Emmanuele De Ruvo
Il mio percorso evoluzionistico di ricerca artistica, sul versante tecnico fisico e fisiologico è basato sulla materia e la percezione di essa, nelle sue peculiarità visive, tattili, fisiche e sensoriali.
Il risvolto concettuale è diversamente indirizzato ad indagare smascherare e a denunciare, i “sistemi di controllo” della società contemporanea e la conseguente creazione e imposizione del limite.
Lungo questo cammino mi sono imbattuto tecnicamente e concettualmente in una diramazione della mia linea produttiva. Una strada sul cui inizio il cartello recita: “equilibri precari”. Su questo percorso fatto di forze in contrapposizione capaci di rendere l’oggetto unitario o costruzione che sia in uno stato di stasi e di equilibrio. La precarietà, è data, dalla possibilità che una forza esterna al circuito chiuso dell’equilibrio, abbia la capacità di rompere il suddetto stato, dell’oggetto o degli elementi in questione. Con questo canone comunicativo, che riguarda la messa in opera di leggi fisiche, oltre che estetico - visive, la mia produzione attuale si propone di portare agl’occhi del fruitore una serie di opere nelle quali si dà esempio delle leggi e delle forze fisiche e non, che ci circondano e ci sovrastano, ricordandoci di essere uomini. Il tutto a mò di valore metaforico che si oppone alle leggi che ci vengono imposte dai sistemi di controllo della società in continuo divenire. A partire da quello politico-economico, due sistemi, due forze, che in stretta concomitanza decidono le sorti antropologiche della società , con l’inevitabile risultato della sottrazione della “libertà individuale”.
L’accentramento di potere e di grandi capitali, nelle mani di pochi, fa sì che l’equilibrio strutturale della società venga delineato da pochi punti di forza, proprio come architettonicamente centinaia di tonnellate di ferro e cemento vengono tenute in piedi da fondamenta e una piccola percentuale( in termini numerici e volumetrici) di pilastri. Con l’avvento della psicanalisi prima, e successivamente con la larga diffusione su scala mondiale dei mass-media, i sistemi di controllo si sono serviti sempre più spietatamente di un nuovo linguaggio e di una nuova estetica, per una odierna psicologia delle masse.
Lavorando su queste tematiche, il modo di concepire e di costruire l’oggetto d’arte che ne equivale, mi interessa sia per la capacità di controllo che ha su una struttura una determinata forza, sia per la capacità che ha una determinata forza di eludere le condizioni di equilibrio ordinario di un determinato oggetto. Il condizionamento a livello di massa, basato sullo sfruttamento delle emozioni e delle caratteristiche insite nell’uomo, come l’odio, l’invidia, l’avidità, l’insicurezza e soprattutto l’ignoranza, sono i punti nei quali si va sviluppando la capacità di controllo che si realizza nel convincimento del bisogno. Il bombardamento mediatico appositamente studiato da psicologi al servizio dello stato schiavo delle multinazionali è volto a farci sentire piccoli inutili e insoddisfatti, nell’era del consumismo di massa, nel quale l’immagine consigliata, attraverso messaggi inconsci e subliminali è : “avere per essere”, il che è inversamente proporzionale all’elevazione spirituale dell’uomo, dello spirito creativo e dinamico dell’essere umano. Il popolo, la massa deve essere ignorante perché possa essere inoffensiva nei confronti del potere. Sistemi di controllo come la politica, la religione, lo statalismo, ma soprattutto le società segrete, ci offrono incessantemente lo show della realtà, una realtà premeditata, la maschera con la quale ci somministrano una distorsione euforica del reale, che ci faccia assorbire passivamente il loro potere decisionale, a scapito della sovranità individuale della libertà e della vita stessa dell’essere umano. Le guerre, le catastrofi innaturali ci vengono dipinte come le grandi tragedie umane, la voce dal basso di un gobbo che suggerisce quest’unica battuta: era inevitabile. L’abitudine crea indifferenza e così la morte violenta e lo sfruttamento di massa diventa solo temporanea notizia, impedendo così la presa di coscienza dell’immaginario collettivo. La semplice imposizione mediatica di canoni estetici, etici e morali, crea sulle menti influenzabili complessi individuali crescenti e devastanti che causano nel soggetto una posizione di inaccettabilità all’interno della società, facendo dimenticare che la società stessa è fatta di persone comuni. Su queste effimere diversità si va creando il classismo e la contrapposizione tra uomini e culture. La struttura verticistica dei mezzi di controllo e in particolare delle società segrete, che ha potere decisionale sull’ andamento dinamico mondiale, passa dallo sfruttamento delle popolazioni sottosviluppate all’influenza economica e legislativa che hanno sulle istituzioni governative planetarie, decidono presso che tutto, cosa mangiamo, come vestiamo e troppo spesso a immagine di chi siamo, con tutte le loro inevitabili conseguenze. Forze enormi, devastanti, che influenzano pesantemente la struttura della società, tenendo le redini di un tacito equilibrio precario che ha funzione nel momento, quando equivale a zero, e stabilisce il limite fra l’individuo e la società. Il bilico sul quale le sorti dell’uomo camminano è il certificato di memoria delle fragilità umane, (l’arte non può non essere a misura d’uomo) e per tanto, tutto ciò che accade, è necessario, ma ancor più necessario è descrivere le condizioni dell’accadere.
Quindi, perché l’equilibrio abbia origine, l’animo o la struttura che esso maschera o rappresenta, deve essere nella condizione di rimanere“fermo”(v=0/w=0) sotto l’evoluzione di un sistema dinamico di forze e di emozioni. L’istante in divenire del nero più denso e del silenzio più assoluto, perché tali rimangono gli spazi che non ci sforziamo di capire, spazi in cui spadroneggiano solo lugubri scricchiolii provocati dal cedimento strutturale dei materiali e quindi dell’uomo stesso. Bisogna acquisire la perpendicolare e il rapporto fra i segmenti che la compongono, fra il cammino e l’elevazione spirituale e fondersi nell’esistenza e nel fulcro, accettando empiricamente che la struttura è solo il sistema attraverso il quale si giunge o si cerca di giungere all’equilibrio.”Chi decide il sistema decide la dinamica, chi decide la dinamica descrive le condizioni della vita”. L’uomo dotato di ragione e di potere decisionale descrive oggi, condizioni di una precarietà globale devastante, determinata da due componenti fondamentali, i danni materiali che ciò comporta alla terra, in quanto tale e in quanto casa dell’uomo, e l’uomo stesso, il quale troverà sul piatto opposto della bilancia immancabilmente il suo simile, costringendo l’ago in modo e moto elasticamente perfetto, in eterno equilibrio tra bene e male.
Trova asilo in questa riflessione la mia attuale produzione che si riserva pertanto di essere contraddittoria, libera a prescindere, nella stabilità e nell’oltrepasso del baricentro, in tutte le sue forme e con ogni mezzo estetico artistico tecnico e tecnologico, di sviscerarne il caso e la casualità, la causa ed il suo immancabile effetto. La soglia del limite entro il quale incombe il “momento”, è l’annullamento delle forze, l’unico dare e avere di egual misura, il solo attimo in cui l’uomo non si carica più del suo pesante egoistico orgoglio e del suo rispettivo contrappeso.
Emmanuele De Ruvo