco, causa covid. Ad aprile abbiamo registrato un cd su cui siamo tuttora in lavorazione: abbiamo registrato tutte le tracce e fatto il mix, e stiamo programmando di farlo uscire ad ottobre, momento in cui faremo un po’ di date promozionali.

Poi, l’estate prossima, vorrei riuscire a portare il mio gruppo in Italia: quest’anno non siamo riusciti sempre causa covid ma è uno dei miei sogni, il portare quello che ho fatto e imparato qua nel posto da cui vengo.

 

Che altro?

Sempre tramite la scuola ho conosciuto questa cantante americana che ha messo su un quartetto di sole donne che si chiama MissDieter, con il quale suoniamo le canzoni scritte dalla cantante. Anche con loro abbiamo registrato ad Aprile, ma solo quattro o cinque brani per fare un EP.

Con lei suoneremo a fine agosto in un festival qui in Olanda.

Questa è un’altra cosa che ho l’opportunità di fare qua e che mi piace molto: far parte di un gruppo senza essere il capo. Cioè, a me piace fare il capo nel mio gruppo, però quando sono con altri è bello fare il batterista e basta, servire quello che gli altri vogliono.

 

Ed invece, guardando nel futuro con un respiro un po’ più ampio, quali sono i progetti, i sogni, le aspirazioni? Vale anche roba assurda.

Ci sono un casino di cose che mi piacciono, quindi questa domanda potrebbe avere una risposta molto lunga. 

Poi, ci sono cose che mi piacciono e sono più orientate verso l’essere progetti, nel senso cose che effettivamente possono succedere, e cose che mi piacciono che sono più sogni, e su cui fantasticherò probabilmente per tutta la vita. 

Dalla parte più concreta ti posso dire che mi piace studiare la teoria, l’armonia, mi piace scrivere la musica. Quindi, vorrei dedicarmi di più alla scrittura, anche nell’ambito della musica da film. Un’altra cosa che è dalla parte dei progetti è l’insegnamento, perché vorrei avere un po’ di sicurezza economica. Mi piacerebbe tanto tornare a Cuneo ed aprire una scuola, però farlo in un modo che piace a me, in un modo in cui gli studenti siano veramente motivati, creare tante opportunità per loro di suonare, di suonare assieme, di fare piccoli concerti — non chiamarli saggi ma concerti, dove gli studenti davvero hanno l’ansia di suonare per un pubblico vero, non per i genitori.

Da un punto di vista un po’ più utopico mi piacerebbe un casino suonare nei musical, cioè in un contesto in cui la musica si mischia con altre forme d’arte, con la recitazione, con una storia; raccontare una storia, secondo me è una cosa molto bella.

Nel cd che stiamo preparando col mio gruppo ho cercato di fare una cosa simile: ogni brano ha una storia per me che l’ho scritto, e quindi anche nel presentarlo io cerco sempre di spiegarla questa cosa, che questo brano s’intitola così ed è scritto in questo modo perché vuol dire questo; cerco sempre questa connessione, fra quello che senti e quello che effettivamente voglio dire con quello che suono.

Suonare in un musical sarebbe l’apoteosi questa cosa che io faccio, piccolina, nel mio cd, sarebbe enorme.

Agnese Valmaggia

 

Agnese Valmaggia

 

Agnese Valmaggia

 

Agnese Valmaggia