Aurora Del Rio

Ho lavorato a lungo sulla nostalgia. Su una nostalgia quasi senza oggetto, eppure delicatamente attenta a qualcosa di perso per sempre, ad una percezione altra che sembrava cosi vicina a ciò che sentivo essere il centro di ogni senso, di un mistero proibito che ci riguardava intimamente, ma con tante promesse di venir svelato, col tempo, con la crescita. Il tempo allontanava in velocità e le promesse non potevano essere mantenute. La nostalgia prima rivolta al mistero, poteva essere ora diretta soltanto verso il ricordo di sé. Ho trattenuto in mano questo ricordo cercando di riportarmi al punto di necessità, alla commozione profonda, alla ferita che resta aperta. Ho tenuto come un tesoro prezioso questa perdita, come un oggetto che apparteneva a un morto, un oggetto inanimato, che dona pur solamente il miracolo di un’assenza.