SOAPopera

SOAPopera
Installazione a parete
77cm x 120cm x 7cm
Giugno 2009
SOAPopera è composta da 121 saponette di Marsiglia, quelle classiche da bucato. Su ogni saponetta sono incise alcune parole. Le saponette sono fissate su tavolette di legno per facilitarne l’installazione a parete.
La scelta del sapone come supporto è prima di tutto dovuta all’amore che provo per questo materiale, per il suo profumo che per me, come per tanti, significa pulizia, vestiti freschi di bucato, ricordi di infanzia. Il sapone di Marsiglia è utilizzato per lavare e lavare rimanda direttamente ai concetti di pulito e di sporco. Le frasi e le parole sulle saponette si ispirano a queste idee per poi perdersi in vari riferimenti. “Me ne lavo le mani”, per esempio, è un esplicito riferimento al Vangelo di Matteo, “Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: -Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!-”. “Acqua e sapone”, “a wash and brush-up”, “lava via le lacrime” si rifanno a modi di dire. “Immersion washing”, “toglie le macchie”, “wash-and-wear”, “separare i colori” sono rubate alle etichette di vestiti e detersivi. Altre ancora sono frasi che si prestano a giochi di parole, doppi sensi, “brush off” (significa sia spazzolare sia ignorare), “wash out” (eliminare lavando ma anche cancellare, annullare), “cleanse” (pulire profondamente ma anche purificare dal peccato, dalla colpa).
È un’opera che induce l’osservatore ad avvicinarsi. Infatti alla visione da lontano che mostra un’opera minimale, composta da moduli uguali che formano un rettangolo, si sostituisce una seconda lettura che coinvolge oltre alla vista (che si perde nella lettura delle scritte) l’odorato (grazie al profumo delle saponette) e il tatto (stimolato dalle incisioni). SOAPopera richiede un’analisi lenta e cerca di stimolare l’osservatore verso varie riflessioni, spesso contrastanti tra loro.