francesco levi

In questo mondo fantastico, composto da scritte e numeri ritagliati, da segni pittorici e grafici fumettistici, una linea può diventare una strada, una parola dare forma ad un' aquilone, una macchina alludere ad una chioma d'albero o ad una nuvola, e ogni figura umana può essere ridotta ad una sagoma bidimensionale, priva, quindi, di fisicità e specifica fisionomia.
Ogni segno di natura astratta vorrebbe porsi come realtà da rappresentare, entrare in rapporto di similitudine con le forme concrete realistiche, ma alla fine ognuno di essi precipita nel vuoto e nell'inconsistenza del racconto.
Così, lo spazio dell'opera si trasforma in luogo comune che contiene ogni forma, in luogo dell'assenza, nel quale ogni segno si perde e si disperde.
In questo gioco di somiglianze la realtà si confonde con l'irrealtà, il visibile contraddice l'invisibile, per dipanarsi in u racconto fantastico, magico e misterico, nel quale si vanifica ogni parvenza del reale.
In questo dolce naufragare delle certezze del linguaggio pittorico e verbale, segnico e numerico, l'artista promuove l'arte come spazio privilegiato del fraintendimento e dell'espansione di ogni significato, luogo in cui convivono senso e non-senso, ragione e irrazionalità,realtà e finzione.
Nella leggerezza e nella vuotezza di ogni forma si nasconde, però, l'ironia e l'assurdità e la perdita di senso del nostro vivere, l'illustrazione di una società giocosa ed effimera, masmediatica e sovrabbondante nella comunicazione, che incessantemente, e inconsapevolmente, emette immagini, parole e suoni,incurante dell'attenzione e dell'ascolto dei destinatari.
Giampietro Guiotto
( critico d’arte di Bresciaoggi e docente di semiotica all'università Cattolica di Brescia