alea sina
Credo che l’arte sia un atto di (r)esistenza, capace di (ri)connettere lo spirito sensibile alle forze cosmiche dell’universo. La mia ricerca esplora il processo, l’errore, l’accidentale e il non-detto, elementi che rivelano l’unicità dell’opera.
Attraverso l’esplorazione del segno nelle sue molteplici declinazioni – dall’incisione alla fotografia, dalla pittura alla video installazione – la mia ricerca indaga i limiti della rappresentazione e del linguaggio. Fotografia e videoarte si fanno tracce di luoghi marginali e spazi liminali. Nelle performance, il non-detto diviene spazio di relazione, dove lo sguardo evoca un senso di estraniamento e perturbante. Il non-visibile risuona nella pittura, in cui il gesto sensibile non rappresenta – squarcia la superficie, apre una dimensione altra. Negli ultimi anni, procedo a partire da oggetti anonimi, schermi e monitor recuperati, in cui il malfunzionamento sovverte la loro funzione normativa.